Il cinema cerca giustizia, E NON PERDONA!

Il cinema cerca giustizia, E NON PERDONA!

Di Filippo Magnifico

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Se c’è una cosa che nel cinema ha sempre funzionato è la sete di giustizia.
È un sentimento con cui ognuno di noi può identificarsi ed è sicuramente uno dei migliori espedienti per coinvolgere il pubblico, permettendogli di provare una profonda empatia e un reale attaccamento alla storia.

Nel mondo della settima arte vendetta e giustizia sono andati spesso di pari passo. A farne le spese i poveri protagonisti dei nostri film preferiti, costretti a passare attraverso le più atroci sofferenze per poi superare, alla fine, il confine tra vittima e carnefice.
La regola all’interno di queste pellicole è semplice: occhio per occhio dente per dente, dalla Sposa di Kill Bill fino al Leonardo DiCaprio di The Revenant, storie totalmente inventate o ispirate ad eventi realmente accaduti che, inutile nasconderlo, ci hanno conquistato dal primo all’ultimo minuto, nonostante in alcuni casi moralmente scorrette (se prendiamo in considerazione la cosiddetta “etica del perdono”). È questo il caso, soprattutto, del genere conosciuto come Rape & Revenge, che attraverso titoli come L’ultima casa a sinistra e I Spit on Your Grave ci ha mostrato il lato più malsano, violento e al tempo stesso terribilmente catartico della giustizia. Un karma particolarmente estremo, con cui nessuno di noi vorrebbe fare i conti..

Vendetta personale ma non solo: a volte una perdita, un torto subito, può trasformarsi in una sete di giustizia nel senso più ampio del termine. Può creare, appunto, dei giustizieri. Della notte, come nel caso del Paul Kersey interpretato da Charles Bronson negli anni ’70 e da Bruce Willis nel più recente remake diretto da Eli Roth. La morale, tra molte virgolette, di queste pellicole è semplice e al tempo stesso efficace: dove i cosiddetti rappresentanti della giustizia hanno fallito interviene il comune cittadino, a costo di infrangere la legge a sua volta per porre fine alle ingiustizie e ai soprusi, che ogni giorno vengono perpetrati ai danni dei più deboli.

È la stessa filosofia seguita da Travis Bickle, il “Taxi Driver” di Martin Scorsese, e anche dal celebre Punitore della Marvel, recentemente tornato alla ribalta grazie al colosso dello streaming Netflix, che ha deciso di renderlo protagonista di uno show.
Stiamo parlando di personalità che, per fare del bene, si trasformano in veri e propri angeli della morte diventando figure complesse, in grado di attrarre e allo stesso tempo respingere.
Del resto lo stesso Walter White della serie cult Breaking Bad, magistralmente interpretato da Bryan Cranston, si è mosso nell’arco di cinque stagioni spinto da una voglia di “giustizia” (se così si può dire) e riscatto personale su cui è lecito nutrire più di un dubbio.

Perché esistono varie sfumature del giusto, che possono risultare comprensibili a seconda del punto di vista. La sete di giustizia, ad esempio, anima Thanos, il villain del cinecomic Marvel Avengers: Infinity War, che semina morte e distruzione spinto da una malsana motivazione etica: riequilibrare l’intero universo, e per raggiungere il suo obiettivo è anche disposto a sacrificare ciò che ha di più caro (chi ha visto il film lo sa bene), proprio come ogni martire che si rispetti. Un’ambiguità decisamente affascinante, che ha reso questo villain il migliore di tutto l’Universo Cinematografico Marvel, proprio perché complesso e non spinto solo da una non meglio precisata malvagità. Thanos agisce perché convinto di essere nel giusto e la riflessione che ne scaturisce è particolarmente affascinante e si può applicare ad una serie di personaggi malvagi iconici comparsi sul grande schermo.

“Cinquanta sfumature di giustizieri” si potrebbe dire per fare il verso alla saga cinematografica ispirata alle pagine di E. L. James, ed è proprio così in fondo perché la sete di giustizia, come abbiamo già detto, può presentare diverse tonalità dello stesso colore.
Una delle sue ultime incarnazioni è Robert McCall, il vendicatore interpretato da Denzel Washington nel film The Equalizer, pronto a tornare nelle nostre sale il 13 settembre con The Equalizer 2 – Senza Perdono.
In questo caso abbiamo un ex agente delle CIA in pensione, impegnato a riportare l’ordine e la giustizia in una decadente New York. Un personaggio affascinante nelle sue molte sfaccettature, per certi versi attuale. Come ha dichiarato il regista Antoine Fuqua, tornato dietro la macchina da presa per questo sequel:

Penso che al giorno d’oggi il concetto di giustizia sia molto importante, la gente ne ha sempre più bisogno. Non parlo di quella più grande di noi, di temi inaccessibili. Parlo di quelle persone che ad esempio aiutano i più giovani ad andare nella direzione giusta: quello che mi piace di McCall in questo film è che lo vediamo anche pulire muri imbrattati e ripiantare piante sradicate, non solo menare le mani per vendicarsi. Anche i piccoli gesti contano, non solo quelli da supereroe che compie. Nel mondo reale questi sono i veri eroi, quelli che tutti i giorni aiutano gli altri a fare il meglio che possono.

Alla fine sono questi gli eroi che più ci piacciono. Quelli che meritiamo, quelli di cui abbiamo bisogno. Soprattutto sul grande schermo.

LEGGI ANCHE: The Equalizer 2 – ScreenWEEK intervista Antoine Fuqua: “La gente ha sempre più bisogno di Giustizia”

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