Questa settimana mi sono imbattuto in Private Life, il primo film Netflix davvero ben scritto, ben girato e ben interpretato, nell’ultima stagione di The Man in the High Castle che è la serie che ha aperto le danze delle produzioni Prime Video e in un recupero di gran lusso con Norsemen, una comedy norvegese che vi farà ribaltare dalle risate.
In questa prima parte della rubrica, ogni settimana vi darò consigli generici su quello che è uscito di nuovo sulle vostre piattaforme, una lunga lista di dritte su quello che vi potete essere persi nella settimana passata. Non ho più la febbre, quindi dovrei essere in grado, questa volta, di dire cose sensate… più sensate, non sopravvalutiamoci!
Iniziamo con la programmazione di Prime Video che questa settimana ci offre la possibilità di dedicarci a importanti rewatch o addirittura a lunghissime maratone. Iniziamo con ben dodici stagioni (solo una in meno del totale) di Supernatural la serie, ormai storica, segue le avventure di Sam e Dean i due fratelli Winchester, cacciatori di mostri e scansatori di apocalisse professionisti. La serie iniziava come una specie di X-Files con più addominali coinvolti nelle riprese, ma presto (più o meno a metà della seconda stagione) usciva fuori la vena fortemente comica e satirica del programma. Chi continua ancora oggi a vedere Supernatural lo fa perché non si possono non adorare quei due simpatici cazzoni di Sam e Dean.
Sempre nella categoria delle luuunghe maratone, vi segnalo che su Prime ora sono disponibili anche tredici stagioni (su quindici) di Grey’s Anatomy. Naturalmente essendo io un maschio alpha che si unge i bicipiti e passa la maggior parte del tempo in palestra, non mi guarderei mai una serie evidentemente per femmine. Però un mio amico, il mio amico Nomeinventato ha visto almeno le prime sei-sette stagioni e mi ha raccontato, ma io non gli credo minimamente, che in Grey’s Anatomy si piange un sacchissimo e che alla fine, volente o nolente, ti affezioni a tutti i personaggi della serie. Naturalmente il mio amico Nomeinventato si sbaglia, ne sono certo.
Ultimo ripassone che potete fare su Prime Video è la versione inglese, nonché l’originale, di Shameless. Se conoscete la sua controparte americana, sappiate che, come al solito in questi casi, quella originale è dieci volte più cattiva e tagliente, preparatevi a farvi spezzare il cuore più e più volte.
Sempre su Prime vi segnalo anche l’inserimento di Gran Torino che, oltre ad essere un gran bel film e una specie di testamento di Clint Eastwood, è anche il film da far vedere a chi vi ammorba con sta storia che Eastwood sarebbe una specie di razzista reazionario. Non sono minimamente d’accordo su alcune sue posizioni, soprattutto riguardo alla sua visione delle nuove (della mia) generazioni, ma è anche vero che, quando hai quasi novant’anni, è possibile non avere proprio una visione lucida dei giovani. Invece chi si fa rovinare la visione dei sui film dalla sua visione politica, non riesce a distinguere il messaggio dal mezzo con cui si manda il messaggio e, un po’, mi dispiace per loro perché non si riescono a godere bei film come American Sniper.
Su Infinity proseguono la settimana delle maratone, infatti hanno appena caricato i primi cinque film dedicati ad Harry Potter e, se avete bisogno che vi spieghi qualcosa sul mago più famoso del mondo, siete degli alieni venuti da Alpha Centauri e non capisco bene perché vi state leggendo questa rubrica.
Per quanto riguarda Now Tv e Sky Go vorrei darvi degli aggiornamenti, ma l’unica cosa che mi pare sensato segnalarvi è che sono state caricate nuove puntate di Snowfall e Sharp Objects se non seguite già le serie vi invito a farlo perché meritano entrambe.
Infine siamo arrivati a Netflix che ha deciso di reinserire ben nove film Marvel, e caricare per la prima volta Captain America: The Winter Soldier che in effetti è uno degli unici film Marvel apprezzabili e che è anche il grande riscatto di Chris Evans che, dopo quella schifezza di Captain America – Il primo vendicatore, aveva molto di cui farsi perdonare. è anche il primo film dei fratelli Russo che si contraddistingueranno nel mondo Marvel come i due a cui affidare le pellicole più “serie”.
Per chi però, come me, non ne può più di vedere adulti mascherati che si menano correndosi incontro come in una fiera di fumetto in cui hanno appena annunciato che stanno finendo i ramen istantanei, Netflix per fortuna offre delle alternative.
Annoverati nella lista dei film più tristi e drammatici che vi possa capitare di vedere, vi consiglio The Road film tratto da quel capolavoro della letteratura moderna che è La Strada di Cormac McCarthy, la storia di un padre e di un figlio che attraversano la desolazione di un mondo post nucleare alla ricerca di una speranza (il film, che io ricordi, leva la voglia di vivere il 10% in meno del libro, attestando così il totale della presa a male al 90%). E come vi anticipavo, il mio secondo consiglio è sempre nello spettro del suicidio rituale con annessa lettera d’addio con scritto “Tutto è meglio che finire La Strada“, ed è un film di Kathryn Bigelow: The Hurt Locker. Una storia ambientata durante la guerra in Iraq e che segue le vicende di un artificiere. Li ho rivisti entrambi in settimana e ora la mia voglia di vivere è pari a quella di Alberto Angela a una serata in discoteca. Con un revival di musica house anni ’90.
Ogni settimana seleziono per voi tre visioni imprescindibili, non sono sempre i migliori usciti (anche perché se una settimana caricano Quarto Potere, non potrei mai dirvi che l’ennesimo film Netflix con protagonista Jared Leto, è meglio), ma sono sempre le serie o i film più attesi, chiacchierati, snobbati o anche solo criticati degli ultimi sette giorni.
Private Life (Netflix)
Netflix ad oggi non ha azzeccato molti film originali. Anzi ad essere sincero me ne ricordo giusto un paio di riusciti, film piccoli, ma molto carini come I don’t feel at home anymore e Shimmer Lake. Ogni volta che ha provato a ingrandire la produzione i flop sono stati pesanti, almeno a livello di critica, un esempio su tutti quello strano aggeggio che è Bright (che comunque continuo a dire che come film tv è girato fin troppo bene anche se Max Landis aveva evidentemente bevuto prima di scriverlo). Detto questo Private Life mi pare che sia il primo vero successo della piattaforma. Non è un film ad alto budget, ma uno che grazie alle sue interpretazioni, alla cura per la fotografia e a una regia consapevole dei propri mezzi, finisce per essere un perfetto film da Sundance. Uno di quelli che magari il festival lo vince anche. Il film segue i tentativi di una coppia di avere un figlio, prima con la fecondazione assistita, poi con un utero in affitto e anche passando per un tentativo di adozione. La lunga epopea che vivono i due ne mina alle fondamenta la relazione e l’eccesso d’ira che colpisce Paul Giamatti che interpreta un uomo di cultura, uno che anche quando perde le staffe non riesce ad essere maleducato e volgare, ci da un’idea dell’estrazione culturale del pubblico a cui si rivolge per forza di cose un film del genere. E anche della bravura di Giamatti. Quanto cavolo è bravo Giamatti?
Rapunzel (Netflix)
I film animati sono roba per bambini. E siamo perfettamente d’accordo, nel senso che non vorrei mai che, nel tentativo di far rimanere svegli i genitori in sala ci dimenticassimo che questi devono essere scritti e girati pensando al loro vero pubblico di riferimento. Eppure ultimamente, sempre di più, i film di animazione sono anche pensati per gli adulti che accompagnano i bambini e, quegli adulti, iniziano a dare giudizi su quei film, purtroppo pensando proprio come… adulti. Se volete un esempio pratico di questa stortura, vi basti sapere che io adoro Rapunzel, trovo che abbia una storia solidissima, un’eroina ammirevole, una vasta schiera di divertentissimi comprimari e una serie di gag che mi fanno ridere come uno scemo, ma ad esempio detesto Frozen. Trovo che il secondo film sia fatto con gli scarti del primo, che dal punto di vista dell’animazione sia poca roba (mai visto un ballo in un film Disney tanto sciatto e povero), abbia un comprimario rubato a Rapunzel (il cavallo) e uno dalla comicità detestabile (il pupazzo di neve). Eppure tutte queste mie critiche molto adulte si scontrano con un dato molto reale e concreto: Frozen piace tanto ai bambini, ma tanto del tipo che finisce per essere uno dei classici della Disney. Quindi sono scemo io, perché il film funziona per il proprio pubblico e poco importa che non piaccia a un trentenne con la gastrite cronica e i primi problemi con la cervicale. Posso dirvi solo che se ai vostri figli è piaciuto Frozen, dovreste fargli vedere anche Rapunzel e che sicuramente a voi piacerà di più.
The Man in the High Castle (Prime Video)
Parto con una confessione: non ho visto la terza stagione di The Man in the High Castle perché ero rimasto fermo alla fine della prima. Non solo, ero rimasto fermo alla prima da quando si era conclusa e cioè nel 2015 che, per uno come me che guarda centinaia di ore di televisione al mese, significa un distantissimo ricordo sbiadito da tempo. Quindi se volete sapere come è la terza stagione della prima grossa produzione Prime Video, vi consiglio di cercare altrove, purtroppo oggi non sono il vostro uomo. Invece posso dirvi che ho rivisto la prima stagione e l’ho apprezzata più della prima volta e probabilmente vi parlerò delle successive la prossima settimana. La storia, scritta da Philip Dick, uno degli autori più influenti dello scorso secolo, parte da un grande What If: e se i nazisti avessero vinto la guerra? Il problema è che in questa realtà questa evenienza si sovrappone alla nostra realtà, in un film (che naturalmente è bandito dal regime) viene mostrato un presente in cui la Germania è stata battuta. Il dubbio che la realtà sia fuori sesto, che possa esisterne una opposta, getta il seme della ribellione anche in un paese sottomesso dall’egemonia nazista come sono gli Stati Uniti della serie.
E, come tutte le settimane, siamo arrivati all’ultima parte della rubrica dedicata a una chicca, a un contenuto che probabilmente vi siete persi nell’uragano di novità con cui veniamo bombardati.
The Norsemen (Netflix)
Spesso in questa sessione della rubrica vi consiglio cose che ho visto e che penso invece voi possiate esservi persi. Questa volta invece sono io che mi sono concesso un recupero e ne sono rimasto affascinato. Norsemen è una serie comedy norvegese che segue le disavventure di un villaggio di vichinghi un po’ particolari. La straordinaria capacità della serie di suscitare risate scomposte è affidata al fatto che i personaggi hanno una morale e un modo di comportarsi spiccatamente moderno, accostato però alle follie culturali dei vichinghi. Quindi, quando un gruppo di vecchi viene portato su una rupe per fare Ættestup, il rituale per cui gli anziani, per non pesare sulla famiglia, si gettavano di propria volontà per raggiungere il Valhalla, naturalmente si guardano tra loro e decidono che non è poi sta grande idea gettarsi di testa da una rupe, che magari conviene piuttosto andarsene per conto proprio lontani dal villaggio.
Il tono della regia e delle musiche rimane sempre epico, la ricostruzione storica incredibilmente attenta, creando grazie alla dicotomia tra queste due un effetto strano e costantemente divertente. Infiocchetta il tutto un umorismo tipicamente inglese (pare che a forza di invaderli quando erano vichinghi, i norvegesi abbiano assorbito anche l’umorismo britannico) per cui tutte le battute vengono portate allo stremo, creando quel picco di disagio tipico di quella comicità (capirete di cosa sto parlando se avete visto cose come The Office UK).
Alla prossima settimana, miei fedeli bingewatchers: se vi è piaciuto qualcuno dei consigli che vi ho dato, se volete segnalarmi qualcosa che mi sono perso o se volete suggerirmi qualcosa di cui discutere la prossima settimana, vi invito a commentare l’articolo. La vostra guida allo streaming compulsivo è sempre disponibile!
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