DEVILMAN crybaby – Masaaki Yuasa parla dell’animazione e della realizzazione del progetto

DEVILMAN crybaby – Masaaki Yuasa parla dell’animazione e della realizzazione del progetto

Di Marlen Vazzoler

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La serie animata di DEVILMAN crybaby è finalmente approdata su Netflix, un progetto diretto da Masaaki Yuasa (GKids farà uscire in America nel 2018 tre film: Lu Over the Wall, Night is Short e Walk on Girl) e animato dallo Studio Saru, uno studio d’animazione creato per dare esclusivamente vita alle opere del filmaker, una situazione simile l’abbiamo con lo Studio Chizu e Mamoru Hosoda.

In un’intervista a Buzzfeed Japan, Yuasa ha spiegato la nascita di questo progetto avvenuta grazie alla Aniplex, lo studio con cui aveva lavorato a Ping Pong the Animation (che potete trovare su VVVVID).

“Non lo avrei sognato nemmeno tra un milione di anni [questo adattamento]. Avevo lavorato con la Aniplex a Ping Pong the Animation, e quando abbiamo cominciato a trattare per lavorare di nuovo insieme, sono stati loro a suggerire Devilman. Aveva lasciato una forte impressione su di me, quando l’ho letto da bambino, ma l’ho amato puramente come fan. Non avrei mai immaginato di animarlo.
Devilman è un classico che è stato adattato molte volte, quindi pensandoci parecchio a come lo avrei approcciato, sono giunto alla conclusione che sarebbe stato un progetto difficile con cui andare avanti. Ma volevo anche vedere se ero all’altezza del compito.
Personalmente mi sento al massimo della forma ultimamente, quindi ho pensato ‘Scommetto che verrebbe molto bene adesso’. Così mi sono impegnato abbastanza in fretta [ride]”.

Parlando della violenza presente nello show, Yuasa ricorda che il maestro Nagai ha pubblicato il manga su una rivista indirizzata ad un pubblico di adolescenti.

“Eppure il maestro Nagai ha fatto tutto questo in una rivista per ragazzi. Se guardate ai suoi ultimi lavori, sono ancora più estremi. Quindi ho la sensazione che con Devilman si fosse limitato, per una serie per ragazzi. Per questo sono partito con la mentalità ‘Se il maestro Nagai avesse potuto fare come voleva, si sarebbe spinto fino a questo punto’ o ‘Scommetto che voleva davvero farlo così’. E’ una serie che adesso ha oltre 40 anni, ma molte cose sembrano rilevanti nel mondo di oggi. E’ valsa la pena adattarlo anche in questo senso”.

Diversi elementi sono stati modernizzati, e i teppisti sono diventati dei rapper interpretati da degli artisti attivi nella scena hip-hop giapponese come Ken the 390 e Hannya. Yuasa ha spiegato il motivo dietro a questa scelta:

“Non sarebbe stato giusto se avessimo avuto dei delinquenti che si comportassero come se provenissero dagli anni settanta. Ho la sensazione che i rapper siano delle persone che oggi dicono quello che hanno in mente. Avere dei professionisti dà davvero quell’impatto, ed è bello che si facciano notare sulle strade mentre spiegano con passione quello che sta accadendo [ride]”.

Uno degli highlight dell’anime è sicuramente la opening ‘Man Human‘ cantata da Denki Groove, sia come canzone che come animazione. Yuasa ha rivelato che la sequenza animata è stata disegnata da Abel Gongora.

“Per quanto riguarda la musica nello show, ho chiesto a Kensuke Ushio con cui ho lavorato a Ping Pong, di far apparire cool i protagonisti Akira Fudo e Ryo Asuka. Nello show si può anche sentire ‘Devilman no Uta’ cantata da Avu-chan di Ziyoou-vachi. Abbiamo fatto doppiare ad Avu-chan il personaggio di Xenon”.

L’anime inoltre si distingue per l’uso di un singolo animatore per animare tutte le animazioni chiavi di un intero episodio. Una situazione simile ce l’aveva raccontata l’animatore Hiromi Matsushita per il suo lavoro nella seconda serie di Hunter x Hunter.

“Ce ne sono stati due. L’episodio 4 [disegnato] da (Tomohisa) Shimoyama, e l’episodio 9 da (Takashi) Kojima. L’episodio 5 è grosso modo fatto tutto da (Kiyotaka) Oshiyama quindi anche quello dovrebbe contare.
Oshiyama ha anche lavorato al design dei demoni, che erano separati dal design dei personaggi regolari. Quindi l’ha fatto per poter controllare come venivano i demoni, che sono delle bestie striscianti, ma hanno anche un lato adorabile”.

“L’abbiamo fatto perché era la cosa migliore. Per doversi motivi adesso è diventata una pratica standard dividere un episodio in piccole porzioni di animazione. Un approccio solitario rende alcune cose complicate ed altre più facili e generalmente va meglio se usiamo la procedura abituale.
Essere in grado di lasciare tutto a una persona è rassicurante per quanto riguarda la gestione della produzione. E come regista, è bello aver solo una persona a cui spiegare tutto [ride]. Lungo il percorso richiede qualcuno con abbia sia una grande abilità che velocità, quindi non possono farlo tutti. Ho avuto una squadra meravigliosa per questo show, ed è per questo che siamo riusciti a farlo”.

Ma chi è il protagonista? Quando l’opera è stata annunciata Yuasa aveva detto che questa era la storia di Ryo Asuka.

“Il protagonista Akira è irremovibile nella sua decisione dall’inizio alla fine. Dall’altra parte si può dire che Ryo si sviluppa lungo la storia, o che almeno affronta dei cambiamenti interni e delle difficoltà.
Con una lettura più attenta vediamo che l’opera inizia e finisce con Ryo. Akira è lì per insegnarli qualcosa. Questo è il modo in cui ho approcciato il lavoro per questo adattamento”.

Ancora oggi l’impatto del finale rimane forte. Yuasa spiega:

“Il finale è quello che dà l’impatto a questa storia. Da bambino non credo di aver capito il significato di quella scena finale, ma anche allora, ha lasciato su di me un impressione enorme.
Oltre alla storia di Akira e Ryo, il personaggio che ho sentito di dover fare correttamente era Miki. Perché Akira è così affezionato a Miki? E da dove viene la speranza di lei? E costruire su quello, perché Ryo finisce per amare Akira? Cos’è che Ryo porta con sé dopo aver incontrato Akira e Miki? Avevo intenzione di mostrare come le emozioni di questi tre si intersecano”.

Alla fine tutto ruota attorno all’amore, per Yuasa.

“Tutto riguarda quello che Ryo impara alla fine. Avevo intenzione di fare lo show con quello in mente.
Ryo incontra Akira ad una giovane età, e Akira è l’unico che lo supporta. Ryo, in profondità nel suo cuore, sente che Akira è l’unica cosa di questo mondo che vale la pena tenere, ma non se ne rende conto. Noi come umani possiamo valutare gli altri non solo dal fatto che sono ‘forti’ o ‘deboli’, come è logico. C’è qualcosa che è più importante delle regole dell’ordine naturale. Voglio che il pubblico veda come Ryo realizzi tutto questo”.

Fonte Buzzfeed Japan via Sakura Blog Immagini Studio Saru, Masaaki Yuasa, Devilman CryBaby

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