Marcello per lavoro fa il “Dogman“, l’uomo dei cani. Toletta, dogsitting e, all’occorrenza, anche un po’ di veterinaria. Vive ad Ostia all’interno di una micro-comunità di altri esercenti suoi vicini continuamente vessati da un ex pugile cocainomane che vandalizza, estorce e ruba senza soluzione di continuità. Marcello, così mingherlino e buono nonostante qualche ombra, è quello che ne soffre di più. Viene costretto a fare colpi a cui non vorrebbe partecipare anche se, nel profondo, una volta coinvolto non se ne dispiace troppo. Il contesto è quello che è e i soldi servono sempre. La situazione però è destinata a peggiorare. Anche i cani più fedeli, a forza di provocarli, mordono…
Matteo Garrone torna alle origini e dopo aver coraggiosamente tentato, senza particolare successo, la strada del fantasy con Il racconto dei racconti, ambienta nuovamente una sua storia in quelle aree di criminalità urbana già toccate da L’imbalsamatore e Gomorra. Anche qui, come ne L’imbalsamatore, il suo protagonista è un outsider, uno di quelli che gli altri sono abituati ad “usare”. Altra analogia: la professione del personaggio definisce anche il suo carattere. Marcello segue ciò che gli viene detto di fare, è generoso, ma quando sbaglia viene portato con il muso vicino all’errore per ascoltare il più perentorio dei “non si fa”. È un cane di piccola taglia: se abbaia (vedasi la scena davanti al campetto di calcio) nessuno lo ascolta davvero e quando riporta l’osso non riceve gli applausi che pensa di meritare. La storia ha chiari contatti con il celebre delitto del Canaro del 1988, ma è un’ispirazione che non ambisce a ricostruire, da una prospettiva diversa, il caso di cronaca che portò all’arresto di Pietro De Negri. Non viene rispettata l’epoca della vicenda e tanti altri, fondamentali dettagli narrativi.
Matteo Garrone racconta tutto con un film ricco di suspense, 100 minuti che si seguono senza uno sbadiglio. Dietro c’è un ottimo lavoro di scrittura, con personaggi e relazioni sempre credibili e con cui, volta a volta, è facile, empatizzare e un crescente desiderio di catarsi che trova (parziale) soddisfazione nel finale. Il perfetto utilizzo delle luci (anche la rappresentazione degli interni è molto simile a quella de L’imbalsamatore), del suono (il mare sullo sfondo, i gabbiani, il rombo di una moto come avvertimento di pericolo in arrivo) e, soprattutto, dei volti dei suoi attori, tutti o quasi sconosciuti, ma bravissimi, fanno di Dogman una delle migliori pellicole italiane degli ultimi anni e la speranza è che il Festival di Cannes, dove è stato presentato in concorso, possa riconoscerglielo.
>Dogman arriva nelle nostre sale oggi, giovedì 17 maggio. Fanno parte del cast Marcello Fonte, Edoardo Pesce, Nunzia Schiano, Gianluca Gobbi e Adamo Dionisi
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