Stranger Things: cosa ci è piaciuto e cosa no

Stranger Things: cosa ci è piaciuto e cosa no

Di Andrea Suatoni

Praticamente tutti abbiamo ormai terminato la visione della seconda stagione di Stranger Things (e nel caso non lo abbiate fatto, vi avvertiamo che nello speciale troverete dei grossi spoiler), che a fronte dei commenti positivi ha permesso di trovare terreno fertile anche ad alcune critiche. Ripetere il successo degli esordi sarebbe stato quasi impossibile, ed in effetti alcune sbavature hanno fatto calare il livello – rimasto comunque altissimo – di questa seconda stagione; moltissime cose ci sono piaciute ed altre ci hanno fatto un po’ storcere il naso: ecco quindi i nostri “SI” e “NO” riguardo il secondo capitolo delle avventure di Undici, Mike e gli altri abitanti di Hawkins!

STRANGER THINGS: SI

L’EREDITA’ DELLA PRIMA STAGIONE

Stranger Things 2 ricalca e rinnova tutti gli aspetti positivi della prima stagione: dalla realizzazione tecnica perfetta alla resa dell’atmosfera anni ’80, dalla colonna sonora ai bravissimi interpreti. Il prodotto finale è ancora Stranger Things, citazionistico al millimetro (basti pensare al film Ghostbusters) ma mai didascalico; i fratelli Duffer hanno compiuto la difficile imprese di ripetere un esperimento riuscitissimo senza copiare sé stessi ed ampliando i toni alla base della mitologia.

FINO A UNDICI

L’idea che prima di Undici fossero state utilizzate altre cavie ci aveva già toccato, anche se forse la fantasia di alcuni si era fermata alla possibilità di esperimenti non riusciti alla Alien 4. L’arrivo di Kali, la cavia numero 8, non solo ha inserito una sorella perduta nell’equazione, ma ha anche aperto un gran numero di possibilità (altre 9, per la precisione) ancora tutte da esplorare per le prossime stagioni.

BOB

L’inserimento del personaggio di Bob, interpretato dal grandissimo Sean Austin (il protagonista de I Goonies in Stranger Things è un qualcosa di poeticamente perfetto) è stata una delle nuove note migliori della stagione. Dalla capacità estrema di problem solving alla prevedibile morte, Bob Newby: supereroe ci mancherà moltissimo.

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MADMAX

Pur se forse di minore impatto, anche l’arrivo di Maxine è sicuramente da vedere sotto una luce positiva: la sua storyline è stata poco più che accennata (finora, ha funzionato solo in relazione ai suoi rapporti con i personaggi principali, permettendo ad alcuni in particolare di brillare di una nuova gloria), ma promette molto per il futuro. E poi sotto sotto, non vediamo l’ora di conoscere i nuovi equilibri del gruppo con ben due personaggi femminili al suo interno.

CORALITA’

Uno dei punti di forza della seconda stagione si esprime in un giusto spazio dato a tutti i personaggi principali principali, che risulta in una trattazione più approfondita dell’universo individuale di ognuno e quindi delle rispettive famiglie (con alcuni straordinari picchi, come ad esempio Erica, la sorella di Lucas) ed in una serie di efficaci racconti formativi personali, fra cui spiccano i personaggi di Steve e Dustin, e per alcuni versi anche Hopper, anche se speravamo in qualcosa di più riguardo il suo passato.

STRANGER THINGS: NO

IL CAPITOLO SETTE

Un episodio ampiamente criticato da parte fan, ma difeso strenuamente dai creatori, i fratelli Duffer; il nostro bilancio della settima puntata è in definitiva negativo. Il personaggio di Kali (insieme alla sua stereotipata e poco credibile gang) non esprime una caratterizzazione adeguata, mentre il pretesto di un percorso formativo per Undici è troppo debole – e troppo facile – per giustificare un episodio totalmente slegato da ciò che Stranger Things è realmente. Nella speranza che non sia ciò che invece vorrebbe diventare, accantoniamo il crossover fra X-Men e Stranger Things come il momento più basso della serie.

DART

La storyline di Dart, trovato e cresciuto da Dustin, non solo risulta poco convincente, ma a tratti anche ridicola ed incoerente. Dopo tutte le peripezie vissute l’anno precedente, siamo davvero disposti a concedere il beneficio del dubbio alla mancanza di intelligenza di Dustin ed alla sua stoica difesa del cucciolo di demogorgone? E ancora, nel momento in cui Dustin e Dart si ritrovano nel finale, possiamo davvero lasciar passare la scena in cui il demodog lascia andare il gruppo indisturbato (oltretutto dopo aver chiaramente capito che il branco è controllato da una mente superiore?)

I DEMODOGS

Del resto, i nuovi mini-demogorgoni faticano anche in gruppo a costruire una nemesi davvero valida. In parte perché ormai fin troppo visibili, in parte perché sacrificati e sacrificabili in virtù di un “boss finale” di caratura molto più elevata, i demodogs non riescono ad incutere la paura che il demogorgone originale instillava addirittura con la sola possibilità della sua apparizione.
Ed inoltre, se è rimasto inteso che quello che abbiamo visto nell’ultima scena della prima stagione era una larva di demodog fuoriuscita dal corpo di Will, da dove arrivano gli altri? E ancora, il demodog è uno stadio intermedio verso il demogorgone finale che conosciamo o si tratta di due specie differenti?

BILLY

Fra i nuovi personaggi, il fratellastro di Max è quello che meno riesce a convincerci: eccessivo e sopra le righe, poco credibile, fin troppo funzionale alla resa narrativa di altri personaggi (la stessa Max, ma anche Steve). Caratterizzato al minimo, Billy ha forse l’unico merito di averci fatto sorridere sul finale, in relazione al suo incontro con la madre di Mike.

SCELTE OBBLIGATE

Alcuni punti della trama risultano in un’incoerenza difficile da non notare, quando ad alcuni personaggi vengono fatte compiere delle scelte non in linea con le precedenti caratterizzazioni o con le precedenti storyline, solamente per esigenze narrative. Un esempio è quello sopra accennato riguardante Dart, ma ancor più significativo è l’incredibile salto nell’ignoto di Hopper, che scoperto un varco fra Hawkins ed il sottosopra, non esita non solo a gettarsi a capofitto in un buco nel terreno verso un’altra dimensione – che sa essere tossica e pericolosa – ma procede addirittura ad una esplorazione in solitaria. E ancora, l’allontanamento avvenuto off-panel fra Jonathan e Nancy, o l’avventura solitaria (davvero Hopper lo ha mandato da solo…?) di Bob verso il generatore dei laboratori e la sua conseguente morte (è ovvio, Hopper e Joyce devono finire insieme).

STAGIONE PONTE

La seconda stagione di Stranger Things lascia in bocca un certo sapore di incompiuto: molto è stato messo sul fuoco, ma ne vedremo i risultati solo in seguito. Il nemico non è stato distrutto ma solo “confinato”, le trame di Max e Billy devono ancora essere approfondite, è stata affermata la finta morte di Brenner, Kali e chissà quante altre cavie sono sparse per il mondo, e ancora molte trame sono rimaste aperte in vista di una terza stagione, una quarta e forse altre ancora: la prima stagione di Stranger Things era perfetta così com’era, anche se la sua cosmologia era, come abbiamo visto, totalmente passibile di essere ampliata; la seconda però non riesce a reggersi solo sulle proprie gambe, risultando una stagione “ponte” fra quello che abbiamo visto e quello che vedremo.
Speriamo solo che il livello del prodotto finale non si abbassi di nuovo rispetto a quanto fatto fin qui.

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