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Kazuhide Tomonaga parla di Lupin III, di Miyazaki e della sua carriera

Pubblicato il 04 aprile 2018 di Marlen Vazzoler

La quinta serie di Lupin III intitolata Lupin the Third: Part 5, realizzata dalla Telecom Animation Film (specializzata in backgrounds, ritocchi finali dell’animazione e assistenza come produzione secondaria), ha debuttato ieri in Giappone.
Il primo episodio “Twin Tower no Shōjo” (La ragazza delle torri gemelle), inizia con l’introduzione di Marco Polo, un sito web per gli acquisti clandestini dove la gente compra merci come la droga e le armi.
L’obiettivo di Lupin è la moneta digitale che il sito guadagna con le transazioni, e per rubarla si infiltra nelle Torri gemelle, un gigantesco impianto di server sotto stretta sorveglianza. Il guardiano della chiave è una giovane e geniale hacker di nome Ami.

Kazuhide Tomonaga noto per il suo lavoro nella franchise di Lupin III, ha partecipato alla realizzazione dell’anime ed è stato il direttore esecutivo di Lupin III – l’Avventura Italiana. Ha lavorato come animatore sin dagli anni settanta, prima per lo studio Oh Pro e poi per la Telecom, diventando uno dei primi a specializzarsi nel campo degli effetti speciali.

Si è distinto in Addio Yamato e negli anime robotici della Toei (Super Robot 28) per aver fornito dei movimenti realistici ai veicoli spaziali, creando un movimento che tenesse conto sia delle dimensioni che del peso. Negli anni ha collaborato a molti progetti di Hayao Miyazaki, una partnership nata con Lupin III: Il castello di Cagliostro, dove ha animato il famoso inseguimento iniziale, continuando negli episodi di Lupin III curati da Miyazaki, e poi in Il castello nel cielo, Il fiuto di Sherlock Holmes e Si alza il vento.

Ma il suo lavoro non si ferma alle produzioni orientali, per l’America ha lavorato a progetti come Batman, Animaniacs, DuckTales, Batman of the Future – Il ritorno del Joker e Tiny Toon Adventures, è stato il direttore dell’animazione di Piccolo Nemo – Avventure nel mondo dei sogni. Nel 1982 ha lavorato al pilota, dove ha animato il volo notturno.

Di seguito vi riportiamo il round table tenutosi a Lucca Comics, assieme a Shuehei Kato il coordinatore del progetto della serie italiana di Lupin III (non si è occupato solo della parte produttiva ma delle decisioni chiave necessarie per la realizzazione della serie che lo hanno portato in più occasioni qui in Italia) e la nostra intervista:

Lupin è un personaggio iconico per molte generazioni, a cui il maestro ha contribuito in maniera sostanziale a far crescere questo mito. Com’è stato confrontarsi all’inizio con questo personaggio, e com’è farlo quotidianamente.

Tomonaga: Quando ha visto per la prima volta Lupin (il traduttore aggiunge, a quel tempo era già un animatore) ha pensato subito ‘Aaaah quanto sarebbe bello poter disegnare anch’io Lupin’, e quando ci è riuscito ne è stato molto contento. Ha cominciato con la seconda serie di Lupin, nel momento in cui ha cominciato, come ha detto prima era contentissimo, il fatto che adesso ancora oggi lui stia continuando a disegnare questo personaggio è per lui una grande emozione.
Quindi dal periodo in cui aveva disegnato Cagliostro, con delle scene che portavano molta emozione nei propri movimenti, seguendo le indicazioni del regista Hayao Miyazaki, ha continuato a disegnare fino a oggi arrivando a diventare addirittura una persona che si occupa di regia, di layut etc, una cosa che gli dà molta soddisfazione, che lo fa sentire cresciuto.
Quando è nata l’idea di fare la quarta serie, a lui è piaciuta molto che fosse ambientata in Italia, non solo per i giapponesi ma anche per noi italiani, perché sarebbe stato un progetto molto bello da seguire. E quindi ci ha messo ancor di più tutta la sua passione, divertendosi all’idea di lavorare a un mondo così nuovo, l’Italia, per il suo primo progetto da regista. Oltre ad essere stata una prova è stato anche un modo per accontentare un pubblico più vasto e soprattutto anche noi italiani.
Sapere che Lupin III è popolare in Giappone, è normale, perché lì è famosissimo. Ma l’idea che gli italiani, dopo i giapponesi siano così appassionati di questo personaggio, certamente ne è molto contento però allo stesso tempo ne è rimasto sorpreso. Quando l’anno scorso è venuto a Firenze, per la prima volta, ed ha visto l’Italia com’era, dal punto di vista dell’aspetto e dell’ambiente, ne è rimasto ancor più piacevolmente sorpreso. È stato felicissimo, perché ha sentito di trovarsi in un posto dove ci sono tanti appassionati di Lupin.
Ha detto che stanno già pensando alla prossima serie che si vedrà più avanti, ma allo stesso tempo è sicuro che piacerà anche a noi italiani, ed aspetta con piacere il momento in cui anche noi potremo vederla.

Kato: Iniziare la quarta serie di Lupin era un sogno che aveva già da molto tempo, c’erano comunque le produzioni degli special di Lupin che venivano realizzati una volta l’anno, e di cui anche lui si è occupato. Però nello stesso tempo il suo sogno era di realizzare una nuova serie. È vero che c’è stata la serie di Fujiko (quella di Koike, ndr) però questa volta invece, in questa nuova serie di Lupin si è tornati nuovamente all’idea originale: in cui Lupin era nuovamente il protagonista. Quindi le storie dovevano ruotare nuovamente attorno a lui, come nelle serie precedenti.
È sempre stato un fan di Tomonaga. A Kato piaceva la Telecom, e da tempo desiderava fare anche una serie con la regia di Kazuide Tomonaga presso di loro.

Screenweek: La nuova serie che sarà ambientata in Francia possiamo chiamarla ‘Lupin III parte 4 – parte II’ o Lupin III parte 5? E a che punto sono della lavorazione, se possono dirci qualcosa.

Tomonaga: In questo momento è troppo difficile dirlo, è un segreto!

Kato: Arriverà presto, prestissimo… Tra poco potranno già annunciarla.

Lupin è famoso nel mondo e sopratutto molto amato in Italia. Secondo il maestro Tomonaga che elementi ha Lupin che gli hanno permesso di sfondare nel nostro paese, così tanto come in Giappone?

Tomonaga: Anche io me lo chiedo… perché? Ne sono felice. Credo per il suo carattere. È anche uno stereotipo, ha un modo di fare ‘latino’, un carattere che si avvicino molto al nostro, quindi logicamente è più facile che sfondi qui.
Gli piacciono le donne, al punto di essere anche maleducato. Un altro punto che ritiene sia la fonte della sua popolarità, è che riesce a riunire la serietà con la simpatia, a far divertire. È un mix di tutto questo, e naturalmente ha successo in particolar modo su un popolo che gli assomiglia.

Volevo sapere come si fa a mantenere un personaggio, come Lupin, sulla cresta dell’onda per così tanto tempo? A renderlo sempre così interessante e così piacevole per il pubblico?

Kato: I personaggi esistono da cinquant’anni, è vero, e sono quelli che conosciamo: Lupin, Jigen, Fujiko, Goemon, Zenigata ma oltre alla combinazione dei personaggi ci sono anche gli autori. In passato gli autori hanno dato alla luce a dei personaggi che riflettevano la loro epoca, quello che poteva piacere, quello che ogni autore voleva comunicare liberamente. Pensate ad esempio ad Hayao Miyazaki che ha creato un suo Lupin che rispecchiava il suo tempo e la sua passione. Ma non solo lui, tutti hanno inserito le loro passioni molto personali nei personaggi, e un modo di fare adatto a quei tempi.
Quel che trovo interessante è che il nuovo Lupin viene anche creato da dei giovani autori che sono liberi di muoversi come era stato per i veterani, che lavorano ancora. L’ingresso dei nuovi autori che hanno portato con sé il loro modo di vivere nel presente, è sicuramente qualcosa rinnova il personaggio, e porta anche delle nuove idee, delle nuove storie, un mondo assolutamente nuovo.

Nel corso della carriera del maestro Tomonaga ha avuto modo di lavorare con degli autentici mostri sacri dell’animazione come Hayao Miyazaki o Yasuo Otsuka, mi chiedevo cosa conservasse di quelle particolari esperienze?

Tomonaga: Un ricordo particolare, era quello che lui aveva quando era giovane, quando era ancora uno studente e stava imparando l’animazione proprio da questi due autori. Ricorda i tempi alla Toei Aimation, dove loro stavano già lavorando e lui stava imparando. Loro ce la mettevano comunque tutta, e lui li osservava con ammirazione in tutte le scene che realizzavano, da quelle più tranquille a quelle più spaventose. Vedeva che ci mettevano tanta passione e questa è stata una cosa molto importante per lui, ed è forse uno dei tanti motivi per cui ama quel periodo.
Yasuo Otsuka diceva che tutto il film è importante, però allo stesso tempo tu come animatore devi sentire che quella scena che devi fare è molto importante da realizzare, e che devi dargli più ampiezza, più profondità. In quel momento devi pensare che hai una scena in quel film che puoi rendere grandiosa, e questa è una cosa molto importante. Queste cose che gli ha spiegato Otsuka-san sono i suoi ricordi lavorativi più belli, un insegnamento che è divenuto molto importante e che porta con sé tutt’oggi anche nella nuova serie di Lupin. Anche se adesso fa il regista quando si trova a dover fare delle scene, sa ogni scena va sentita particolarmente indipendentemente che sia triste, allegra o spaventosa. Deve essere fatta tenendo presente che stai portando avanti un qualcosa che rimarrà per sempre negli altri.

Ha pensato di dare un erede a Lupin, come un figlio. Se pensa di portare avanti un progetto live action

Tomonaga: [Ride] Non si è pensato ancora a una cosa simile, però sicuramente sarebbe un’idea interessante, però nel futuro è un po’ difficile.

Kato: Ci sono sempre molte idee su Lupin, su delle cose da fare. Diciamo che al momento non c’è niente in programma ma allo stesso tempo non è da escludere perché è sempre una diramazione.

Qualche commento su Lucca Comics and Games?

Tomonaga: È appena arrivato, ha visto il traffico. Ha notato tanta gente e il fatto che si svolga in una città, non nel solito padiglione o in un luogo freddo. Una vera città che in questi giorni vorrebbe visitare con calma e conoscere meglio.

Ha collaborato a progetti americani come Batman o gli Animaniacs, volevo sapere secondo lui quali erano le principali differenze nel lavorare sul mercato orientale e quello occidentale dell’animazione?

Tomonaga: Ho lavorato per la maggior parte con la Warner Bros., a serie come Tiny Toon Adventures, Animamiacs. La differenza sostanziale che trova rispetto a un anime giapponese è che, le storie sono più semplici, i disegni dei personaggi sono molto più semplici da capire, hanno delle storie non particolarmente approfondite. Questa non è una cosa sbagliata, è una scelta, però allo stesso tempo è diverso da un prodotto giapponese sia nella scelta dei personaggi che nel modo di fare.
Parla comunque di quando ha lavorato per l’America, ormai vent’anni fa, all’epoca i giovani animatori americani avevano già la possibilità di vedere, in quei primi periodi, come era fatta l’animazione giapponese, vedere anche gli storyboard, aver la possibilità di essere influenzati. Sono passati anni dopo, questa influenza, da questa crescita che gli anime giapponesi hanno portato in America, anche con diverse produzioni nascoste come staff, e si chiede in effetti, quanto è cambiato. Lui nota comunque delle differenze e gli piacerebbe un giorno tornare di nuovo a produrre qualcosa con l’ America per l’America.

INTERVISTA

In futuro, forse nella nuova serie a cui stanno lavorando, o in un nuovo progetto, ci sarà la possibilità di vedere il maestro Tomonaga animare una scena di inseguimento basata su uno storyboard di Takeshi Koike?

Le storie non sono state ancora fatte quindi è difficile dirlo. Solo nel caso in cui dovesse essergli richiesto ma ne sarebbe molto contento e per lui sarebbe una sfida molto interessante, rifare una scena di questo tipo.

Nella seconda serie di Lupin ha lavorato a molti episodi, pensiamo all’omaggio del Dittatore di Charlie Chaplin a Zenigata che cavalca un missile, e molte altre scene che sono caratterizzate da dei tempi molto veloci, molto dettagliate e da un’animazione molto realistica.

Lui pensava comunque di fare sempre un disegno realistico, ma non lo era perché ha sempre trovato una forma che rendesse il modello interessante e graficamente valido. Quindi ha l’apparenza realistica ma allo stesso tempo è studiato in modo tale che il disegno appaia interessante in quella scena.

Mentre stava lavorando alla seconda serie di Lupin, il signor Otsuka l’ha chiamata per Cagliostro. Quindi ha lasciato temporaneamente la Oh Pro per lavorare al film, volevo chiederle come è stato lavorare sotto Miyazaki in quel film, se può raccontarci qualche aneddoto di questa esperienza.

Lui ha lavorato per tutto il tempo con Hayao Miyazaki, c’era già uno storyboard ben determinato e doveva semplicemente trasporre quella scena dallo storyboard di Miyazaki a una scena animata. Questa era una cosa su cui lui ha puntato parecchio, però nello stesso tempo è stato un lavoro pre-determinato.

Una volta finito il film, con gli altri animatori che si erano allontanati momentaneamente per lavorare a Cagliostro, siete tornati per gli ultimi episodi della seconda serie animata.

Quelli della Telecom hanno continuato, ritornando alla seconda serie.

Negli ultimi episodi vediamo un cambiamento nella figura di Fujiko, prima era sempre la traditrice, poi è diventata una della gang. Volevo sapere se questo input è dovuto agli animatori, o a Miyazaki.

Non ha una grande memoria di quello che è successo. In questo caso succede che a seconda della situazione, di come deve andare avanti la storia, Fujiko cambia il suo modo di fare. Quindi può cambiare a seconda della storia che si deve raccontare, anche come viene disegnata graficamente. Quindi è una necessità generale, più che una cosa pensata in base alla storia.

Come veniva assegnata l’animazione durante la seconda serie? Perché ci sono degli animatori che hanno collaborato a diversi episodi, ad esempio lei non è creditato su tutti gli episodi, ma solo su alcuni.

Ha detto che tante volte mancava anche lo spazio per i nomi, mancava il materiale, quindi non si poteva mettere i nomi di tutti quanti i disegnatori. Nel caso dell’ultimo episodio, avendoci lavorato tanto, il suo nome è stato inserito, ma non sempre viene considerato che chi lavora a una scena, deve essere riconosciuto nei crediti.

Cinzia Mariani: Ma in generale non ci fanno molto caso, lavorano e basta.

Una cosa che notavamo è che nelle produzioni commissionate all’estero allo studio Telecom, spesso e volentieri i nomi dei disegnatori dello staff giapponese non viene segnalato, ma ci sono molti utenti che avrebbero piacere di sapere chi ci ha lavorato.

Anche lì c’è il problema che si diventa troppo lunghi, comunque è una questione di dare importanza a quelli che hanno dato di più al progetto.

Che differenza c’è la seconda serie e la quarta serie?

Rispetto alla Parte 2, in cui erano tutti insieme e viaggiavano per il mondo, c’erano un certo tipo di situazioni, la parte 4 era una serie ben differente, lui aveva bisogno di altre situazioni, di altri personaggi, il posto (l’Italia, ndr.) che ben conosci e giocare solo su quello.
Quindi con il produttore hanno pensato parecchio in che modo i personaggi dovessero muoversi. Se nella seconda serie erano tutti insieme, nella quarta serie si dovevano anche separare, prendere una loro identità più caratteristica per una buona parte dell’episodio, e poi nello stesso tempo combattere insieme. Quindi c’era una necessità, diciamo molto più realistica secondo i tempi, per cui i personaggi hanno creato un nuovo aspetto di loro stessi. Potendosi separare sono diventati più forti e quasi protagonisti di una storia.

Una domanda per Kato, c’è qualche legame tra i due film di Koike su Jigen e Goemon e la Parte 4, o sono considerate come due cose separate?

I due film non vanno collocati dopo, potrebbero essere collocati prima. Diciamo che è come se fosse un altro tipo di produzione legata a quello che loro ‘vedevano’ in un periodo precedente, sopratutto con l’impatto della visione che Koike aveva per dare alla luce questi personaggi. Una differenza certamente c’è, si parla comunque del contributo di due mentalità distinte e allo stesso tempo per Kato è stata un’occasione.

Maestro Tomonaga, visto che l’ultimo film a cui ha lavorato con Miyazaki è Si alza il vento, c’è la possibilità che torni a lavorare al suo ultimo film in produzione allo studio Ghibli?

Pensa proprio di no, perché il prossimo film di Miyazaki non è esattamente quello che ama e desidera disegnare con tutto se stesso, è una cosa che si disticca un po’ dal suo modo di fare. Quindi probabilmente dallo Studio Ghibli non arriverà la richiesta di collaborazione, però non lo sappiamo.

Di seguito potete vedere la masterclass:

Original Comic book created by Monkey Punch

©Monkey Punch All rights reserved

©TMS/NTV All rights reserved

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