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Il suo nome è Jem, ed è una cantante. Ma quella è un’altra storia. Quella di Bem, invece, è la storia di un anime horror vecchissimo arrivato nell’82 anche da noi, con lo scopo preciso di mettere un sacco d’inquietudine addosso a un’intera generazione di giovani spettatori. Ecco sette curiosità sul terrificante Bem il mostro umano, per la gioia del mio analista.
1. HO FATTO IL ’68
Ideata da Akira Adachi, Yōkai Ningen Bem (Bem il mostro umano) debutta su Fuji TV nell’ottobre del ’68 e va avanti per 26 puntate in fascia pre-serale, scatenando le proteste di molti genitori per i suoi contenuti violenti. In Italia approda su Rete 4, come detto a inizio anni Ottanta, con alcuni tagli, e viene ritrasmessa da MTV vent’anni dopo nelle sue Anime Night. Si tratta di una delle prime serie anime co-prodotte con aziende coreane, visto che alla sua realizzazione collaborò l’emittente sudcoreana TBC (oggi KBS 2), all’epoca di proprietà di Lee Byung-chul. Il nome magari non vi dice niente, ma è molto probabile che ci sia qualcosa di “suo” attorno a voi. È il fondatore della Samsung.
2. ORRORE DI MODA
Una collaborazione, quella con i coreani, che lo studio giapponese Daichi Doga aveva iniziato l’anno prima, con un’altra serie a sfondo vagamente horror molto famosa, Ōgon batto, meglio nota quaggiù come Fantaman. Erano anni in cui il filone degli anime horror tirava, e non a caso sempre del ’68 è la prima trasposizione animata di Kitaro dei cimiteri, altrettanto popolare in Giappone. Ma Bem non era rivolto ai bambini, quanto a un pubblico di pre-adolescenti e i suoi contenuti ne fanno la prima vera serie horror della TV giapponese. Questa storia di tre improbabili mostri paladini della giustizia – Bem, un uomo privo di pupille, in smoking col cappello e il bastone; Bera, la cugina spaventosa di Morticia Addams, in ciabatte; Bero, un Pierino dai capelli blu che diventa pure lui un mostro orrendo con il testone da marziano vintage – è un concentrato di splatter, avventura e temi delicati come il razzismo. Bem e gli altri aiutano infatti gli umani e vogliono essere accettati da loro, nella speranza di diventare normali, ma finiscono per essere odiati o temuti.
Li temevo anche io, eh. Da bambino mi faceva una paura del diavolo anche solo il fatto che questi tre avessero tre dita per mano. Cavolo, me la fa ancora.
3. SI ALZA IL VENTO
Il finale di Bem, al termine del ventiseiesimo episodio, è aperto. E triste. La voce narrante spiega che non si sa se i tre componenti di questa strana famiglia sono morti o “se le loro anime si sono dissolte”. Ma quando accade “qualcosa di strano e misterioso, qualcosa di buono si risolve a vostro favore, può darsi che sia opera loro”. O forse avete ingaggiato l’A-Team senza accorgervene.
Nel 1982 si provò a riportare in pista Bem con una nuova serie, mai andata in porto. Dei due episodi realizzati si occupò il team Topcraft, studio che lavorò nei primi anni Ottanta a capolavori dell’animazione come Nausicaä della Valle del vento e Macross – Il film, prima di finire in bancarotta nel 1985. Quando venne acquistato da tre signori che gli cambiarono nome. I signori erano Hayao Miyazaki, Toshio Suzuki e Isao Takahata, e il nome scelto era Studio Ghibli.
4. MI MANGA
Di Bem esistono anche diverse versioni a fumetti. La prima fu pubblicata nel 1968, durante la trasmissione dell’anime, dalla Kodansha. Yōkai Ningen Bemu Returns è invece un manga del ’94 della Square Enix, disegnato da Naoto Tsushima, un collaboratore di Go Nagai che ha disegnato diversi fumetti sui robottoni del papà di Mazinga e Goldrake (come Getter Robo Hien). Un terzo manga è stato pubblicato dalla Shueisha nel 2007. Si intitola semplicemente Yōkai Ningen Bem come il cartone originale.
5. I NUOVI BEM
Esiste anche una seconda serie animata di Bem, nota con il titolo internazionale Humanoid Monster Bem. È un remake dell’anime del ’68, prodotto dallo Studio Comet nel 2006. E poi c’è la serie di corti realizzati lo scorso anno per il cinquantennale di Bem, Oretacha Yōkai Ningen (Siamo dei mostri umani). Una produzione demenziale in cui Bem, Bero e Bera provano a comprendere gli umani in un luogo ispirato palesemente a Kabukicho, il quartiere a luci rosse di Tokyo. C’è pure la testa gigante di Godzilla.
Bem che fa ridere: la fine del mondo è ormai prossima.
5. LA SIGLA, IL TENNIS, CAPAREZZA
La sigla di Bem è stata scritta e interpretata da Nico Fidenco, maestro delle colonne sonore, dagli spaghetti western a tanti cartoni, come Sam il ragazzo del West, Jenny la tennista o Don Chuck Castoro. Il 45 giri, che affiancava Bem a Jenny (Jeremy and Jenny destra-sinistra/Bem), appare all’inizio del video di Caparezza Goodbye Malinconia. La facciata dedicata a Bem non solo porta avanti l’errore di fondo per cui tanti credono che il Bem del titolo sia il mostro bambino anziché il tizio inquietante col cappello, ma lo definisce “Piccolo grande eroe dallo spazio”. Bero e gli altri sono frutto di un esperimento genetico, non vengono da un altro pianeta. Quello era Chobin.
7. CAMBI DI LOOK DORAMATICI
Yōkai Ningen Bem è diventato nel 2011 anche un dorama, una serie live action in 10 puntate per la tv nipponica, con una sigla composta dal gruppo J-Pop KAT-TUN. Come successo per Carletto il principe dei mostri, anche qui l’attore chiamato a interpretare il protagonista, Bem, è il cantante di quel gruppo, Kazuya Kamenashi. Wikipedia lo definisce un “idol, ballerino e cantautore, attore, personaggio televisivo, produttore, conduttore radiofonico e modello”. Se glielo chiedete, vi fa anche un caffè. Idolo delle donne, il trentaduenne è anche un simbolo vivente dei miracoli che ti possono fare la chirurgia estetica e un buon parrucchiere. Va’ che trasformazione, manco Bem quello vero.
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