Può bastare una canzone a rendere un film di genere degno di essere visto? Solitamente scriveremmo che non è certo abbastanza, ma se il brano in questione è il classico interpretato dalla grande Tina Turner, quello che regala il titolo a questo film, ecco che le cose cambiano.
Sia chiaro, fino alla resa dei conti finale non è che lo “sparatutto” con Taraji P. Henson come protagonista assoluta fosse da buttare, tutt’altro. Il film diretto da Babak Najafi (Attacco al potere 2) infatti mette insieme diverse influenze cinematografiche con discreto senso del cinema d’azione. L’inizio è un omaggio dichiarato e divertente al cinema della “blaxploitation” dei primi anni ’70, con titoli di testa coloratissimi e soprattutto una colonna sonora che nella prima parte si lascia ascoltare con enorme gioia. Il regista poi dimostra di avere un discreto senso delle coreografie legate alle scene d’azione, con alcuni movimenti che sembrano veri e propri balletti con pistole e proiettili. Anche il set tutto bostoniano viene sfruttato con una certa originalità visiva: le ambientazioni sono tutte strade di periferia, vicoli tra case di mattoni, piccoli scenari che rendono la visione abbastanza claustrofobica. Ciò dipende probabilmente anche dal budget limitato della produzione (soltanto 14 milioni di dollari), ma anche tali limitazioni sono sfruttate per trovare una certa coerenza estetica all’opera.
Quando invece Proud Mary inizia a percorrere la strada del dramma il fatto che sia costruito su una sceneggiatura non propriamente scoppiettante influisce in particolar modo sul ritmo della narrazione. Alcuni rallentamenti sono però contenuti dalla presenza scenica della Henson, anche produttrice, che si cuce addosso un personaggio indubbiamente affascinante, e lo riempie con presenza scenica e umanità. È lei a tenere in piedi il film quando tenta di mettere dentro il puro cinema di genere più di quello che dovrebbe, fino appunto alla resa dei conti finale. Ecco allora che sulle note infuocate di Proud Mary l’eroina si scaglia contro un battaglione di uomini armati fino ai denti in una sequenza da ricordate, adrenalinica e spassosa. Tutto diventa azione pura, ritmo indiavolato, il tutto orchestrato perfettamente dalla fisicità prorompente di Taraji P. Henson.
Non è cinema innovativo né troppo originale Proud Mary, ma per passare un’ora e mezzo di intrattenimento di genere è più che abbastanza: scene d’azione ben orchestrate, canzoni d’epoca sempre amate e un’eroina sempre elegante e “tosta” per cui parteggiare. Il prezzo del biglietto è stato comunque ben speso.
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