Seconda Occasione: il remake per teenagers di Rollerball (2002)

Seconda Occasione: il remake per teenagers di Rollerball (2002)

Di Nanni Cobretti

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L’ACCUSA: 25 milioni di dollari di incasso su 70 di budget, 3% di gradimento su Rotten Tomatoes. Flop totale su tutti i fronti.

SVOLGIMENTO: mentre scrivo questo pezzo sto indossando la leggendaria n.6 arancione di Jonathan E., protagonista del Rollerball originale del 1975, tratto dal racconto Roller Ball Murder di William Harrison. Sono ovviamente un grande fan, ma non l’ho mai necessariamente ritenuto un film perfetto: interamente strutturato su uno scenario distopico in cui il mondo è governato da una serie di multinazionali che si dividono la gestione dei beni e hanno eliminato il bisogno di guerre in cambio del controllo totale sulle vite dei cittadini, usa il rollerball – una specie di versione ultraviolenta dei roller derby che include full contact e motociclette – come scusa per impostare una metafora politica serissima ma più di suggestioni che di approfondimenti, e alla fine rimane memorabile soprattutto grazie alle brutali e a tutt’oggi incredibili scene di sport.
Quando annunciarono un remake diretto da John McTiernan, l’autore di Die Hard in persona, uno dei migliori registi action di sempre, non potevo che essere entusiasta. Alla sceneggiatura Larry Ferguson, che aveva già collaborato con McTiernan in Caccia a Ottobre Rosso. Nel cast una delle donne più belle di quegli anni, la top model Rebecca Romijn, nota per il ruolo di Mystica negli X-Men e per quello della Femme Fatale nell’omonimo film di De Palma. Insieme a lei, uhm, il rapper LL Cool J e quella che effettivamente era una delle pseudo-star più improbabili che potessero azzardare: Chris Klein, giunto alla fama come sesto/settimo personaggio più interessante di American Pie, fisico atletico il giusto, aspetto un po’ troppo da ragazzo per bene per un film di ultraviolenza, faccia da pesce lesso che in confronto Sam “Avatar” Worthington pare Lee Marvin, carisma sotto ai radar. Ma vabbè, dirige McTiernan.

La leggenda narra di uno script bellissimo che, come primissima cosa, McTiernan decide di cestinare.
L’originale era ambientato nel 2018, il remake viene spostato al presente.
Cioè aspettate, mi spiego meglio… nel senso che l’originale è del 1975 per cui il 2018 è oggi ma in confronto era il futuro, mentre il remake viene ambientato nel passato, il 2002, che rispetto al 1975 era il futuro, ma all’epoca era il presente… capito? Se non è chiaro provate a riguardare Terminator.
Insomma, in questo remake non c’è nessuna società mondiale distopica: in questo remake, la società distopica è la Russia.
Jonathan E. cambia nome in Jonathan Cross ed è un pirla che si fionda per le strade di San Francisco sdraiato su una specie di skateboard lungo come uno slittino, e siccome poi non gli va di pigliare una multa per non sbagliare emigra – appunto – in Russia. Qui viene ingaggiato da Jean Reno nei panni di un russo, che tanto per gli americani gli europei sono tutti uguali. Jean Reno, russo dalla strana erre moscia tipica francese, è il capo del Rollerball, uno sport spettacolare e violento che lui non ha remore di trasformare in mortale pur di rivenderlo alle tv via cavo statunitensi (immagino per essere trasmesso dopo Destroyed in Seconds e prima di Dating Naked). Rebecca Romijn interpreta una tizia a cui basta una piccola cicatrice sotto a un occhio per dimenticarsi di essere una delle top model più belle del mondo e vergognarsi di farsi vedere in faccia.
Cosa sia di McTiernan e cosa no non è dato sapere: si sa che non era convinto del sottotesto politico e che voleva concentrarsi su scene sportive violentissime, ma si sa anche che la sua versione floppò malissimo alle proiezioni di test e che da lì in poi la situazione gli sfuggì completamente di mano. Ci fu un’altra riscrittura alla quale seguirono frettolosi reshoots e infine uno stagliuzzamento generale che portò il film ad essere riadattato per ottenere il famigerato PG-13 e a durare 25 minuti in meno.
Il film, come potete immaginare, perde completamente di senso.

Il materiale che rimane consiste di una prima mezzora – un terzo di film – interamente dedicata al primo match di rollerball, ovvero quello che dovrebbe semplicemente fare da introduzione alla storia. Quello che segue ha a malapena le fattezze di una trama, per assomigliare più a una serie di scene d’azione montate malissimo e inframezzate da pezzi di dialogo scelti fra gli unici estraibili che non citassero sottotrame che si era deciso di eliminare. È in questa fase probabilmente che, incoraggiati da una comparsata degli Slipknot in persona, si decide anche di affogare il tutto con una carrellata sul peggior nu-metal dell’epoca, tra i Drowning Pool, i Godsmack e gli Hoobastank. Qualsiasi traccia di stile vagamente riconducibile a McTiernan scompare totalmente, in favore di un’imitazione goffa del montaggio tipico da teen action movie tipo le imitazioni di Fast & Furious. Il culmine viene raggiunto dalla scena più famigerata: un lungo inseguimento notturno venuto troppo scuro che, per la mancanza di tempo e fondi per rifare o correggere, viene schiarito artificialmente e sovrapposto da un inguardabile filtro verde per simulare malissimo una visione notturna che comunque nel contesto non ha il minimo senso.
Insomma, c’è poco da girarci attorno: come successo di recente solo a I Fantastici 4 di Josh Trank, questo era un film palesemente non finito e non pronto per essere distribuito, ma che per qualche ragione si è deciso di dare in pasto al pubblico lo stesso.
Tra le cose che nemmeno la versione integrale originale avrebbe salvato c’è sicuramente la prestazione del povero Chris Klein, la cui carriera sarebbe finita all’istante e non rimpianta da nessuno, mentre il finale lascia intravedere intuizioni che in un contesto migliore avrebbero fatto una figura niente male, come l’idea di concludere con una rivolta generale di squadre e pubblico invece che col solo Jonathan in vittoria solitaria.
Ma ormai il danno era fatto.
A completare la beffa, fu durante le riprese di questo film che John McTiernan decise di far spiare illegalmente il produttore Charles Roven, fatto per il quale fu arrestato e condannato a un anno di prigione.
Per finire, un paio di note divertenti: nel ruolo del telecronista americano c’è il leggendario manager e commentatore della WWE Paul Heyman; in una scena, anche nei dialoghi originali, Jean Reno presenta al protagonista tale “Enzo Molinari di Canale 5” (anche se come show l’avrei visto meglio su Italia1).

VERDETTO: potrebbe effettivamente essere fra i 10 film più impresentabili che io abbia mai visto. Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere di un’opera che porta la firma di John McTiernan.

COS’HO IMPARATO: che John McTiernan verso la fine dei ‘90 era uscito di testa e non c’era niente da fare. E che serve una carriera incredibile come la sua per firmare un pastrocchio del genere e – nonostante non si tratti nemmeno del suo unico flop pesante (gli altri sono Last Action Hero e Il 13esimo guerriero) – rimanere comunque bello saldo nell’Olimpo dei Migliori. Stima immutata, John. Stima immutata.

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