StreamWeek: le ossessioni di Patrick Melrose, il talento di Benedict Cumberbatch

StreamWeek: le ossessioni di Patrick Melrose, il talento di Benedict Cumberbatch

Di Michele Monteleone

Ogni settimana i nostri piccoli e grandi schermi vengono invasi da centinaia di film, serie televisive e documentari. StreamWeek è una guida alle migliori novità della settimana passata, una mappa con la quale orientarvi nel mare magnum delle proposte delle varie piattaforme di streaming, un modo per godersi a pieno i vostri abbonamenti. Buona lettura e scegliete con cura la vostra dose settimanale di televisione!

In questa prima parte della rubrica, ogni settimana vi darò consigli generici su quello che è uscito di nuovo sulle vostre piattaforme, una lunga lista di dritte su quello che vi potete essere persi nella settimana che è passata. E negli ultimi sette giorni, anche se non è uscita tantissima roba, i canali streaming hanno fatto a gara a chi caricava più materiale di qualità, la quantità di film eccezionali ha reso davvero arduo il compito di stilare il podio di questa settimana, ma certamente più piacevole il compito di “studiare” per l’articolo. Vi rendete conto che sono pagato per guardare la TV? Mamme anni novanta, tremate, i vostri figli hanno vinto!

Inizierei la lista delle novità con l’accoppiata di Sky. Su Now Tv, anche se fuori il sole batte forte, c’è stata un’alluvione di grandi film. Partendo dai classici per arrivare a quelli più contemporanei, direi che la palma d’oro se la merita Viale del Tramonto. Il film che ha consacrato Billy Wilder come una delle voci più influenti del noir americano. Chi conosce l’autore polacco, emigrato in America dopo la salita al potere di Hitler, saprà che la sua sterminata filmografia spazia tra capolavori della commedia, a capolavori del dramma per finire appunto con capolavori del noir. La Fiamma del peccato è uno dei film più omaggiati che mi riesca a venire in mente, per capirci, se vi piaceva quella scena che apriva una delle stagioni di Breaking Bad in cui un pupazzo galleggiava sull’acqua, sappiate che dovete quella meravigliosa inquadratura proprio a Viale del Tramonto. Quindi facciamo così, tutti gli altri film che elencherò qui sotto prendeteli come consigli, questo invece è un ordine, GUARDATE VIALE DEL TRAMONTO!

Proseguiamo con un altro grande classico, questa volta direttamente dagli anni ottanta, Il Grande Sonno. è un film generazionale per definizione, vecchi amici del college si ritrovano in una grande casa per il funerale di un loro amico e l’incontro, a quindici anni di distanza dall’ultimo, è l’occasione per un bilancio sulle loro vite e sui sogni infranti della generazione degli anni sessanta.

Dalla fine delle speranze anni sessanta al disincanto della generazione anni novanta. Dal Grande Sonno a un altro film profondamente generazionale: Trainspotting, sempre su Now Tv. E ancora un grandissimo film, questa volta attualissimo, con un eccezionale Tom Hanks nei panni di Captain Phillips, un capitano che difende la propria nave di lungo corso dall’attacco di un gruppo di pirati a largo delle coste africane. Letteralmente scioccante la performance del capo dei pirati, Barkad Abdi, clamorosa scoperta di Paul Greengrass che firma uno dei film più tesi degli ultimi anni. Andiamo scemando segnalandovi l’arrivo sulle piattaforme Sky di Thor: Ragnarok, uno dei capitoli più contestati della saga Marvel, ma a parere di chi vi scrive, anche uno dei più genuinamente divertiti. E finiamo in bellezza con due consigli direttamente da Sky Go: Borg e McEnroe, una fantastica storia vera su una delle partite più belle del Tennis tra due dei più grandi campioni dello sport e Dracula di Bram Stoker, capolavoro di Francis Ford Coppola inspirato all’immortale romanzo gotico inglese che ha dato il via alla mitologia del vampiro.

Proseguiamo con Netflix che non si è certo risparmiata questa settimana. Direi di cominciare con due bei film romantici, di quelli da vedere con le proprie ragazze o da soli, di nascosto, con una confezione gigante di Häagen-Dazs e un sacco di fazzoletti per asciugare le lacrime. Le pellicole sono Like Crazy, straziante storia di un rapporto a distanza tra una coppia formata da un ragazzo americano la sua compagna inglese. In cui l’interpretazione naturale e priva di manierismi ci fa davvero piangere la prematura scomparsa di Anton Yelchin, morto in circostanze sfortunate da giovanissimo. Il secondo film strappalacrime è Before We Go, con il decisamente meno naturale, mascellone americano per eccellenza, Chris Evans. Il nostro Capitan America però nasconde, dietro a un fisico da Big Jim e una faccia da Ken, talenti e infatti, oltre a ricoprire il ruolo di protagonista per il film lo gira e… il risultato non è per nulla male. Come al solito sono felice di segnalarvi dei bei film italiani e, questa settimana, Netflix ha caricato Perfetti Sconosciuti, intelligentissima commedia nostrana diretta da Paolo Genovese che affronta il tema attualissimo di quanta parte della nostra vita e dei nostri segreti affidiamo ai nostri cellulari. Sempre su Netflix trovate il bel film di fantascienza Source Code, in cui potrete perdervi nei paradossi temporali e l’ultimo capitolo della saga di Jason BourneL’ultimo consiglio su Netflix lo dedico al Robin Hood di Ridley Scott, terribilmente bistrattato (anche perché orrendamente tagliato come anche Le Crociate).

Chiudo la settimana in pillole consigliandovi su Prime Video La Bottega dei Suicidi, un divertente lungometraggio animato francese su una stranissima famiglia che ha un negozio in cui vende oggetti per togliersi la vita e del loro figlio più piccolo orribilmente pieno di voglia di vivere che scoraggia i clienti rovinandogli gli affari.

Patrick Melrose (Now Tv)

Nella vita di molti attori ci sono ruoli tanto riusciti da divenire una vera e propria dannazione. Personaggi che si sovrappongono alla loro personalità con tanta forza da portare il pubblico a identificare l’uomo con la performance. Penso di non essere in errore se dico che lo splendido lavoro che Benedict Cumberbatch ha fatto prima con Sherlock e poi con il Doctor Strange, rientrino perfettamente in questo mio discorso. è anche vero però che l’attore inglese ha un talento dirompente che trascende le sue maschere più riuscite e, nell’interpretazione di Patrick Melrose, miliardario tossicodipendente dal passato difficile, lo fa risplendere anche più del solito. La miniserie ruota attorno a lui, o alla sua assenza, quando giustamente la sceneggiatura gli fa fare un passo indietro per non sovraccaricare la narrazione con i suoi istrionismi. Il risultato è una lucida (anche se spesso allucinata) finestra sui tormenti di un uomo distrutto dalla dipendenza, alla costante ricerca di qualcosa che gli ottenebri i sensi per trovare un’altra, l’ennesima, via di fuga dai propri demoni. Forse Patrick Melrose non è la perfetta visione estiva, non è una storia leggera, non ha la carica pop delle precedenti opere su cui Cumberbatch ha messo la firma, ma proprio per questo riesce ad essere terribilmente reale e a lasciare lo spettatore con qualcosa da digerire alla fine della visione. Dovrebbe essere la norma, ma in un mondo televisivo fatto da centinaia di prodotti piacevoli, ma facilmente dimenticabili, diventa un importante eccezione.

The VVitch (Netflix)

La critica lo ha osannato, il pubblico ha perso preziosi notti di sonno scosso dalla visione del film, The VVitch è l’horror classico che nessuno si aspettava, ma che tutti ci meritavamo. E quel “classico” non sta lì a intendere “prevedibile”, perché lo psicodramma familiare del gruppo di puritani allontanato dalla colonia e costretto a vivere fuori dalla città, ai confini di un bosco, è tutto tranne che scontato. Robert Eggers fa qualcosa che ormai succede sempre più raramente, si prende il tempo per costruire la paura. Il tempo viene dilatato, la tensione sale lentamente, è l’atmosfera a infondere il disagio nello spettatore e così, quando arriva l’orrore, la sensazione è amplificata, la paura trova terreno fertile sul quale attecchire. In un panorama horror in cui i film vengono concepiti come case dell’orrore in cui ad ogni angolo spunta fuori un mostro a far saltare in piedi lo spettatore, The VVitch è l’eccezione meritevole. La seconda che vi propongo questa settimana.

Manchester by The Sea (Infinity)

Se in Patrick Melrose a fare da perno alla narrazione è la splendida interpretazione di Cumbebatch, quella di Casey Affleck è sicuramente la pietra su cui si fonda quella di Manchester By the Sea. La storia del film ci si svela con lentezza lasciando al più giovane degli Affleck il compito di tenere seduto il pubblico. Grazie alla sua abilità riusciamo, prima che sia la storia stessa a portarci al disvelamento, a capire come la sua rabbia e malinconia siano frutto di un lutto che si porta appresso, che lo schiaccia e lo condiziona nelle relazioni con gli altri. Come per Patrick Melrose, Manchester by the Sea non è un film facilmente digeribile, ma l’angoscia che ci provoca non è cruda come quella dei deliri di un tossicodipendente, ma profondamente più intima, personale. Quello di Kenneth Lonergun è un film sul dolore, un film che naturalmente non serve a dare risposte, ma a risvegliare domande complesse in chi lo guarda. So di non essere molto leggero questa settimana con i miei consigli, ma sono sempre più convinto che il cinema e la televisione necessitino di storie forti, di pugni allo stomaco dello spettatore, che ci sia bisogno di stare un po’ scomodi sulle nostre poltrone.

 

E, come tutte le settimane, siamo arrivati all’ultima parte della rubrica dedicata a una chicca, a un contenuto che probabilmente vi siete persi perché non è preceduto da grossi battage pubblicitari e squilli di trombe sui social, ma che dovreste ugualmente vedere. Questa settimana, il film che ho scelto sono sicuro che vi farà fare colpo sul/sulla ragazzo/a con cui uscite e che continua a ripetervi quanto a lui non piacciano le americanate ma solo i film indie (che poi, fidatevi, uno che usa il termine americanate, io lo lascerei prima che sia troppo tardi).

Super Dark Times (Netflix)

In una sorta di suicida strategia di marketing, Super Dark Times è stato accostato a Stranger Things. Uno Stranger Things più maturo. Bene, la proporzione con cui Super Dark Times è più maturo è quella che legherebbe Alla Ricerca di Nemo con Lo Squalo. Dove i personaggi di Stranger Things si limitano ad essere mezzi narrativi, maschere, in Super Dark Times, l’esordiente Kevin Philips riproduce la complessa natura degli adolescenti. Vi è mai successo di fare un’idiozia a quell’età? Non parlo di qualcosa di goliardico, di una bravata senza conseguenze, ma di un errore vero, di uno di quelli che ti fanno crollare il mondo addosso e schiacciano le tue gambe di sbarbatello sotto una pressione incommensurabile. La sensazione di non poter scappare, di essersi bruciati tutto il resto della propria vita è la tipica reazione di quell’età, di chi prende ogni cosa con un fatalismo senza ritorno. Ecco, in Super Dark Times, l’idiozia che fa il gruppo di protagonisti è effettivamente senza ritorno: durante uno stupido gioco con una katana, uno di loro uccide un amico. Il peso di quell’azione opprimerà le vite dei nostri fino spezzarli. Il film ha una magnifica fotografia, Philips, anche se alla sua prima prova come regista, dimostra di avere occhio confezionando una serie di inquadrature che riescono ad essere nello stesso momento estremamente naturali e fortemente iconiche. Decisamente un recupero consigliatissimo visto anche che, in Italia, Super Dark Times non è stato distribuito nelle sale, ma è arrivato direttamente su Netflix.

Alla prossima settimana, miei fedeli bingewatchers: se vi è piaciuto qualcuno dei consigli che vi ho dato, se volete segnalarmi qualcosa che mi sono perso o se volete suggerirmi qualcosa di cui discutere la prossima settimana, vi invito a commentare l’articolo. La vostra guida allo streaming compulsivo è sempre disponibile!

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