StreamWeek: la settimana di Netflix, da Bojack Horseman a Sulla mia pelle

StreamWeek: la settimana di Netflix, da Bojack Horseman a Sulla mia pelle

Di Michele Monteleone

La mia rubrica, la nostra visto che la condivido con voi lettori, questa settimana vive il suo periodo più intenso dall’inizio della sua breve storia. Netflix, con la ripresa dell’anno scolastico che coincide quello che da sempre è stato un momento topico per la produzione delle serie tv, mette in campo i suoi campioni con il ritorno di Bojack Horseman, l’italianissimo Sulla mia Pelle e accaparrandosi anche il pubblico dei più giovani con The Dragon Prince.

In questa prima parte della rubrica, ogni settimana vi darò consigli generici su quello che è uscito di nuovo sulle vostre piattaforme, una lunga lista di dritte su quello che vi potete essere persi nella settimana passata.

Su Netflix, anche escludendo i tre che occuperanno le posizioni sul nostro podio, abbiamo una settimana piena. Iniziando da Rogue One diretto da Gareth Edwards , ad oggi il film più solido della nuova saga dedicata all’universo di Star Wars. Ambientato anni prima della trilogia originale, Rogue One vede un manipolo di ribelli impegnato in una missione suicida per recuperare i piani che in Guerre Stellari serviranno a distruggere la morte nera. Oltre a un’atmosfera più adulta e all’ombra di un parallelo tra ribelli e terroristi, Evans mette in scena quella che probabilmente è una delle più belle scene della saga con una nostra vecchia, terrificante conoscenza. A chi non lo avesse ancora visto evito gli spoiler e consiglio vivamente il recupero.

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Sempre su Netflix trovate Tutti vogliono qualcosa il nuovo film di Richard Linklater, autore di Boyhood e della serie Prima dell’albaCome i precedenti, è un film che vive dei suoi dialoghi, interminabili, fittissimi eppure incredibilmente naturali.
Sempre questa settimana è stato caricato anche il film live action Bleach, tratto dall’omonima serie manga. Non conosco bene l’originale quindi mi limiterò a dire che la storia sembra scorrere tranquillamente e, se non fosse per quella patina di amatorialità che mi sembra sempre abbiano queste produzioni giapponesi (in cui tutti gli attori sembrano cosplayer allo sbaraglio) e la fotografia smarmellata anche quando un po’ di ombre favorirebbero i brutti effetti speciali, dicevo, se non fosse per questo, il film non sarebbe neanche tanto male.
Chiudo la parentesi su Netflix segnalandovi il più grande escluso dal podio di questa settimana, la serie animata The Dragon Prince. Scritta da uno degli autori di The Last Airbender la serie è stata realizzata con una tecnica mista con i modelli realizzati in cel-shading e i fondali in animazione tradizionale. Una delle cose che più mi avevano preoccupato guardando i trailer era la strana decisione di eliminare un fotogramma dalle animazioni, facendo andare le immagini quasi a passo due. Per capirci quella sensazione che davano i vecchi cartoni animati di “scattare” un po’. La mia preoccupazione per fortuna si è rivelata infondata e l’animazione ha un buon livello ed è piacevole da guardare. La storia è un superclassico, due fazioni rivali e un gruppetto di giovani eroi che potrebbe fermare la guerra incombente, rappacificando gli animi grazie a un gesto che faccia da ponte tra due razze. La trama viene interrotta bruscamente, ma questa prima parte della storia fa presagire in bene per il proseguo della serie.

Su Prime Video vi segnalo che è stata caricata per intero tutta How I Met Your Mother è la comedy simbolo della mia generazione che era troppo giovane per Seinfield e ha beccato la coda di Friends. A differenza dei suoi predecessori la serie finisce per schiacciarsi su uno dei personaggi, Barney. Quando poi prova a redimersi da questa polarizzazione finisce per depotenziare il suo personaggio più riuscito. Ma sinceramente queste sono mancanze marginali, HIMYM è una delle migliori cose successe alla tv in tempi recenti e voi non vi potete dire dei veri appassionati se non l’avete vista tutta.
Sempre su Prime è disponibile da questa settimana Four Lions la storia di un gruppo di improbabili terroristi che è tanto assurda da diventare terrificantemente attuale e realistica.

Su Infinity non ho molto da segnalarvi visto che su questa rubrica evito di inserire i film a noleggio, ma uno strappo lo faccio solo perché dovreste recuperare Deadpool 2 che è genuinamente divertentissimo e girato infinitamente meglio del primo. Speriamo che con il passaggio in Disney non rovinino tutto.
Sul fronte Now Tv vi segnalo l’arrivo della pluripremiata Big little lies che ha il cast delle grandi occasioni e sa esattamente come usarlo.
Su Sky Go invece non potete mancare all’appuntamento con un bel film italiano The Place, film successivo a Perfetti Sconosciuti di Genovese. Funziona molto più la sua premessa che poi in concreto, affascinando lo spettatore fino a un finale un po’ debole. Sempre su Sky potete guardare il primo capitolo di The Equilizer, mentre al cinema trovate il seguito. Sono giusto andato ieri a vederlo e fondamentalmente il tutto potrebbe essere riassunto con un titolo più idoneo Ummarell the Movie. Il vecchio Denzel con la coppola in testa e quell’aria da “giovane, dove te ne vai a zonzo” è perfetto e nel secondo capitolo finisce anche per guardare un cantiere (parola di scout) rendendo il tutto davvero sublime.

Bojack Horseman (Netflix)

Ho un rapporto contrastato con la serie, ho adorato le prime due stagioni, nella terza il loop di ricadute di Bojack mi ha iniziato a stancare e la quarta mi ha fatto pienamente disamorare al personaggio. Immagino sia anche colpa del fatto che paradossalmente (visto che la serie è abbastanza spietata con il suo protagonista), Bojack è diventata la bandiera dei trentenni che si lamentano dei loro drammi esistenziali. Paradossalmente ha creato un pubblico che si crogiola nella depressione perché essere depressi è diventato figo. Avevo paura che questa quinta stagione fosse diretta più o meno nella stessa direzione e la prima parte effettivamente segue un po’ quel solco, ma si riprende molto bene e centra precisamente il problema mettendo in campo l’obiezione: Bojack non è figo. Bojack è un relitto, nessuno dovrebbe voler essere come Bojack. Nell’ultima parte della stagione, come al solito, si susseguono almeno un paio di puntate scritte straordinariamente e, per fortuna, si riprende moltissimo la linea satirica che quest’anno riesce a stare straordinariamente sul pezzo trattando i casi di molestia e violenze sulle donne e il movimento #MeToo, e lo fa in maniera assolutamente non scontata e portando a un paio di interessanti conclusioni. Nel complesso mi rimangio i miei dubbi, bella stagione.

American Vandal (Netflix)

American Vandal ha sempre un posizionamento un po’ sfortunato. Esce insieme a serie decisamente più popolari e con una reputazione granitica come Bojack e viene continuamente poco considerata, ma… ma American Vandal è una delle migliori serie degli ultimi anni. Le due stagioni prodotte da Netflix partono entrambe da un atto di vandalismo, Cazzi disegnati su delle macchine nella prima e scherzi a base di cacca nella seconda. La serie è realizzata come un documentario, come una di quelle serie (tante ormai) che si concentrano su un fatto di cronaca e, a metà tra giornalismo e drammatizzazione, ne sviscerano i punti d’ombra, spesso dando una propria versione dei fatti che smentisce quella della giustizia. Il rigore con cui Tony YacendaDan Perrault realizzano il loro finto documentario è la chiave di volta per spiegarvene il fascino. Infatti anche se la materia e ridicola (e vi assicuro che ne riderete fino a sentirvi male) il modo con cui viene affrontata è attento al minimo dettaglio mettendo in piedi quello che effettivamente è uno dei migliori documentari crime della televisione. Anche se saprete dal primo momento che è tutto finto, non riuscirete a staccarvi dalle puntate in cui si susseguiranno colpi di scena mozzafiato e rivelazioni al cardiopalma fino ad arrivare a due catartici finali che svelano il vero cuore di una serie che non si accontenta di essere uno splendido documentario investigativo e un’esilarante comedy, ma che sorregge il tutto con una profonda e acuta critica ai giovani di oggi. “We are not the worst generation, we are the most exposed” è la frase con cui si chiude la seconda stagione e forse una delle più azzeccate a descrivere la mia generazione.
P.S. la serie ha vinto un Peabody Award, andando, a parer mio del tutto a diritto, a inserirsi nella ristretta cerchia delle eccellenze televisive.

Sulla mia pelle (Netflix)

Ho lasciando la straziante vicenda del caso Cucchi, raccontata nel film di Cremonini, per ultima. L’ho fatto perché, soprattutto per chi vive a Roma, quella di Cucchi è una ferita ancora aperta. L’ho fatto perché un mio caro si è trovato in una situazione molto simile e non è stato malmenato, ma è stato trattato in maniera disumana. Lascio per ultimo questo consiglio perché mi è costata molta fatica finire il film. Alessandro Borghi si vota a un lungo martirio, un martirio che dovrebbe risvegliarci e farci gridare all’ingiustizia, che dovrebbe infiammarci e dovrebbe far muovere la macchina politica in maniera che una simile barbarie non sia più possibile. Morire uccisi dallo stato, dai suoi rappresentanti, dalle persone che dovrebbero proteggerci è un’infamia troppo grande, un’onta troppo dolorosa perché si chiuda con la morte di Cucchi. Eppure ci troviamo oggi a parlare dell’abolizione del reato di tortura per le forze dell’ordine. Vorrei parlarvi di più del film, ma la verità è che Sulla mia Pelle è più un documento, un imperituro memento alla cieca ingiustizia e all’immotivata violenza che un film. Va visto, va fatto vedere, va subito per fare si che in tutti noi rimanga quel segno, quella cicatrice da sfiorare ogni volta che penseremo che non è affar nostro, che basta non fare nulla di male e siamo al sicuro.

A differenza delle altre settimane, in cui vi consiglio qualcosa che potreste esservi persi, questa settimana vi presento un intero nuovo canale.

Disponibile in maniera del tutto gratuita al link qui di seguito CLICCATE QUI, troverete una serie di serie (scusate il gioco di parole) scelte e preentate per voi da Walter Iuzzolino che, di lavoro, fa proprio questo: guarda la tv per selezionare i migliori programmi di ogni nazione e impacchettarli nel suo Walter Presents. Ho iniziato solo questa settimana a scandagliare le serie proposte nella versione italiana (sono anni che Walter le seleziona per la versione di Channel 4 in Inghilterra). Per ora ho cominciato Magnifica 70 una serie brasiliana sul mondo del porno che riesce a centrare in maniera incredibile il ruolo del produttore. Walter Presents è destinata a diventare la nicchia per tutti i veri appassionati, il luogo dove trovare le chicche che il mercato mainstream non riescono a portare al pubblico. Attenzione però, non siamo davanti a una selezione da hipster con gli occhiali di corno (anche se Iuzzolino, ora che ci penso, ce li ha), ma che, come dice lo stesso Walter, senza andare a cercare format particolarmente astrusi e sperimentali, trova il meglio del mainstream di paesi lontani.
Vi farò sicuramente sapere qualcosa di più nelle prossime settimane.

Alla prossima settimana, miei fedeli bingewatchers: se vi è piaciuto qualcuno dei consigli che vi ho dato, se volete segnalarmi qualcosa che mi sono perso o se volete suggerirmi qualcosa di cui discutere la prossima settimana, vi invito a commentare l’articolo. La vostra guida allo streaming compulsivo è sempre disponibile!

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