Con Lost a fare da apripista ad una tendenza che divide nettamente il pubblico fra estimatori e detrattori, sono aumentati negli ultimi anni gli show televisivi che tendono a raccontare storie drammatiche facendo leva su un mistero paranormale destinato il più delle volte a rimanere insoluto.
Grazie ad esempio alla misteriosa isola di Lost, alla sparizione improvvisa del 2% della popolazione in The Leftovers o agli inspiegabili ritorni dalla morte in The Returned, gli showrunner di tali serie sono riusciti ad indagare lati nascosti delle interazioni umane difficilmente trattabili in prodotti ambientati in una realtà identica a quella dello spettatore, quella vita reale dalla quale ben pochi riescono a trarre show drammatici di rilievo senza scadere nell’ordinario o nel ripetitivo: una delle piacevoli novità in tal senso degli ultimi anni è stata ed è This Is Us, che grazie ad una impostazione insolita ha restituito linfa vitale alla ormai stantìa categoria dei family drama.
Manifest, la nuova serie del canale americano NBC (fra i cui produttori figura Robert Zemeckis) che ha debuttato in attesa lo scorso Lunedì in patria (in Italia è attesa per il 1° Ottobre su Premium Stories), nasce come un family drama classico, con alcune caratteristiche soprannaturali che fin da subito però prendono il sopravvento sulla vicenda, con fortune alterne.
IL VIAGGIO DEL VOLO 828
Presentando goliardicamente Manifest, il noto aggregatore Metacritic descrive la sinossi della serie come un “Lost al contrario, ma non nel senso che ha un pilot orribile ed una fine fantastica“.
Il parallelo con Lost, la cui influenza – mai troppo invadente, almeno all’inizio – è chiara fin dai trailer, inizia quando i passeggeri del volo Montego 828 atterrano dopo un viaggio di poco più di 3 ore scoprendo che fra il decollo e l’atterraggio nel mondo sono passati più di 5 anni. Mentre a bordo dell’aereo il tempo pare essersi fermato, complice una misteriosa turbolenza, per poi ripartire all’improvviso (nessuno in volo è invecchiato di un giorno, o ha avuto sentore di nulla), amici e familiari dei passeggeri hanno pianto per 5 anni e 6 mesi la scomparsa dei loro cari, per poi vederli ricomparire all’improvviso dal nulla.
Le vite di chi è rimasto a terra sono quindi continuate nell’assenza dei passeggeri del volo 828, per i quali invece affetti e situazioni – da una malattia terminale ad un matrimonio da celebrare – sono invecchiati di appena un giorno.
CHI TROPPO VUOLE…
Le premesse per una serie convincente sono perfette: il dramma dei passeggeri nel dover riprendere in mano le loro vite e quello dei loro familiari che nel frattempo hanno voltato pagina è prima lasciato intuire allo spettatore e poi reso in maniera ben più calibrata, riuscendo a creare una singolare empatia anche con quei personaggi la cui vicenda è totalmente figlia del comparto soprannaturale dello show. E tanto basterebbe a tratteggiare una serie di alto livello (come The Leftovers insegna), con sullo sfondo coloro deputati alle indagini del caso ed in primo piano i protagonisti di cui abbiamo parlato finora, interpretati da attori senza infamia e senza lode il cui livello medio supera sicuramente la sufficienza (la più grande sorpresa del cast è l’ex Principe Azzurro alias Josh Dallas, che in poche battute riesce ad affrancarsi dall’aura fiabesca ereditata da Once Upon a Time).
Ma Manifest decide ad un tratto di deragliare dai piacevoli binari fin qui creati per inserire degli elementi paranormali ancor più stringenti dei precedenti: i passeggeri del volo 828 non hanno solo inconsapevolmente viaggiato nel tempo, ma sembrano ora anche dotati di ben definite capacità speciali (o doni miracolosi, citando la non troppo velata vena religiosa della serie) che li spingono ad aiutare il prossimo.
La svolta che gli eventi prendono nella seconda metà dell’episodio pilota rimettono tutto in discussione, indirizzando la serie verso lidi diversissimi da quelli intuiti in precedenza e lasciando lo spettatore confuso e spiazzato ma anche, dobbiamo ammetterlo, già intento ad elaborare teorie e congetture sul futuro della serie.
APERTO A TUTTO
Nonostante quello che potrebbe essere considerato uno scivolone nel finale, come già accennato Manifest presenta ottime premesse. L’aspetto drammatico-familiare rimane sicuramente, almeno per ora, la parte più interessante dello show, che prima introduce un impanto mistery dai tratti semplicemente pretestuali ma poi decide improvvisamente di esplorarlo a 360 gradi: l’equilibrio fra questi aspetti sarà determinante per il futuro della serie, che ha inoltre già fatto riferimento a molte altre tematiche impossibili da affrontare all’interno dell’esigua durata del pilot (poco più di 40 minuti in tutto), dall’interesse del governo all’accaduto fino a una misteriosa entità pronta a tutto per nascondere la verità.
La visione del secondo episodio dopo il pilot si presenta come quasi obbligatoria; in ogni caso lo show non tarderà a svelare le sue vere carte, confermandosi quindi come la nuova serie cult della stagione o come null’altro che un ben confezionato fuoco di paglia.
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