L’idea di raccogliere la sfida estetica della coppia formata dal regista Denis Villeneuve e dal direttore della fotografia Roger Deakins avrebbe probabilmente intimorito molti cineasti. Ma non il nostro Stefano Sollima, il quale con il sequel del cult del 2015 Sicario ha realizzato un film che non fa rimpiangere l’originale. Pur rimanendo fedele all’idea e alla natura del genere di appartenenza del precedente, l’approccio di Sollima è visibilmente diverso (anche se non antitetico), sia nella materia narrativa che più specificamente nella forma filmica. Prima di tutto si può capire che la storia è stata scritta anche questa volta da Taylor Sheridan, il quale si conferma ormai uno scrittore capace di rispettare e approfondire questo tipo di thriller rendendoli però sempre più problematici. Nel caso di Sicario: Day of the Soldado l’idea di accostare due tematiche “scottanti” e attuali come quella del traffico di droga ed esseri umani al confine tra Messico e Stati Uniti con quella del terrorismo fondamentalista è sinceramente ardita, e connota la prima parte del lungometraggio di un’ambiguità ideologica a tratti davvero spiazzante. Sollima sembra però padroneggiare la materia con uno stile di regia asciutto, molto più realistico rispetto a quello di Villeneuve, anche se ciò non significa assolutamente sciatto.
Sicario: Day of the Soldado è infatti un’opera vibrante da ammirare, stilisticamente coerente ma mai leccata. Il cineasta italiano non si perde mai in sottolineature estetiche che non risultano coerenti con la narrazione e costruisce un puzzle visivo tanto potente quanto a tratti violentissimo. Come nel primo capitolo il ritmo della progressione narrativa è intrinsecamente legato anche allo sviluppo psicologico dei personaggi principali e ai rapporti che tra loro si vengono a costruire. Uscita di scena Kate Macer, la protagonista del film di Villeneuve interpretata da Emily Blunt, i due personaggi a supporto Matt Graver (Josh Brolin) e Alejandro (Benicio Del Toro) diventano il cuore oscuro del sequel di Sollima, impreziosendolo con due performance di enorme spessore. Ma se nell’altro a svettare era la durezza silenziosa dell’attore di origine portoricana, adesso è invece Brolin a conquistare la scena grazie al suo “soldato” costretto a decisioni troppo difficili da prendere, configurando pian piano un arco narrativo che conquista lo spettatore.
A parte qualche piccola sbavatura narrativa riguardante la credibilità di alcune situazioni, Sicario: Day of the Soldado si dimostra un thriller livido, capace di esporre nella loro drammaticità alcuni aspetti sconcertanti del presente dell’America. Stefano Sollima ha realizzato un secondo capitolo robusto ed emozionante. Dove Villeneuve cercava con la sua innegabile capacità registica di raggiungere una sorta di astrazione filosofica del male che il primo Sicario metteva in scena, il cineasta nostrano invece cala lo spettatore in un inferno più tangibile, concreto e insanguinato. Se ci sarà la possibilità di portare avanti questa saga dolorosa e tristemente contemporanea con un terzo episodio, noi non potremo che esserne entusiasti.
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