C’erano una volta i film d’azione e sci-fi scemi da prima serata su Italia 1 a metà settimana. Quelli con Van Damme, anche quando non c’era Van Damme. Una categoria nella quale rientra perfettamente Beyond Skyline, pellicola di fantascienza disponibile su Netflix che sarebbe un sequel – ma se non avete visto l’originale, Skyline, non fa niente. Davvero – e che in un’oretta e quaranta infila di tutto: rapimenti alieni, robot giganti, malandrini extraterrestri in stile nemici dei Power Rangers (ma con più lucette) e, uh, arti marziali nel sud-est asiatico, con tanto di alcuni campionissimi del genere, come il protagonista di The Raid. E? Ed è divertente. Scemo e a lunghi tratti improbabilissimo, certo, ma divertente. Parola.
Skyline era un film su un’invasione aliena girato nel 2010 dai fratelli Strause (Alien vs. Predator 2). Moderato successo al botteghino, visto che gli Strause l’avevano girato con l’equivalente hollywoodiano di un secchio di lupini, grosse pernacchie dalla critica. Sette anni dopo arriva Beyond Skyline, un semi-sequel, visto che racconta un’altra storia durante quella stessa invasione (sia pure destinata a intrecciarsi con la prima, riprendendone alcuni personaggi). Insomma, se non avete visto Skyline, si diceva, fa nulla. Il protagonista di Beyond Skyline è Mark, il solito poliziotto di Los Angeles vedovo e alcolizzato – hanno un loro sindacato apposito, visto che raggiungono tipo il 60% degli agenti dell’LAPD – interpretato da Frank Grillo (tra le altre cose, Crossbones negli ultimi film di Captain America e il protagonista della serie Kingdom).
Insieme al figlio Trent e ad altri sopravvissuti all’attacco degli alieni, tra cui la macchinista della metropolitana Audrey (Bojana Novakovic), Mark si fa un giro sull’ammiraglia aliena, finché, dopo una serie di eventi, la storia non cambia completamente ambientazione e registro nella seconda parte. Ci si trasferisce dalla Costa Ovest degli USA al Laos, e visto che si trova nel sud-est asiatico, saltano fuori immediatamente i combattimenti con coltelli e bastoni. Mancano solo i galli circondati dai tizi che scommettono agitando banconote. C’è la resistenza anti-aliena guidata da degli ex narcotrafficanti, in una terra in cui gli statunitensi non sono esattamente ben visti. C’è che Mark è diventato nel frattempo ostetrico e babysitter. C’è che si uniscono alla banda Iko Uwais (The Raid, The Raid 2), Yayan Ruhian e altri attori indonesiani per aumentare il tasso di calci rotanti e coreografie di legnate apprezzabili.
Così si può passare allo scontro finale, che include tanto di robottoni giganti tecno-organici, o qualcosa del genere. Spazio per l’approfondimento dei personaggi, ovviamente, nullo. Livello di recitazione prossimo a quello di una pièce parrocchiale. Credibilità degli spiegoni sulla tecnologia aliena, sulla conversione lucetta blu malvagità > lucetta rossa sei dei nostri, lasciamo stare. Ma fa niente. Perché da un film in cui si prendono a calci nei denti gli alieni, nonostante guidino robot scassa templi e palazzi, cosa ti vuoi aspettare. Gli effetti speciali – curati dalla società dei fratelli Strause, qui in veste anche di produttori con la loro Hydraulx, ma non di registi – non sono affatto malvagi, c’è qualche trovata carina, il tutto scorre senza far danni. Ci sono film sugli invasori alieni decisamente venuti peggio, anche con budget e cast di tutt’altro livello: qui, almeno, non ci si annoia. Basta ricordarsi di areare il cervello prima di farvi soggiornare le immagini.
Ah, ci sono un po’ di scene sanguinolente. Cervelli strappati dalle nuche dei loro proprietari, gole tagliate, gli arti di un poveraccio staccati, perché pure gli alieni se la prendono con gli anziani. Nulla di che, ma oh, hai visto mai siete facilmente influenzabili. Altro? Nel guardare Beyond Skyline, dalla schitarrata con riprese aree d’archivio di Los Angeles sui titoli di testa al suo finale, con intermezzo di eroe ed eroina in canotta sporca e mood così action anni 90, pensavo mancasse solo la carrellata di blooper sui titoli di coda, come nei film di Jackie Chan. Appena partiti i titoli di coda, è arrivata anche quella: son soddisfazioni.
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