La Storia dietro un Frame: Indiana Jones e la maledetta dissenteria

La Storia dietro un Frame: Indiana Jones e la maledetta dissenteria

Di Filippo Magnifico

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I set dei film sono pieni di aneddoti più o meno interessanti. Alcuni sono noti, altri meno. Partendo da un frame, da una semplice immagine, si possono scoprire storie interessantissime, in alcuni casi straordinarie. Questo perché dietro il semplice fotogramma di una pellicola si può nascondere un mondo. È questo il caso di Indiana Jones e della maledetta dissenteria.

Come nascono i film? Molto spesso per caso. È così che nascono le migliori idee, del resto, ed è così che è nato I predatori dell’arca perduta, il primo capitolo della saga cinematografica di Indiana Jones.

È il 1977, George Lucas sta cercando nuovi progetti cinematografici e ha una precisa idea in mente: riportare sul grande schermo le avventure cinematografiche di una volta, affidandole ad un archeologo molto particolare e dalla doppia identità, stimato professore universitario da un lato e avventuriero armato di frusta dall’altro. Ne parla con il suo amico Steven Spielberg, i due ricordano le vecchie serie TV e i fumetti con cui sono cresciuti. Lucas ha già un’idea in mente, la sua storia è incentrata sulla ricerca della mitica Arca dell’Alleanza. La sceneggiatura diventa concreta nel giro di poco tempo.

Manca un protagonista. Vengono presi in considerazione Nick Nolte e Tom Selleck, soprattutto Tom Selleck sembra perfetto per il ruolo ma gli impegni con la serie TV Magnum P.I. lo costringono a rinunciare. Ecco, quindi, che arriva Harrison Ford, una vecchia conoscenza di Lucas, l’Han Solo di Star Wars pronto per cimentarsi con un altro personaggio destinato a diventare leggenda.

Un grande protagonista, un’ottima sceneggiatura, un regista del calibro di Steven Spielberg. Gli ingredienti perfetti. Negli anni ’80 nasce Indiana Jones, e con lui una delle saghe più famose della storia cinema.

Abbiamo visto infinite volte il film e non ci stancheremo mai di vederlo. Anzi, immaginiamo di vederlo proprio in questo momento e di soffermarci su di una scena molto particolare. Il nostro eroe si trova in Egitto. La sua amata Marion, interpretate da Karen Allen, è in pericolo e sulla scena irrompe uno spadaccino vestito di nero, pronto a sfidare Indiana in un duello all’ultimo sangue. Esegue alcune mosse con la sua lama affilata, si preannuncia uno scontro epico e invece no, Harrison Ford lo fredda con un colpo di pistola, smorzando la tensione ed offrendoci una parentesi comica entrata nella storia. Bene, è arrivato il momento di schiacciare il tasto pausa e tornare indietro nel tempo, durante le riprese del film.

Steven Spielberg e il resto della produzione si trovano in Tunisia, sono previste 6 settimane di riprese ma si riducono a quattro perché la situazione non è delle migliori. Il caldo è insopportabile e cast e troupe sono vittima della dissenteria. Tutti tranne Spielberg, che durante le riprese ha detto no al cibo locale, nutrendosi solo di spaghetti in barattolo che si è portato dall’America (quel furbone di uno Spielberg!).

Bisogna girare una scena precisa, quella in cui Indiana Jones affronta uno spadaccino vestito di nero, un momento che prevede una scazzottata molto complessa, che si conclude con Indy che disarma il malvagio a colpi frusta. Ma, come abbiamo già detto, cast e troupe non stanno passando un bel momento. Nessuno ha le energie (e la voglia) per girare quel momento, soprattutto Harrison Ford, che propone al regista una variante più statica ma di sicuro impatto. Ma lasciamo che sia lo stesso Ford a raccontarci cosa è successo quel giorno.

Stavamo girando in Tunisia e nella sceneggiatura era prevista una scena in cui avrei dovuto combattere uno spadaccino, un esperto spadaccino, doveva essere il duello finale tra spada e frusta. Stavo soffrendo di dissenteria, sul serio, era molto difficile per me rimanere fuori dal mio camerino più di 10 minuti. Avevamo fatto un breve ripasso della scena la notte prima e sia io che Steve ci eravamo resi conti che ci sarebbero voluti due o tre giorni per girarla. Ed era l’ultima scena che dovevamo girare in Tunisia prima di spostarci in Inghilterra. E la scena prima comprendeva un combattimento con cinque cattivoni che cercavano di rapire Marian, quindi mi sembrava un po’ ridondante. Stavo pensando a come evitare quei tre giorni di riprese, quindi una volta arrivato sul set ho proposto a Steve di sparare semplicemente a quel figlio di puttana e Steve mi ha risposto “Stavo pensando la stessa cosa”. Il povero ragazzo era un bravissimo stuntman inglese che si era allenato per mesi per girare quella scena e fu molto sorpreso nell’apprendere che tutto si sarebbe risolto in cinque minuti. Ma lui ha impugnato la spada, io ho preso la mia pistola, e subito dopo siamo tornati in Inghilterra.

È così, quindi, che è nato uno dei momenti più famosi della storia del cinema. Per caso. Per colpa della dissenteria.

Anche oggi siamo giunti alla fine del nostro appuntamento, anche oggi abbiamo scoperto che basta soffermarsi su di un singolo frammento di pellicola per scoprire un mondo. La settimana prossima ci attenderà un nuovo frame, una nuova storia.

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