Tutti i personaggi di questo film soffrono di una mancanza, sia essa fisica, psicologica o emozionale. A ognuno di loro manca qualcosa di importante. Il dolore di questo vuoto non può essere colmato, e troppo spesso viene attutito soltanto in superficie dal perseguimento di un falso obiettivo. Ecco allora che la sete di rivalsa o di affermazione personale diventano ossessioni capaci di portare altro dolore, agli altri e a se stessi. Creed II è una storia di esseri umani incompleti che lottano con le proprie pulsioni più buie, quando non autodistruttive, e per questo è un dramma umano che molto spesso trascende il semplice film sportivo.
Meglio non concentrarsi troppo sulla trama che muove gli eventi del nuovo duello Creed-Drago, quella è una miscela intelligente ma tutto sommato convenzionale di Rocky III e Rocky IV. Quello che conta nel sequel diretto da Steve Caple sono invece i personaggi, le loro relazioni e soprattutto il loro viaggio interiore. Potenti e magnificamente tratteggiati sono ad esempio i rapporti familiari: la prima definizione fisica e psicologica di Ivan Drago e di suo figlio Viktor, soli contro il mondo e bramosi di riprendersi ciò che è stato loro tolto da un singolo incontro di pugilato, è orchestrata a livello cinematografico in maniera impressionante. La rocciosa solidità delle due figure rappresentate incute timore, si presenta come una minaccia tangibile. Allo stesso tempo la difficile costruzione di una “famiglia” da parte di Adonis, reale o metaforica, è uno dei nuclei emotivi del film maggiormente efficaci: alla battaglia personale del protagonista che ogni volta conduce sul ring si sommano quelle umane, spesso causate dalla sua incapacità di sconfiggere i propri demoni e connettersi veramente con gli altri, in particolar modo con Bianca. Creed II è un film sulle false illusioni, sulla paura, sul dolore che di conseguenza essa provoca. Il lungometraggio ha un protagonista che soffre veramente, le cui frustrazioni interiori e i cui dilemmi morali si trasformano in costole fracassate, occhi pesti, labbra spaccate. Era dai tempi di Toro scatenato che il dolore di essere un pugile non veniva rappresentato con tale potenza metaforica, in cui il ring diventa il luogo dove scontare le proprie colpe e guardare in faccia i propri demoni. Ed ecco allora che più del trionfo finale, per Adonis come per tutti gli altri, conta invece la redenzione. Più dell’atleta che vince oppure soccombe in un incontro con l’essere umano che ritrova se stesso. E gesti semplici come cullare una neonata o gettare lo straccio possono diventano ciò che definisce veramente un uomo, molto più che i pugni che piazza o riceve.
Diretto con sicurezza e almeno tre o quattro momenti visivamente molto efficaci nella loro semplicità, Creed II è sorretto da un Michael B. Jordan vibrante, rabbioso, sempre più carismatico. Nel gruppo di attori comprimari merita segnalazione un sorprendente Dolph Lundgren, anche perché il suo Ivan Drago è un personaggio scritto con pienezza e profondità.
Creed II è un degnissimo sequel del film di Ryan Coogler, meno coeso e originale dal punto di vista narrativo ma altrettanto potente a livello visivo ed emozionale. I ritratti umani messi in scena e il loro viaggio per allontanarsi dal dolore che li attanaglia tutti sono l’anima pulsante del film. Impossibile non soffrire con loro.
Creed II arriverà nelle sale italiane il 24 gennaio 2019.