THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Ralph Supermaxieroe

THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Ralph Supermaxieroe

Di DocManhattan

C’è questo momento, nel documentario Fahrenheit 9/11 di Michael Moore (2004), in cui le immagini di George W. Bush sono accompagnate dalle note della sigla di Ralph Supermaxieroe. Una scena davanti alla quale, in Italia, ha ghignato solo chi ricordava quella sigla, cantata da un tizio chiamato Joey Scarbury, e soprattutto conosceva il suo titolo, “The Greatest American Hero (Believe It or Not)”. Perché quello era il titolo originale del telefilm di Ralph: The Greatest American Hero, il più grande eroe americano, anche se in tre anni non gli è mai venuto mezzo atterraggio decente. E se tutto era nato per parlare d’altro e anche grazie a un paio di forbici brandite da un costumista.

È il 1980 e Stephen J. Cannell, vulcanico produttore, creatore di serie come A-Team, Riptide e mille altre, e occasionalmente cattivo stronzo in Renegade, ha in mente un nuovo show. Vuole qualcosa di semplice, far parlare i suoi personaggi dei problemi delle persone, nella vita di tutti i giorni. Solo che un problema lo ha pure lui, ora, e bello grosso: alla ABC sono cambiati i piani alti, e i nuovi manager vogliono un super-eroe che fa le super-cose e che soprattutto piaccia ai bambini. Cannell non si perde d’animo e semplicemente adatta la sua idea originale.

Parlerà comunque della vita quotidiana delle persone, questa serie, attraverso un supplente che riceve dagli alieni un costume dotato di numerosi superpoteri, che dovrà imparare a utilizzare un po’ alla volta, avendo perso le istruzioni. È il costume ad essere straordinario, quindi, mentre l’uomo al suo interno è una persona qualunque, come tante. Anche se le altre persone qualunque non cambiano in genere cognome dopo che qualcuno ha sparato al presidente.

Ralph Supermaxieroe debutta sulle TV americane il 18 marzo del 1981, presentando la storia di Ralph Hinkley. Dodici giorni prima che un tizio con quello stesso cognome provi a uccidere Ronald Reagan. Per far colpo su Jodie Foster (è una storia lunga e inquietantissima). Cannell e i suoi cambiano al volo e a serie iniziata il cognome di Ralph in Hanley, ritoccando l’audio di due episodi. Ralph è William Katt, che John Milius aveva voluto in Un mercoledì da leoni essenzialmente perché su un surf sapeva già andarci benone.

Accanto a lui, ad aiutarlo nelle sue missioni che spaziavano dal fermare una spia russa al vedersela con una specie di mostro di Lockness, l’agente dell’FBI Bill Maxwell (Robert Culp) e l’avvocato Pam Davidson (la bella Connie Selleca, all’anagrafe Concetta Sellecchia, un nome che lasciava trasparire appena le sue origini italiane, diremo). Tutti contenti? Beh, tutti tranne la Warner Bros.

La Warner, proprietaria dei fumetti DC Comics, fa causa alla ABC: Ralph sarebbe troppo simile a Superman (vasta gamma di poteri a parte, mah). La cosa buffa è che sia nel pilota, sia in altri episodi, Ralph si prende gioco di alcuni tormentoni delle storie di Superman, come la cabina telefonica camerino e il grande talento da fisionomista della vecchia Lois Lane, e cita il cartone dei Superamici. A ogni modo, la sentenza arriva poco prima della fine della terza e ultima stagione di Ralph, nell’83. Il giudice che si occupa del caso spiega che in un plagio conta solo “se è simile il modo in cui esprimi un’idea, non l’idea in sé”. E manda tutti a bere un tè caldo.

Un tè caldo se lo bevono pure Ralph e gli altri, però. Dopo 40 episodi, Ralph atterra ancora una volta male, ma questa volta fuori dai palinsesti. Nell’86 viene prodotto il pilota di una nuova serie, The Greatest American Heroine, che come il titolo lascia intuire aveva una protagonista femminile, cui Ralph – svelato il suo segreto al pubblico e diventato una celebrità – passava il costume. Ma non se ne fece nulla: il pilota non venne neanche mandato in onda e fu aggiunto mestamente in coda agli altri episodi nelle repliche. Tanto che per rivedere il vecchio Ralph in azione toccherà attendere più di vent’anni, in fast forward fino al 2008, quando William Katt scrive e pubblica con la sua Catastrophic Comics una miniserie a fumetti sul personaggio da lui interpretato in TV una vita prima.

Da anni si parla di un remake della serie. Qualche mese fa è saltato fuori su Deadline.com il nome di Hannah Simone (New Girl), probabile protagonista di una nuova versione al femminile, la storia di Meera, che “ama la tequila e il karaoke”, anche se la sua famiglia, di origini indiane, non apprezza. Soprattutto insieme, oh, tequila e karaoke, ché in un attimo finisci ubriaca su FB a cantare i Guns, stella.

I tempi cambiano e tutto cambia con loro, e l’ingenuità di Ralph Supermaxieroe è probabilmente improponibile nella TV di oggi. Negli anni 80 no, andava bene, da ragazzino seguivi le storie che Cannell infilava a forza tra minacce improbabili che stavano lì per far contenti i suoi capi. Parteggiavi per un eroe che faceva mille cose, ma non aveva ancora imparato ad atterrare in modo decente. Con quella sua tutina rossa e nera divenuta icona, con quel logo pettorale che ricorda un carattere cinese che vuol dire “centro”, a simboleggiare la ricerca di equilibrio nella forza dell’eroe come nella serenità della vit… no. Non sapevano che metterci, sul petto di Ralph, e un giorno un costumista prese delle forbici dalla scrivania di Cannell e disse al produttore e futuro villain di Renegade: “Ecco il tuo simbolo”. E Cannell ne fu entusiasta. O magari temeva che quello, esasperato, gli cavasse un occhio con quelle forbici. Boh.

Impacciato com’eri impacciato, prof ex surfista che non potevi scaricare da Internet nuove istruzioni, sei rimasto nel cuore di tanti, Ralph. Con la tua TV vintage frutto della creatività, del compromesso e degli strumenti di sartoria. A modo tuo, per quel poco che è durato, eri davvero il più grande eroe americano. Magari il più grande eroe americano biondo, riccio e con un costume rosso e nero, ma sono dettagli. Allora vai e spacca, Ralph. Spaccatutt… wait.

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