7 cose che forse non sapevate su La Stella della Senna

7 cose che forse non sapevate su La Stella della Senna

Di DocManhattan

Da ragazzino, la storia di Simone Lorène, eroina mascherata ai tempi della Rivoluzione Francese, figlia di fiorai ma in realtà sorellastra di Maria Antonietta, mi sembrava un clone venuto abbastanza male di Lady Oscar. E in effetti era proprio così. Anche se La Stella della Senna (qui Il Tulipano Nero – La Stella della Senna) è arrivato sulle TV nipponiche prima di Oscar. A causa di un due di picche.

1. “OK, FACCIAMOLO LO STESSO”
È il 1975 e in Giappone spopola il manga Versailles no Bara di Riyoko Ikeda. Lo studio Sunrise vuole realizzarne una trasposizione animata, ma la Ikeda non concede i diritti; l’anime di Lady Oscar prenderà vita solo tempo dopo, nel ’79. Si decide così di sviluppare una serie animata originale con quell’ambientazione, vagamente ispirata al film del ’63 Il Tulipano Nero con Alain Delon (che non aveva nulla a che fare, titolo a parte, con il romanzo di Alexandre Dumas, ambientato in Olanda).

La Stella della Senna (La Seine no Hoshi) va in onda a Tokyo e dintorni tra l’aprile e il dicembre del ’75, per 39 episodi. Da noi sbarca nell’84, su Italia 1, proprio sull’0nda del successo della signorina Oscar François de Jarjayes (ogni volta devo copiare e incollare il nome da Internet. Grazie, nomi francesi buffi), e viene ribattezzato Il Tulipano Nero – La Stella della Senna per far contente le mamme italiane fan di Delon e il fratello adottivo di Simone, Robert, che da comprimario si ritrova almeno nel titolo co-protagonista. I soliti raccomandati.

2. LA CUGINA DI CHAR AZNABLE
Anche se come serie è invecchiata malissimo, e a riguardarla oggi non regge il confronto con altri anime coevi, la lista di nomi di primissimo piano che hanno lavorato a La Stella della Senna è davvero impressionante. A partire dai due registi. I primi episodi furono diretti da Masaaki Osumi, il primo regista di Lupin III, quello silurato a un certo punto per far spazio a Miyazaki e Takahata, si diceva qui. A dirigere le ultime 13 puntate è stato invece Yoshiyuki Tomino, il papà di Gundam.

3. SINISTRA DESTRA, DESTRA SINISTRA
Il character design era invece di Akio Sugino, che aveva curato quello di Jenny la tennista e che avrebbe lavorato in seguito al charadesign di tante altre serie famose, come Grand Prix e il campionissimo, Remì, Rocky Joe 2, Occhi di gatto e Caro fratello. Stranamente non a Yattaman o alle altre serie Time Bokan, visto che Maria Antonietta, oltre ad essere la sorellastra di Simone,

era pure chiaramente cugina di primo grado di Miss Dronio.

4. MANGA (IL FINALE)
La Stella della Senna nasce, dicevamo, come anime, ma esiste una sua trasposizione a fumetti, pubblicata anche in Italia. Un manga del ’75 in tre volumi, disegnato da Asuka Morimura e tradotto nel nostro paese proprio quest’anno da J-Pop. Il punto è che in patria, probabilmente a causa dello scarso successo dell’anime, l’hanno piantato lì a un certo punto, lasciandolo orfano di un finale. La curiosità è che come autore della storia viene accreditato Mitsuru Kaneko, che de La Stella della Senna è stato autore e produttore. E che rappresenta un pezzo di storia dell’animazione grosso così.

5. I CARTONI GIAPPONESI LI FANNO COL COMPUTER (DAVVERO)
Scomparso lo scorso giugno dopo aver insegnato per vent’anni all’Istituto di tecnologia di Tokyo, Kaneko aveva un curriculum incredibile. Figlio di un dirigente della Toho, la casa di produzione dei film di Godzilla e di Akira Kurosawa, ha prodotto con la sua MK Company decine di anime, comprando tra le altre cose personalmente i diritti del Capitan Futuro di Edmond Hamilton e proponendoli poi alla Toei per la realizzazione della serie animata omonima. Nel 1980, Kaneko ha fondato il primo studio giapponese di computer grafica, il JCGL (Japan Computer Graphics Laboratory), molto apprezzato da Bill Gates.

Nell’83 Kaneko tentò di realizzare con la sua MK Company il primo anime con l’ausilio del computer, Il cucciolo (Kojika no Monogatari). L’idea era quella di far muovere al computer le cel (i rodovetri) dei personaggi su quelle degli sfondi, ma alla fine solo uno dei 52 episodi della serie fu animato al computer. Perché ci volle quasi un anno per completarlo.

6. LA RIVOLUZIONE IN ANTICIPO
La prima versione della sigla, come noto, contiene una piccola ucronia. Nel testo de “I ragazzi della Senna”, brano scritto da Alessandra Valeri Manera e Augusto Martelli, e cantato da Cristina D’Avena, si parla di una rivoluzione francese scoppiata… il 4 luglio, con dieci giorni d’anticipo sulla vera presa della Bastiglia. In seguito la sigla venne corretta, saltando quel passaggio.

La cosa bizzarra è che la versione televisiva aveva un arrangiamento chiaramente diverso rispetto a quella incisa su disco, non si sa bene per quale ragione. Il compositore delle musiche dell’anime era Shunsuke Kikuchi, che ha realizzato le colonne sonore di decine di tokusatsu (tutte le prime serie di Kamen Rider) e di anime, da Goldrake a Doraemon, da Dragon Ball e Dragon Ball Z a Starzinger.

7. COME BART SIMPSON
Trattandosi di una serie con target infantile, gli anacronismi si sprecano. La stessa Simone non dovrebbe esistere, perché ha 15 anni all’inizio della storia, nel 1784. Quindi dovrebbe esser nata nel 1769, ma suo padre, l’imperatore Francesco I di Lorena, ha tirato le cuoia nel 1765. Gli eventi della trama si protraggono fino al 1793, ma né Simone né il piccolo Danton (che a fine serie dovrebbe essere quasi ventenne) sembrano crescere di un giorno in quei nove anni. È la sindrome da Bart Simpson.

Nel finale, Simone va via da Parigi insieme a quel Tulipano Nero di Robert, a Danton e ai due figli della regina Maria Antonietta, per formare una nuova famiglia. Dice: ma scusa, ma Robert non era il fratello adottivo? Quella è invece la sindrome di Georgie. Larallallà, larallallà, colpi di qua, colpi di là.

 

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