Xavier Dolan: il ragazzo dai capelli biondo platino che ha incantato la Festa del Cinema di Roma

Xavier Dolan: il ragazzo dai capelli biondo platino che ha incantato la Festa del Cinema di Roma

Di Redazione SW

Di Sonia Serafini

Xavier Dolan è un ragazzo di ventotto anni, biondo platino, (in questo periodo perché si preferisce così), alto il giusto, con un viso dolcissimo e un sorriso smagliante. Per chi non lo sapesse, questo giovanotto è il nuovo prodigio della regia mondiale, all’attivo ha “solo” sei film, tutti bellissimi, tutti piccoli capolavori. Al momento sta lavorando con alcune fra le più grandi star internazionali, al suo ultimo film La vita e la morte di John F. Donovan che vedremo, si spera, l’anno prossimo, magari presentato al Festival di Cannes, dove il regista sembra aver preso la residenza. Assistere al suo incontro, alla Festa del Cinema di Roma, è un po’ come uscire con un amico, perché Xavier si mostra in ogni pellicola che fa, in ogni frame in cui recita, e ci racconta qualcosa in più sulla vita e sul suo modo di vederla.

Antonio Monda questa volta fa centro, gli incontri in questa edizione sono le perle della manifestazione, interessanti, per nulla scontati e con protagonisti scelti ad Hoc. Anche il Direttore Artistico è emozionato, come può un ragazzo di ventotto anni avere questo prodigio di raccontare così bene le emozioni umane, di saperle descrivere nelle loro forme, di creare mondi surreali eppure così tangibili e reali, essere a conoscenza delle dinamiche più insidiose che costituiscono una famiglia, mettere tutto su pellicola e diventare un parente, un amico sincero che ti comprende e ti racconta che non sei solo.

La magia del cinema, quello bello.

Durante l’incontro Dolan confida al pubblico che preferisce recitare e che la sua carriera da regista è iniziata semplicemente perché nessuno lo ingaggiava come attore, così ha pensato che se il film fosse stato suo avrebbe potuto fare come voleva e auto impiegarsi. In futuro però, oltre il film da regista in post produzione, sarà in diverse pellicole come attore.
Nel suo primo film Ho Ucciso Mia Madre voleva risolvere alcuni problemi della sua vita e darsi la possibilità di recitare, appunto, nelle sue opere successive ha iniziato a raccontare delle storie che lo appassionavano, “rubando”, perché no, da alcuni grandi registi. Cita Wong Kar Wai e il suo bellissimo In The Mood For Love come uno scippo lecito. Ha preso spunto da un libro che si chiama Steal Like an Artist di Austin Kleon, che racconta come “rubare” ad un’artista con l’immaginazione può aiutarti se hai potenziale, citando una frase “inizi che sei fasullo e poi diventi reale”. La sua maturazione, il suo processo creativo come artista che ha smesso di citare i grandi è avvenuto con Tom à la ferme dove ha trovato la sua strada e ha dato una nuova spinta alla sua carriera. Mentre con Laurence Anyways racconta di come i suoi personaggi siano dei combattenti, in tutte le situazioni della vita, sia che vogliano cambiare sesso o uscire da una relazione infelice, i suoi film saranno sempre sulle persone che cercano di trovare il loro spazio, lottando per se stessi, con la speranza nel cuore, anche senza lieto fine.

Dalle sue parole si fa fatica a ricordare che il ragazzo ha solo ventotto anni, ma quando cita Titanic come il film che gli ha cambiato la vita, nella sala esplode un boato di approvazione. A questo proposito racconta un aneddoto divertente, il suo agente lo invita a cena un anno fa dicendogli che sarà una cosa intima con qualche amico. Quando Dolan arriva alla cena si trova davanti Sean Penn, Charlize Theron, Steven Spielberg, Ron Howard, tutti raccontano cosa li ha spinti a fare gli artisti. Alcuni di loro parlano di esperienze profondissime e toccanti, dentro di lui sta riflettendo a come prenderanno la sua risposta quando dirà: “Per me è stato Titanic”. Non è di certo un film che tireresti fuori in un contesto intellettuale, ma lui guarda i film con il cuore non con il dizionario, Titanic gli ha insegnato che i sogni sono importanti e possono realizzarsi, come Jumanji e Mamma ho perso l’aereo. Come si fa a dargli torto?

In dirittura d’arrivo fa i complimenti a Luca Guadagnino per il suo Chiamami col tuo nome, dichiarando di averlo visto un paio di settimane prima e di non riuscire a non pensare alla bellezza del dolore di cui parla il regista nel film, grazie al quale si è sentito compreso e molto meno solo.

Il suo incontro va oltre la durata prevista, Antonio Monda si scusa di dover chiudere, anche lui, come tutti in sala, sarebbe rimasto a sentire quel ragazzo dai capelli biondo platino per tutta la sera.

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Fonte immagini: Facebook

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