Quattro anni di interviste e cinque di pontificato per 96 minuti di documentario commissionato dal Vaticano: sono i numeri di Papa Francesco – Un uomo di parola, il film realizzato da Wim Wenders e presentato in fuori concorso al Festival di Cannes. L’incipit parte da Assisi, dalla storia di San Francesco, di come rivoluzionò non solo il mondo cristiano, ma la civiltà occidentale in generale dimostrandosi esempio di quel tipo di coerenza che oggigiorno, per l’appunto, definiamo francescana. Stacco e siamo in una gremita piazza di Buenos Aires dove l’allora arcivescovo della città invita i presenti ad abbracciarsi e guardare con ottimismo al futuro. Ulteriore stacco ed eccoci a Piazza San Pietro pochi secondi prima che il papa si affacci dal balcone per il suo primo discorso, quello che già da subito mostrò al mondo un uomo pieno di senso dell’umorismo e candore umano.
Le immagini di repertorio, finalmente rese disponibili dalla Santa Sede, si alternano con quelle delle interviste di Wenders, una vera “sinfonia di parole” secondo il regista tedesco. Papa Francesco guarda dritto in camera (Wenders ha usato un particolare stratagemma ottico per riuscirci), le sue parole sono quelle di un profeta. Si parla di povertà, cambiamento climatico, rapporto con i leader politici, gay, vita dopo la morte, immigrazione, giustizia sociale e abusi sessuali. Il comunicativo volto dell’intervistato si alterna con quello dei suoi viaggi e prediche in giro per il mondo, dai campi rom di Roma al congresso degli Stati Uniti passando per Gerusalemme, Ground Zero, Palestina, Sud America e tanti altri ancora. Potrebbe sembrare un film di propaganda, ma Wenders ha un protagonista d’eccezione. Papa Francesco è un uomo, ancora prima che il capo di una Chiesa, che trascina con le sue parole. Al di là delle contraddizioni contenute nella sua istituzione, anche da laici è difficile rimanere indifferenti a ciò che dice e alla sua visione generale del mondo. Che siano abili espedienti di comunicazione (come lo stesso film) o sincero modo di fare, Francesco non perde occasione per rimarcare la propria umiltà e desiderio di dimostrare che accontentarsi di meno non solo è possibile, ma è necessario per allargare a più persone possibile la pace. Wenders chiaramente crede al suo interlocutore (come accadde con Salgado e Il sale della terra) e enfatizza al meglio le sue parole. Le ultime, sull’importanza dell’umorismo nella vita, come diceva Tommaso Moro, sono il migliore finale possibile per 96 emozionanti minuti che fanno uscire dalla sala con il desiderio di essere persone migliori.
Wenders ha affermato che, finito il montaggio, Papa Francesco abbia affermato di non volere rivedere quanto filmato. “Non capisco di cinema, mi va bene così”. Vero o no che sia, una cosa è certa: un film del genere fa bene a tutti.
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