Il cast di Star Trek: Discovery ha incontrato il pubblico di Lucca Comics & Games. Un gruppo spaziale, composto da Sonequa Martin-Green (che veste i panni del Primo Ufficiale Michael Burnham), Jason Isaacs (che interpreta il capitan Gabriel Lorca), Shazad Latifah (ovvero il Tenente Tyler) e il produttore esecutivo Aaron Harberts. Li abbiamo incontrati nella città toscana e abbiamo parlato con loro della nuova serie Netflix, ambientata nell’universo fantascientifico di Star Trek.
Che tipo di aspettative avete riguardo alla fan base italiana? Diverse da quelle relative all’accoglienza della serie negli States?
S. M. G. Amo l’Italia, vorrei abitarci, come dicevo poco fa a mio marito! Spero che gli italiani amino la serie e si uniscano a noi in quest’avventura.
J. I. Uno dei messaggi di Star Trek, da sempre, è che non devono esistere barriere di alcun tipo; quindi spero sia così anche per l’Italia.
A. H. I fan che girano per la città sono fantastici e devo dire che ci piace tanto il contatto col pubblico, così spontaneo.
Che tipo di preparazione alla produzione avete affrontato per entrare in questo importante universo?
J. I. Come sapete ci sono migliaia di storie pregresse, ma per fortuna abbiamo avuto quasi carta bianca, facendo partire la storia dieci anni prima. Prima di cominciare le riprese mi hanno dato il manuale della federazione, una roba da 700 pagine! Molti di noi hanno studiato il materiale di riferimento prima di iniziare; io sono sempre stato un grande fan, i personaggi della saga per me erano eroi già da prima, e ho preferito non riguardare nulla e tenermi questa immagine esemplare impressa.
S. M. G. C’è una quantità terribile di materiale, volevo vedere tutto ma alla fine mi sono concentrata sulle serie classica e la Enterprise… e sul mio personaggio.
S. L. Ho guardato la Classica e The Next Generation ma alla fine la nostra serie è autonoma, per fortuna. Devo dire che in particolare mi é piaciuto molto Patrick Stewart in TNG.
A. H. Dal punto di vista della scrittura, se avessimo dovuto guardare tutto il Canon pregresso saremmo rimasti letteralmente schiacciati. Per fortuna, essendo un prequel, abbiamo potuto semplicemente restare fedeli allo spirito e agli ideali di Star Trek andando nella direzione che volevamo.
Star Trek cambia la carriera e la vita di un attore, spesso. Le vostre?
J. I. Non so, ho finito di girare l’altro ieri, chiedimelo fra dieci anni! (ride)
S. M. G. Per adesso c’è l immediatezza di essere qui ed è fantastico, vediamo come si evolverà la cosa.
S. L. Confermo quanto detto dai miei colleghi, ma ci vorrà tempo per capirlo: sicuramente ci piace già da ora che siamo qui in questo posto fantastico, insieme ai fan in cosplay!
A. H. Ii son solo uno sceneggiatore! (ride) Mi nascondo davanti a un pc, e sono circondato da un ottimi team creativo. È incredibile vedere il cast che porta in scena il nostro lavoro e i fan che lo apprezzano. Oh, poi mi hanno riconosciuto in aereo una volta , quindi sì (ride).
J. I. Ho partecipato ad altre serie famose, come Harry Potter e il ritorno di pubblico è impressionante. Quel che ti salva e ti fa tornare nel mondo reale sono i rapporti umani, anche con il resto del cast. Sonequa ha come creato una famiglia, ci rende solidali e fraterni amici.
C’è stato un lavoro speciale sui Klingon…
A. H. Discovery è una storia sulla guerra e i Klingon sono importanti, perché dobbiamo capire tutti i punti di vista delle varie fazioni. Sono in un momento della loro storia in cui temono di perdere la loro cultura e la loro identità. Avevamo un consulente per essere sicuri di rappresentarli in modo adeguato. Gli attori che parlano in klingon hanno fatto un lavoro straordinario.
Avete fatto fluire qualcosa di shakespiriano nella recitazione?
J. I. Sicuramente ogni tanto “rubo” qualcosa da Enrico V, Riccardo II o Coriolano: questa non è una sitcom, c’è bisogno di elevazione, di epica.
Cosa vi piace e cosa non vi piace del vostro personaggio?
J. I. Credo che nessuna delle persone che giudichiamo cattive pensino di esserlo: io non giudico il mio personaggio, lui crede di essere nel giusto.
S. M. G. Io tendo a immedesimarmi a fondo nel personaggio, e giudicarlo te ne allontana e non funziona. Ho saldi principi come lei ma anche tante cose da migliorare, come tutti.
J. I. Una delle cose più belle é che la serie comunque riflette i nostri tempi e i personaggi sono sfaccettati e complessi. E in una serie abbiamo il tempo per mostrare questa cosa, anche più che in altre saghe di Star Trek.
S. M. G. Mi sento molto fortunata ad aver interpretato due donne molto forti: Michael e Sasha in The Walking Dead. Anche se il punto di contatto tra loro, più che altro, è la loro fermezza. Entrambe mi somigliano, dice Jason!
Avete un po’ di timore del giudizio di fan così esigenti come quelli di Star Trek?
S. L. Credo che se cerchi di rispettare fin troppo i voleri dei fan rischi di tradire il vero senso del tuo personaggio.
J. I. Non sono preoccupato del pensiero degli altri, che siano i fan o gli sceneggiatori o i registi. Penso solo a render bene il mio personaggio, tutti diamo il massimo restando concentrati sul nostro lavoro e basta. Quando i Klingon mi sparano addosso non mi preoccupo dei fan che mi insultano da dietro un monitor! (ride)
A. H. Abbiamo sempre grande rispetto per i fan, ma bisogna essere indipendenti per scrivere bene. Sono consapevole dei fan ma scrivo per fare un bel lavoro, non per dargli quel che vogliono.
S. M. G. Penso sia la libertà creativa a dare l’autenticità che il pubblico merita. La storia devi farla tua, é un’esperienza condivisa tra tutti.
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