Godzilla – Il pianeta dei mostri è un film con diversi difetti ma allo stesso tempo promettente

Godzilla – Il pianeta dei mostri è un film con diversi difetti ma allo stesso tempo promettente

Di Marlen Vazzoler

Ieri è stato lanciato su Netflix Godzilla – Il pianeta dei mostri (Godzilla: Kaijuu Wakusei) il primo atteso capitolo della trilogia animata cinematografica di Godzilla concepita da Gen Urobuchi, creatore di Aldnoah.Zero e sceneggiatore di Mahou Shoujo Madoka★Magica, Psycho-Pass e Suisei no Gargantia.

In questo Kaiju Eiga (film sui kaiju), Urobuchi torna a fondere dramma, fantascienza, mecha e azione come in Gargantia, toccando in parte gli stessi temi ma sviluppandoli in modo differente.
In un futuro non molto distante la Terra viene attaccata dai Kaiju che ne causano la rovina e l’improvvisa comparsa di Godzilla mette in ginocchio i terrestri, ma dallo spazio arrivano due razze aliene (Exif e Bilusaludo) pronte a salvare il pianeta blu e a distruggere l’invincibile kaiju. Ma i loro sforzi sono inutili: gli umanoidi e i terrestri sono costretti a scappare mentre Godzilla distrugge la civiltà umana.
Sono passati venti anni e le risorse dei sopravvissuti si stanno esaurendo, l’umanoide Metphies riesce a manovrare il Comitato Centrale a ritornare sulla Terra e a seguire il piano del capitano Haruo Sakaki che prevede la distruzione di Godzilla.
Ma una volta atterrati scoprono che in realtà sono trascorsi ventimila anni sul nostro pianeta, e la flora e la fauna hanno subito una mutazione, hanno caratteristiche simili al metallo e un potente magnetismo, proprio come Godzilla.

La maggior parte del film – circa 50 minuti – serve per impostare la storia e i personaggi, nonostante la presenza di diversi elementi che Urobuchi svilupperà nei seguiti – come il MechaGodzilla e i terrestri sopravvissuti che torneranno in Godzilla: Kessen Kidou Zoushoku Toshi la cui uscita è prevista fra quattro mesi in Giappone – si ha la sensazione che il sceneggiatore abbia abbassato l’asticella per questa pellicola e che una narrazione episodica come quella di una serie animata potrebbe aver giovato maggiormente alla struttura narrativa del progetto.
Per il resto si tratta di un tipico tokusatsu, dove gli umani si ritrovano a combattere contro i Servum e Godzilla.

Una nota sicuramente dolente di questo film sono i personaggi: Metphies assume il ruolo dell’espediente narrativo, mentre Leland, Bindewald e Yuko sono appena abbozzati. L’unico personaggio abbastanza sviluppato è Haruo Sakaki, che in più punti tende a ricordare quella testa calda di Eren Yeger in L’attacco dei giganti per la sua ossessione verso Godzilla.
A fatica si riesce a stabilire qualche legame affettivo con i personaggi, di conseguenza l’impatto drammatico è decisamente sottotono.

Ad essere sinceri non sono mai stata una grande fan dello stile in computer grafica della Polygon Pictures, ma possiamo notare dei miglioramenti nell’animazione e nel rigging dei modelli, più naturali e fluidi rispetto ad altre produzioni. L’uso di un elevato tono del nero tende a funzionare ma non sempre, specialmente quando è legato a determinati modelli e questo vale sopratutto nella parte finale del film. E’ inoltre un peccato la decisione di usare uno sfondo quasi sempre sfocato per far risaltare i mecha e i personaggi.
Se da una parte l’animazione degli ambienti tende a essere molto realistica e ben fatta, il design dei personaggi è un po’ anonimo e tende a perdersi ulteriormente quando questi indossano il casco, ad esempio Lazzari e Leland risultano troppo simili.

La colonna sonora del tre volte premio Oscar giapponese Takayuki Hattori (Nodame Cantabile, i film di Slayers e Space Brothers) è epica, fa un ampio uso di toni bassi, ripercussioni e archi senza dimenticare il passato. La canzone di XAIWhite Out‘ che ha accompagnato i trailer è stata usata per i titoli di coda ma sarebbe stato interessante un suo uso anche durante il film.
Per apprezzare in pieno il sound design dovrete avere un buon impianto audio: non ci troviamo di fronte a un capolavoro ma gli effetti sonori sono abbastanza solidi.
Per quanto riguarda il doppiaggio originale, Daisuke Ono offre un’ottima interpretazione nel ruolo di Leland seguita a ruota da quella di Mamoru Miyano nel ruolo di Sakaki, lo scontro fra i due personaggi è sicuramente uno dei momenti in cui hanno più brillato.

Godzilla – Il pianeta dei mostri (Godzilla: Kaijuu Wakusei) è un film con diversi difetti ma allo stesso tempo promettente grazie ai diversi semi piantati qua e là da Urobuchi che se ben sviluppati potrebbero dare vita a una trilogia grandiosa.

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