LEGGI ANCHE: RIDE: la nuova frontiera dell’action passa attraverso l’obiettivo di una GoPro
Un progetto talmente sperimentale che neanche loro credevano davvero fino in fondo si potesse davvero realizzare: così lo presentano entusiasti alla stampa Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, sceneggiatori e menti creative dietro il progetto che, insieme al regista Jacopo Rondinelli e a Lucky Red ha portato alla realizzazione di RIDE, il primo film multicamera girato interamente tramite videocamere GoPro. Presente anche Lorenzo Richelmy (protagonista della serie Netflix Marco Polo), che nella pellicola interpreta Max, un biker pronto a tutto pur di vincere.
Per Lorenzo, recitare in Ride è stata una sfida incredibile:
Per recitare in un film ripreso solamente tramite GoPro ho dovuto imparare ad essere anche io un po’ regista, ad esempio muovendomi in modo diverso da come si fa di fronte a delle telecamere normali. Il linguaggio usato nel film è diverso, nuovo, ed apre ad una miriade di nuove possibilità tutte da esplorare.
Numerose le scene d’azione, che Richelmy ammette di aver spesso girato senza l’ausilio di stunt: ovviamente le numerose acrobazie che il suo personaggio, Max, realizza nella gara di Downhill al centro della trama gli erano precluse, ma si tratta, afferma orgoglioso, degli unici momenti nei quali gli stuntman intervenivano in sua vece.
L’idea di Ride, raccontano Resinaro e Guaglione, nasce da un progetto inizialmente modesto: raccontare la storia di due bikers tramite l’ausilio di GoPro. Il film finale è risultato completamente diverso dalla prima stesura, in un percorso durato 5 anni che non ha mai piegato la scrittura ad esigenze tecniche, esplorate solamente a sceneggiatura terminata.
Più la sceneggiatura prendeva forma, più capivamo perché non esiste un altro film realizzato in questo modo: le difficoltà sono state moltissime, ma ormai la macchina era partita ed era impossibile fermarla. Le questioni tecniche da risolvere sono state innumerevoli, dalla regia che coprendo le camere praticamente tutto lo spazio attorno agli attori costringeva la troupe a nascondersi, al montaggio che ha dovuto far fronte ad una quantità di girato impressionante, impossibile da visionare totalmente: alcune scene sono riprese da più di 20 camere. Abbiamo dovuto creare degli schemi per poi ricercare i “pezzi” di girato di cui avevamo bisogno di volta in volta.
Difficilissima quindi la post-produzione:
Il montaggio è stato molto complicato; gran parte del film è nata in post-produzione, mettendo insieme l’enorme mole di girato che avevamo e inserendo degli effetti (dallo sgranamento dell’immagine a finti disturbi di frequenza) che rimandavano al videogioco anni ’80 ad 8 bit. Abbiamo quindi cercato di andare oltre la semplice ripresa tramite GoPro, come ad esempio nelle scene in cui la camera “doveva” trasmettere male perché a livello di trama aveva subito dei danni.
La pellicola, sulla scia di Ready Player One, è pienissima di citazioni e riferimenti agli anni ’80; Resinaro e Guaglione hanno ammesso di aver inserito all’interno di esso gran parte del loro vissuto ma di voler strizzare l’occhio anche ad un pubblico più giovane, con ulteriori rimandi a temi e situazioni più attuali:
Ci sono riferimenti tipici di una certa generazione, ma anche contemporanei: abbiamo cercato di accontentare diversi palati, in quello che è da anni ormai un pieno clima di nostalgia degli anni ’80.
Innegabile anche un sottotesto critico alla società contemporanea:
I monoliti che si vedono all’interno del film sono intesi come dei giganteschi ed inquietanti smartphone, da cui sostanzialmente i protagonisti dipendono. Anche la Black Babylon è intesa come l’esempio di una multinazionale senza scrupoli come ne esistono molte al giorno d’oggi.
Con Black Babylon, Resinaro e Guaglione intendono la multinazionale nascosta dietro la gara nella trama del film, ma anche una singolare campagna promozionale che, raccontano, ha avuto inizio al Napoli Comicon: tutto è iniziato tramite la pubblicizzazione e la distribuzione di una bevanda energetica chiamata appunto Black Babylon, che rimandava al sito BlackBabylon.com che a sua volta sponsorizzava quella che sembrava essere una reale gara di Downhill. Fra gli esperti del settore si è creato un passaparola e delle aspettative, fino alla rivelazione dell’arrivo di un film basato sul progetto.
A pieno titolo, Ride si inserisce in quel filone di film di ultima generazione visti come i portavoce della “rinascita del cinema italiano”, dalla saga Smetto Quando Voglio a Lo Chiamavano Jeeg Robot; gli sceneggiatori insieme al regista Jacopo Rondinelli si aprono alla possibilità che in Italia prodotti originali e nuovi continuino ad essere realizzati senza timori o pregiudizi. Ed ovviamente, tutti sono già proiettati verso un sequel:
Abbiamo lasciato una enorme porta aperta, anche se il film in sé stesso ha un inizio ed una fine. Ci interessava di più creare un mondo, un universo esplorabile sotto diversi aspetti, di cui la Black Babylon costituisce un fattore determinante: abbiamo lasciato molto spazio all’immaginazione dello spettatore, aperto degli anfratti capaci di attrarre teorie o ipotesi, o magari sensibili di poter condividere elementi in un sequel o un altro media, come già avverrà per il fumetto ed il romanzo collegati al film che esploreranno il passato di due personaggi secondari dello stesso.
E sul finale, dopo una inaspettata svolta horror, arrivano anche dei titoli di coda ben strutturati, da tipico blockbuster americano, realizzati da Rondinelli in fretta e furia:
Al termine del film l’adrenalina è talmente alta che ad un certo punto mi sono reso conto che non poteva lasciare spazio ad un semplice rullo: all’ultimo momento ho pensato che dovevamo inserire qualcosa di più scenografico, con un’estetica diversa dai soliti titoli di coda. Il risultato mi piace moltissimo, fa il verso a produzioni come quelle Marvel discostandosi dalla “tradizione” tipica dei post credit italiani.
Questa la trama del film:
Max (Lorenzo Richelmy) e Kyle (Ludovic Hughes) sono due riders acrobatici. Quando ricevono l’invito a partecipare a una misteriosa gara di downhill con in palio 250.000$ accettano senza esitazione per poi scoprire – ormai troppo tardi – di doversi spingere oltre i limiti delle loro possibilità fisiche e psicologiche. Quella che affronteranno sarà così una corsa estrema per la sopravvivenza.
RIDE è una produzione Lucky Red, Mercurious con Tim Vision e con il contributo di Trentino Film Commission. Il film arriverà al cinema a settembre 2018. Per maggiori informazioni potete consultare la pagina Facebook ufficiale del film. #RideOrDie #RideIlFilm