The Equalizer 2: un sequel che funziona meglio dell’originale, la recensione

The Equalizer 2: un sequel che funziona meglio dell’originale, la recensione

Di Adriano Ercolani

Visto il successo forse anche inaspettato nelle proporzioni del primo episodio, era quasi impossibile che Antoine Fuqua e Denzel Washington non tornassero a collaborare al sequel, visto che la coppia è più che affiatata avendo realizzato anche altri due film di successo: il remake de I Magnifici Sette e soprattutto Training Day, per cui l’attore ha vinto il suo secondo premio Oscar.

Ebbene, una volta tanto possiamo scrivere che il secondo episodio funziona decisamente meglio dell’originale. Con The Equalizer 2 – Senza Perdono infatti sia il regista che il protagonista dimostrano di saper padroneggiare con maggiore lucidità storia, tono del racconto, arco narrativo del personaggio, estetica della produzione. Dove infatti nell’originale la trama molto spesso sembrava un semplice pretesto per annodare insieme scene d’azione ben realizzate ma tutto sommato unicamente volte allo spettacolo, in questo nuovo episodio la sceneggiatura procede scandita in maniera coerente, con Robert McCall (Washington) che stavolta ha un motivo personale per scatenare la sua furia vendicativa. Ed ecco che da una premessa semplicemente credibile Fuqua costruisce un action che sfrutta con pienezza anche i dilemmi interiori dei personaggi, trovando un equilibrio molto più efficace tra intrattenimento e approfondimento psicologico.

Anche Denzel Washington si ritrova a dover riempire un carattere meglio strutturato, attraverso cui sciorinare le sue consumate doti di istrione. Lavorando su una sceneggiatura sviluppata con logica e funzionalità, The Equalizer 2 – Senza Perdono si fa notare per una messa in scena che non cerca di emulare le acrobazie pirotecniche del precedente ma al contrario focalizza l’azione nei punti necessari, risultando un thriller teso ma mai sovraccarico di eccessivo spettacolo pirotecnico, problema che ormai questo tipo di produzioni sembra non riuscire più a contenere. Fuqua invece si concede anche piccole ma saporitissime escursioni in altri generi, soprattutto il western (rivisitato ovviamente in chiave contemporanea). Lo showdown finale tra McCall e il gruppo di criminali venuti per eliminarlo definitivamente è un omaggio esplicito a classici western come Mezzogiorno di fuoco ma soprattutto Il cavaliere pallido, capolavoro di Clint Eastwood troppo spesso dimenticato quando si citano le sue opere migliori.

The Equalizer 2 – Senza Perdono si presenta dunque come un film autunnale, malinconico, con un protagonista in chiaroscuro dotato di un codice morale d’altri tempi, che lo costringe ad essere quasi suo malgrado un outcast in un mondo che sembra aver perso ogni tipo di regole. Più che lo spettacolo, comunque organizzato con convincente coerenza estetica, alla fine ciò che rimane impresso nella memoria del pubblico sono i momenti di dramma interiore, è la figura solitaria di McCall seduto nella sua poltrona, mentre finisce di leggere il suo libro e torna col pensiero alla moglie ormai perduta. Così quando scatta l’azione capiamo meglio da cosa è mossa, qual è lo spirito che arde dentro l’eroe dilaniato. E tutto questo rende The Equalizer 2 – Senza Perdono un prodotto mainstream decisamente migliore di quanto oggi Hollywood mediamente ci propone.

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