Nicolas Cage, quando l’overacting è uno stile di vita

Nicolas Cage, quando l’overacting è uno stile di vita

Di Filippo Magnifico

In quanti film ha recitato Nicolas Cage? Se anche a voi è sembrato di sentire la voce di Gerry Scotti leggendo questa domanda, siete in buona compagnia, perché potrebbe benissimo essere il quesito finale di una puntata di Chi vuole essere milionario?
È sul serio difficile rispondere con assoluta certezza così, a bruciapelo, sappiate in ogni caso che al momento sono più di 80 e non possiamo darvi una cifra precisa semplicemente perché, molto probabilmente, mentre state leggendo queste righe l’instancabile Nic avrà siglato almeno un atro paio di contratti, garantendosi i prossimi mesi lavorativi.

Si dice che ormai accetti qualsiasi ruolo perché sommerso dai debiti, anche se pare che la sua situazione finanziaria sia migliorata. Una cosa è certa: dal 1981, anno del suo esordio in Best of Times, quest’attore ha girato una media di due pellicole all’anno. Statisticamente parlando, un elenco così lungo comprende un’alta percentuale di flop, perché due film all’anno non li giri sempre con registi del calibro di Werner Herzog, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Brian De Palma, David Lynch o i Fratelli Coen.

La cosa incredibile, però, è che ci si ricorda di lui solo per i suoi film peggiori, senza mai prendere in considerazione un ragionamento abbastanza semplice: se ha collaborato con i registi più grandi del mondo (perché i nomi lì sopra non sono mica buttati a caso) un motivo ci sarà. Ed è molto semplice: Nicolas Cage è un grande attore, non perfetto per tutti i ruoli ma particolarmente dedito alla sua professione.
Ha il brutto vizio di dire sempre sì, purtroppo, accettando ruoli che non fanno per lui o finendo nelle mani di registi che con gli autori hanno poco a che fare, ma questo non cancella di certo tutto ciò di buono che ha fatto (e che continuerà a fare) nel corso della sua carriera.

Nicolas Cage non ha mai fatto distinzioni tra un film e l’altro. Ha sempre dato il massimo, recitando sempre con lo stesso livello di intensità (il compianto Roger Ebert l’aveva definito un attore con due marce: «intenso, e ancora più intenso»).
Si è sempre approcciato ad ogni ruolo come se fosse il più importante della sua vita, affrontandolo con quel suo modo eccessivo di recitare, definito da lui stesso «nouveau shamanic», che ha reso uniche pellicole come Il Ladro di Orchidee, Cuore Selvaggio, Arizona Junior, Face/Off e Via da Las Vegas (per cui si è aggiudicato un più che meritato Oscar). Titoli che, più di altri, hanno colto il meglio della sua foga creativa, perché alla base del cinema di Nicolas Cage c’è proprio questo: l’impeto, l’intuizione improvvisa, l’overacting perenne diventato ormai un vero e proprio marchio di fabbrica.

Nicolas Cage è ormai anche questo: un’idea, un modo di pensare. Un approccio alla recitazione che ti porta a sussurrare le parole, per poi alzare improvvisamente il tono della voce, strabuzzando gli occhi e caricando di tensione emotiva momenti che tutto sommato non ne avevano bisogno.
Un metodo adoperato anche nella vita reale, perché l’eccesso, l’eccentricità, sono sempre state caratteristiche fondamentali anche del Nicolas Cage che vive fuori dal set e che in più di un’occasione si è reso protagonista di situazioni, aneddoti, ai confini della realtà.
Nicolas Cage che colleziona teste rimpicciolite di pigmei, che acquista il teschio di un dinosauro, appassionato di serpenti e fumetti e di Elvis Presley, a tal punto da arrivare a sposarne la figlia (per poi divorziare pochissimo tempo dopo).

Eppure, nonostante la sovraesposizione mediatica, nonostante la quantità di pellicole mediocri realizzate durante la sua carriera, nonostante la quantità di eventi bizzarri di cui è stato protagonista, risulta quasi impossibile non volergli bene ogni volta che il suo talento trova la giusta esaltazione.
Perché ci sono film che sono perfetti per Nicolas Cage, come ad esempio il divertente Io, Dio e Bin Laden, diretto dal regista di Borat Larry Charles (una vera e proprio garanzia per quanto riguarda le commedie) e in arrivo nelle nostre sale il 25 luglio.
Nessuno, se non il buon vecchio Cage, sarebbe stato in grado di portare sul grande schermo la storia di Gary Faulkner, un ex-detenuto disoccupato, che armato solamente di una spada comprata su un canale televisivo, si è recato in Pakistan undici volte allo scopo di catturare Osama Bin Laden, spinto dalla convinzione che Dio in persona glielo avesse chiesto.

E se leggendo la trama del film l’unica parola che vi è venuta in mente è stata “overacting”, avete ragione, perché un ruolo del genere si può rendere alla perfezione solo in questo modo, con un maestro dell’eccesso recitativo.
Ben vengano, quindi, i ruoli esagerati, le storie talmente folli da risultare impossibili eppure incredibilmente vere.
Per ognuna di loro ci sarà sempre un Nicolas Cage pronto a strabuzzare gli occhi, a modulare la voce senza un criterio preciso. E ci sarà sempre una buona fetta di pubblico, pronto ad accoglierlo a braccia aperte, con lo stesso entusiasmo che, oggi come allora, è possibile riconoscere nel suo sguardo folle.

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