Era il 1972 quando Mazinger Z si è affacciato sul mercato giapponese e poco dopo, mondiale. Non la prima opera di Gō Nagai, ma tra le più importanti e rappresentative, tant’è vero che, a quasi mezzo secolo di distanza, il “robottone” di Gō Nagai prosegue la sua avanzata nella leggenda insieme a milioni di affezionati fan di tutte le età e incarnazioni delle più svariate.
Attualmente nei cinema, Mazinga Z Infinity é l’ultima, incredibile tra queste: un avvincente sequel alle vicende viste nella serie animata, con l’eroico Koji Kabuto ormai adulto e destinato a fronteggiare una nuova, letale minaccia a bordo del Mazinga Z.
C’è qualcosa di speciale, in Mazinga Z, qualcosa che lo erge sopra a opere simili precedenti e ai tanti Epigoni successivi; Mazinga Z segna un vero e proprio punto di rottura, un prima e un dopo: prima di esso i robot erano radiocomandati (Super Robot 28) o erano androidi e cyborg variamente senzienti (Cyborg 009), il robot umanoide pilotato “dall’interno” rinasce con Mazinga Z, creando un precedente che ispirerà tutto l’immaginario fantascientifico a venire, creando sia i Super Robot (come Daitarn 3 o Voltron) che i Real Robot (Patlabor, molti Gundam).
Nagai, con Mazinga Z, non solo ha creato un franchise e una continuity (che vede al suo interno Il Grande Mazinga e Goldrake, come vi abbiamo raccontato in questo speciale) ma un vero universo condiviso, in cui convivono anche altri personaggi dello stesso autore (da Devilman a Jeeg) così come quelli di altri, in crossover talvolta ironici talvolta a tono ben più epico. Codificando un genere di storie e di eroi, per tutti i gusti e per tutte le età, capace di resistere alla prova del tempo.
Questa pervasività nell’immaginario ha permesso il passaggio da “semplice” fenomeno fumettistico a fenomeno pop e di costume: le puntate di Goldrake in tv, negli anni ’80, erano appuntamenti irrinunciabili per i bambini dell’ epoca, e molti cinquantenni di oggi si riconoscono nella definizione di “Generazione Goldrake”. Un ciclone pop che si ritrovava non solo sulle confezioni di patatine e merendine, ma anche in ambiti più “mainstream”. Esemplare il caso del Mazinga gigante di Tarragona, in Spagna, una enorme statua del robot eretta in quello che doveva essere un complesso residenziale all’avanguardia, un po’ come simbolo del futuro, un po’ per guadagnarsi la simpatia dei futuri residenti. Il progetto del quartiere naufragò, ma la statua é ancora lì, resistente ai decenni e alle mode. Incrollabile come un vero eroe, classico e moderno allo stesso tempo.
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