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THE DOC(MANHATTAN) IS IN – X-Files Stagione 11, i Pooh dell’altro mondo

Pubblicato il 07 febbraio 2018 di DocManhattan

Fox Mulder e Dana Scully. I complotti. Gli esperimenti. Gli alieni. Sembra ieri, non fosse che no, non lo sembra affatto. Se c’è una serie intimamente legata al periodo che l’ha partorita è proprio X-Files: la sigla supervintage è ancora lì, anche in questa undicesima stagione – la seconda del nuovo corso, dopo la ripartenza con la decima nel 2016, quattordici primavere dopo la conclusione della nona e sette dopo l’uscita del secondo film – per ricordarcelo: nonostante la facciona di Trump e la tecnologia moderna, siamo ancora (spiritualmente) negli anni 90. Quando a un’autopsia aliena si riusciva ancora a credere (se avevi un anello molto analogico al naso) e si faceva la storia della TV con due tizi phonatissimi che fendevano le tenebre con il cono di luce delle proprie torce, a caccia del monster of the week e di nuovi scampoli di trama orizzontale. Mulder e Scully, nonostante tutto quello che gli è capitato dritto sulla nuca in venticinque anni di ricerca della verità e sfighe assortite, sono ancora loro. Solo decisamente più vecchi. Tipo i Pooh.

Il sesto e ultimo episodio della stagione precedente ci aveva lasciato appunto appesi lì, nel febbraio di due anni fa, con il più bieco dei cliffhangeroni: erano veramente extraterrestri quelli che stavano andando a portare una pianta da salotto e una bottiglia di vino riciclata a Scully in segno di stima? Si riparte più o meno da quel punto, con uno scherzone bastardo alla Chris Carter in apertura, tanto per trollare il pubblico, e una sorpresa che arriva più avanti. Insieme, ovvio, a una valanga di facce note. L’Uomo che Fuma, il supertabagista che ha causato da solo tutti i casini della storia americana, è ancora lì. Il vecchio Skinner pure, ma siccome era uguale ai primi anni 90, hanno dovuto far crescere una barbona da Babbo Natale a Mitch Pileggi per farlo sembrare più stagionato. Lui era già un po’ anziano prima, non valeva.

Perché loro, Mulder e Scully, che continuano a chiamarsi per cognome come due ragazzini delle medie, pur con tutto quello che c’è stato tra loro, sono invecchiati e manco poco. Lui ha il volto del David Duchovny quasi sessantenne sovrapposto a quello del Fox di un tempo; stesso look, stessi capelli, solo un bel po’ di rughe in più. Lei, Gillian Anderson, ha ridistribuito nel tempo la massa del suo viso, sviluppato ora più che altro in lungo. Ma serve, eh. Il tempo, anche se la sigla è sempre quella per farti rimpiangere gli anni delle basettone alla Beverly Hills 90210, è scivolato via. Mulder e Scully hanno un figlio, William, attorno a cui ruota tutto lo story arc della stagione, e… cos’è questa storia? Ah, sorpresone. Grazie, Chris Carter. Per un attimo avevo dimenticato quanto fossi stronzo.

In onda negli USA da gennaio, l’undicesima stagione di X-Files è approdata anche da noi, su Fox, alla fine del mese scorso. I due episodi trasmessi finora nella lingua di Dante (chiaramente un alieno amico dei grigi, anche se ufficialmente era un guelfo bianco) riportano in scena il Consorzio, il grande club dei Men in Black che vuole aiutare/fermare i colonizzatori alieni, Monica Reyes e Ringo, uno dei tre Pistoleri solitari. Ma nostalgia da rimpatriata a parte, ne vale la pena? Se avete visto la decima stagione, e non vi siete ancora attaccati a questa, decisamente sì. La storia scorre meglio rispetto alla serie precedente, su cui gravava il compito di rimettere il tutto in pista. Ora, dopo qualche passo impacciato, la creatura di Carter sembra aver ricominciato a correre, con un ritmo sostenuto e il suo mix di fantascienza, horror, mistero e coetanei di Red Canzian meno talentuosi (no, Duchovny non ha aggiunto una seconda espressione al suo repertorio).

Certo, funziona solo se vent’anni fa trascorrevate un giorno a settimana a registrare le nuove puntate mandate da Italia 1 sulle videocassette di Beautiful di vostra madre, povera donna, chiedendovi se quei due avrebbero prima o poi consumato. Per chi non ha apprezzato le stagioni del decennio scorso o il secondo film, o X-Files del tutto, di senso ne ha chiaramente poco. Come del resto qualunque serie che si voglia iniziare a guardare dall’undicesima stagione. Con tutto quello che c’è la fuori (accanto alla verità), nel grande supermercato sempre aperto delle serie TV. Sì, insomma, solo se ancora vi emoziona sapere cosa combinano i due ex agenti ora di nuovo in servizio, anche se non sono più gli anni Novanta da un pezzo. Solo se pure voi volete crederci. Ma, per amor del cielo, toglietevi quelle basette da Brandon Walsh.

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