TRANSFORMERS: 7 cose che forse non sapevate sul cartone anni ’80

TRANSFORMERS: 7 cose che forse non sapevate sul cartone anni ’80

Di DocManhattan

Quella dei Transformers è una storia complicata. E non solo perché hai – tra gli altri – un camion, un paio di Lamborghini, un’ambulanza, una monoposto di F1, un microscopio e dei dinosauri robot che combattono contro dei jet, un robot pistola e gli idoli di tutti gli umarell, i mezzi da cantiere color verde acido. Lo storico primo cartone dei Transformers, andato in onda negli USA dall’84 (qui da noi dall’anno successivo), era frutto di un lungo e alla fine fruttuoso ping-pong di idee e licenze tra le due sponde del Pacifico, tra USA e Giappone. Con in mezzo la Marvel, quella dei fumetti. Ecco allora, dopo He-Man e i The Real Ghostbusters, 7 cose che forse non sapevate sul cartone animato dei Transformers!

1. I CUGINI DELL’UOMO-RAGNO
I Transformers nascono come linea di giocattoli della Hasbro, frutto della fusione sotto un unico brand di vari giocattoli trasformabili prodotti dalla giapponese Takara. E questo spiega cosa ci facessero insieme auto, P38, microscopi e lucchettini. Alla Hasbro serviva però dare un nome e un background a quei personaggi, che sarebbe poi stato sfruttato per la serie animata. Si rivolse perciò alla Marvel Comics, che si era già occupata della cosa per i G.I. Joe. Jim Shooter, all’epoca editor in chief della Marvel, ideò il tema della guerra tra Autobot e Decepticon (in Italia Autorobot e Distructor) venuti da Cybertron, e poi cercò un autore che si sciroppasse il discorso nomi e biografie. Alla fine la patata bollente da Cybertron finì tra le mani del disegnatore e sceneggiatore Bob Budiansky, che tirò fuori quasi tutti i nomi e la personalità dei vari Transformer. Quasi tutti, perché il nome di Optimus Prime era stato ideato da Dennis O’Neil, tra le altre cose celebre sceneggiatore di Batman negli anni 70, la cui proposta per i personaggi non aveva però convinto Shooter e la Hasbro.

La Marvel Comics pubblicò per 80 numeri, tra il 1984 e il 1991, il fumetto ufficiale della linea, The Transformers. In un numero, gli Autorobot incontravano Spider-Man, che all’epoca indossava il costume nero!

2. ALLA RICERCA DI GALVATRON
Il film d’animazione del 1986, Transformers – The Movie, è ricordato per più ragioni. Per il brano “The Touch” di Stan Bush, perché dopo pochi minuti Commander/Optimus Prime muore, diventando tutto nero e grigio, e perché il cast di doppiatori originali includeva nomi del calibro di Leonard Nimoy (l’indimenticato Spock di Star Trek) e Orson Welles, al suo ultimo lavoro prima di salutare questo pianeta pochi mesi prima dell’uscita del film. La voce di Optimus Prime è invece sempre stata, nelle varie serie animate come nei film dal vivo, quella di Peter Cullen, che in carriera ha doppiato davvero di tutto, dai super-eroi Marvel a K.A.R.R. di Supercar.

3. E VOI FATE I CATTIVI. E MUTI
Alla Hasbro non piaceva molto il nome Megatron e Budiansky dovette faticare non poco per farlo accettare. Il robot che si trasformava nella replica di una pistola diede non pochi grattacapi all’azienda, soprattutto in versione giocattolo. Il fatto buffo è che Megatron NON nasceva come un cattivo. Come buona parte dei compagni Decepticon, se è per questo. Per farla breve: Hasbro crea i Transformers, dicevamo, importando le robe-trasformabili-in-robot di alcune linee di giocattoli giapponesi della Takara (vedi punto 6). I Microman come Gun Robo, la prima incarnazione di Megatron, erano tutti eroi. Lo stesso vale per Devastator, che nella sua precedente vita come Diaclone si chiamava Construction Vehicle Robo, era buono… e arancione.

4. CUORE ITALIANO
Il primissimo Autorobot ad apparire nel cartone dei Transformer è Wheeljack, in Italia all’epoca noto come Saetta: una Lancia Stratos Turbo con livrea Alitalia, come l’auto campione di rally. Non era l’unico Autorobot convertibile in un bolide italiano nella prima stagione della serie: Sunstreaker/Lince e Sideswipe/Freccia  diventavano una Lamborghini Countach. Nella seconda stagione arriveranno anche Red Alert/Giaguaro (un’altra Countach) e Wildrider/Squalo (Ferrari 308 GTB).

5. SKYFIRE, L’INFILTRATO
Skyfire/Aquila era sensibilmente diverso nel cartone rispetto al giocattolo, per una ragione ben precisa. Proveniva da un’ALTRA serie animata. Era infatti ricavato, su licenza, dagli stampi del caccia trasformabile VF-1S Super Valkyrie della serie Macross, un giocattolo realizzato dalla giapponese Takatoku. La serie Macross sarebbe stata utilizzata per creare Robotech negli USA. Tornando ai Transformers: il nome del personaggio venne cambiato da Jetfire (giocattolo) in Skyfire (cartone) e ne fu modificato l’aspetto. Robotech, del resto, stava per arrivare sulle TV USA e si volevano evitare pasticci legali. Skyfire è l’unico esempio nel vecchio cartone dei Transformers di robot che cambia lato della barricata: parte dai Decepticon, come amico di Starscream, ma poi si affeziona agli esseri umani e perciò passa con gli Autobot.

6. LA VECCHIA PARENTELA CON I G.I. JOE
Transformer e G.I. Joe non hanno in comune solo l’appartenenza al marchio Hasbro. I Transformers nascono in un certo senso grazie ai G.I. Joe, ma solo dopo un lunghissimo giro. A fine anni 60, la Takara importa in Giappone i G.I. Joe, che sono all’epoca dei pupazzi militari snodati (e sfregiati su una guancia) alti circa 30 cm, rivendendoli come Combat Joe. Poco dopo, nel ’72, il brand si evolve in Henshin Cyborg, linea di giocattoli con gli stessi snodi, ma in plastica trasparente e l’aspetto robotico. Nel ’74, nasce la serie Microman: sempre pupazzini robot in parte trasparenti, ma più piccoli (9 centimetri), anche per risparmiare sulla plastica per via della crisi petrolifera in corso. Da Microman arrivano Micro Change e la linea parallela Diaclone, piene della qualunque trasformabile in robot, e Hasbro usa i soggetti di entrambe per dar vita ai Transformers nell’84. Uff!

7. GLI OCCHI DI TRYPTICON
I Dinobot non sono gli unici dinosauri robot dei Transformers. C’era anche Trypticon, l’enorme dinosauro malvagio in grado di trasformarsi in una città e in una stazione da battaglia. Questo amichetto di Godzilla, però, nel cartone non aveva gli occhi: perché? Perché il modello venne ricavato dal giocattolo, e qualcuno si dimenticò di incollare gli occhietti adesivi presenti nella confezione.

E quello, cecato, va a Parigi a rubare cose. Doh!

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