Il miglior modo per costruire tensione e spavento nel pubblico è sempre stato quello di immergerlo in un microcosmo costruito appositamente per ottenere tali effetti. I più grandi horror della storia del cinema posseggono la loro forza espressiva principale nel contesto, nell’ambientazione dentro al quale poi sviluppare la storia.
L’universo cinematografico di The Conjuring è stato fin dal principio estremamente efficace riguardo tale proposito, ambientando tutti i suoi film in universi specifici, perfettamente realizzati a livello scenografico per infondere nello spettatore la necessaria angoscia. Il nuovo capitolo The Nun – La Vocazione del Male porta questo lavoro di preparazione ai massimi livelli, regalandoci un film visivamente accurato e soprattutto emotivamente spaventoso. Una volta settata la storia i protagonisti dell’horror gotico arrivano nell’ambientazione principale, un antico convento in Romania dove il Male si è manifestato conducendo una giovane suora al suicidio: ed ecco che il lungometraggio diretto da Corin Hardy si trasforma in un incubo dove il non visto, l’atmosfera, i corridoi oscuri diventano i terrificanti protagonisti. Il regista infatti sfrutta al massimo la sua visione personale del genere per sviluppare una storia che procede a tappe, dove ogni stanza dell’edificio infestato possiede una propria fisionomia e un’atmosfera opprimente, capace di sviluppare nello spettatore quel senso di inquietudine interna necessaria perché poi l’orrore esploda in tutta la sua potenza. Dal cimitero alla cappella, dalla mensa alle stanze private, il mondo di The Nun – La Vocazione del Male viene rappresentato con una cura dei particolari e un’efficacia visiva davvero potenti. Su una sceneggiatura del solito Gary Dauberman che propone gli stilemi narrativi del genere nella sua forma più riconoscibile, Hardy poggia una messa in scena che rende omaggio alla storia del genere – divertitevi a scoprire tutte le citazioni dal capolavori del passato! – e allo stesso tempo rende l’estetica del film molto specifica e a suo modo originale. The Nun – La Vocazione del Male è un horror barocco, che di certo non gioca in sottrazione preferendo invece l’eleganza e la forza espressiva dell’immagine e degli effetti speciali. Il risultato è un lungometraggio molto emozionante da vedere, un girone dell’inferno cinematografico in cui i personaggi si muovono vorticosamente senza veramente progredire. Il senso di stasi, in un prodotto invece paradossalmente pieno di scene ad effetto e colpi di scena, diventa pian piano opprimente: Hardy gioca spesso con lo spettatore, lo solletica con alcuni momenti di leggerezza affidati al comprimario Jonas Bloquet, per poi colpirlo al fegato con momenti di sano terrore.
L’iconografia del demone/suora interpretato da Bonnie Aaron è sinceramente terrificante, così come sono spigliati nei rispettivi ruoli i due protagonisti Taissa Farmiga e Demián Bichir.
The Nun – La Vocazione del Malen è un prodotto giustamente costruito sulla forza della messa in scena, e la sua riuscita è dovuta alla creazione di un set principale curatissimo e successivamente sfruttato con inventiva. L’orrore della saga di The Conjuring continua a svilupparsi in forme diverse e mutevoli, ma tutte sapienti nell’arrivare alla mente del pubblico e stimolarla con il buon cinema.
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