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È disponibile in digital download l’ultima fatica di Jason Statham: Shark: Il primo squalo. Nel film il nostro eroe si scontra con un gigantesco megalodonte, come un vero re del cinema action. Mi è stato chiesto di ripercorrere la carriera dell’attore inglese e io ho risposto alla chiamata con l’entusiasmo proprio di uno dei fan di quella faccia da schiaffi di Jason.
Jason Statham non è il solito eroe senza macchia, non ha la faccia rassicurante da ragazzino del giovane Van Damme, né è un colosso granitico tanto grande da apparire quasi irrealistico come Shwarzenegger. Non ha l’aspetto del superuomo, ma appena si muove è chiaro a tutti che non è neanche l’uomo comune che diventa eroe per caso come Bruce Willis. Si capisce appena parte l’azione che non è arrivato per caso sul set, che le sue doti atletiche sono straordinarie e che ha l’abnegazione e la voglia di osare gli stunt più pericolosi che contraddistingue gente come Tom Cruise. Ma non è neanche paragonabile al gigante più basso di tutta Hollywood. Ancora una volta è il suo viso a tradirlo. Ha una faccia da pub, il naso piatto di uno che sembra aver preso la sua dose di pugni e lo sguardo di chi si è scolato il giusto quantitativo di birre da poter essere pericoloso. La barba sono anni che gli cresce solo la mattina, è l’unica spiegazione al fatto che sembra costantemente sfatto, appena sveglio e già di pessimo umore. Ha un fisico asciutto, un sacco di peli come i veri uomini e i muscoli allungati di chi l’unica attività che conosce è quella aerobica. Non ce lo vedi in una palestra incastrato in una macchina a tirare su e giù pesi sotto la luce del neon e l’apparenza corrisponde all’essenza in questo caso. Infatti è stato nella squadra inglese di tuffi e anche se non è mai arrivato alle olimpiadi ha avuto la sua dose di glorie. Da ragazzino, come ogni buon inglese, ha giocato a calcio e lo ha fatto al fianco di uno dei giocatori più “cattivi” di sempre: Vinny Jones (non è un’iperbole, Vinny detiene tutt’ora il record per l’espulsione più rapida di sempre a tre secondi dal fischio d’inizio per aver atterrato un giocatore avversario).
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