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Border, la recensione dell’assurdo (e ben fatto) thriller che porta tra noi il mondo dei “troll” scandinavi #SWCannes

Pubblicato il 10 maggio 2018 di Andrea D'Addio

Tina è una poliziotta che lavora alla dogana di un imprecisato aeroporto scandinavo. Ha una figura e un volto che non passano inosservati: tozza, occhi lunghi e stretti, naso grande e pelle rugosa come quella di una quercia. Sembra appartenere ad una tribù posta ai confini del mondo ed effettivamente una particolarità che gli altri non hanno ce l’ha: riesce a sentire gli odori di qualsiasi essere vivente, soprattutto se è agitato a causa di qualcosa che nasconde. E’ così che scopre un trafficante di materiale pedo-pornografico e, poco dopo, incontra un uomo che sembra la sua copia gemella, ma al maschile. Che sia amore, una fratellanza divisa quando entrambi erano troppo piccoli o altro ancora, una cosa è certa: il futuro di entrambi non può proseguire se non assieme. La frequentazione però, parallelamente all’indagine, subirà svolte inaspettate capaci di cambiare per sempre la vita di Tina.

Poliziesco, racconto fantasy e dramma: difficile catalogare Border in un unico genere. Ali Abbasi, regista trentasettenne iraniano cresciuto in Danimarca, riesce a mescolare le tante trovate narrative in un unico, e coerente, racconto a metà tra X-Men e un western visto dalla parte degli indiani. E’ sorprendente la capacità con cui la pellicola riesce a mettere assieme, gradualmente, tutti gli elementi disseminati lungo la storia senza che nulla sia lasciato al caso, dal difficile rapporto con il padre alla maternità della vicina di casa. Già il titolo, Border, assume nel film un triplice significato: è confine politico a causa del lavoro alla dogana, etico quando si tratta di valutare fino a che punto si può spingere il desiderio di vendetta e, soprattutto, personale legato alla consapevolezza di sé stessi (grottesca e a suo modo quasi indimenticabile la scena del sesso). Ad aumentare la spiritualità del racconto c’è la suggestiva foresta scandinava e le sue specie animali. Alci, cervi e volpi assumono il ruolo di  guardiani di un mondo che inizia un millimetro dopo quello umano e su cui Tina sembra avere più di un piede.

Presentato nella sezione Un Certain Regard della 72esima edizione del Festival di Cannes, Border è senza dubbio una di quelle pellicole che difficilmente ci si dimentica. Fosse stato nel concorso ufficiale sarebbe stato d’obbligo considerare l’interpretazione dell’attrice protagonista Eva Melander per la Palma d’Oro. Così non è, speriamo almeno che la pellicola trovi distribuzione anche in Italia.

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