Le 10 storie del Punisher preferite da 10 autori di fumetti (Parte 2)

Le 10 storie del Punisher preferite da 10 autori di fumetti (Parte 2)

Di Redazione SW

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Di Michele Monteleone

Siamo arrivati al secondo ed ultimo appuntamento con la nostra lista dei 10 albi del Punisher preferiti dai fumettisti italiani. Mentre ieri ho accettato i consigli di Giulio Gualtieri, David Messina, Sara Pichelli e Riccardo Torti e abbiamo scoperto che sono (siamo, mi ci metto anche io) tutti fan del Punitore di Garth Ennis, oggi facciamo un passo indietro e parliamo delle vere e proprie radici del personaggio. Ad accompagnarci in questo ultimo viaggio fatto di piombo e sangue, Carmine Di Giandomenico, Giacomo Bevilacqua, Roberto Recchioni, Sio, Werther Dell’Edera e (di nuovo) io, che sono Michele Monteleone.

Michele Monteleone – Amazing Spider-Man 129

Non è davvero tra i miei albi del Punitore preferito, ma visto che dall’articolo di ieri si sta delineando una sorta di breve storia del personaggio, vale la pena iniziare davvero dal principio, dalla primissima apparizione del Punitore. Sono gli anni 70, l’art director della Marvel è John Romita sr. e Gerry Conway invece scrive The Amazing Spider-Man. Conway ha preso l’abitudine di fare dei piccoli schizzi dei costumi degli eroi e dei villain che inventa per la testata e ne sottopone uno all’attenzione di Romita, un villain con un piccolo teschietto sulla parte destra del torace che si chiamerà The Assassin. Romita prende il disegnaccio di Conway, allarga il teschio su tutto il petto, mette all’assassino un paio di guanti e stivali bianchi e lo approva. Invece l’editor di Conway, preoccupato del fatto che il suo autore vuole che The Assassin trovi la redenzione e si trasformi, di lì a poco, in un eroe, suggerisce di cambiare il nome per paura che abbia una connotazione troppo negativa. Il nome suggerito è The Punisher e l’editor di Conway è Stan Lee.
Così il febbrai del 1974 Frank Castle fa la sua apparizione sulle pagine di Spider-man come cattivo intenzionato ad uccidere Spidey falsamente accusato dell’omicidio di Norman Osborn. Frank ha già un codice morale (vuole ammazzare spider-man in un faccia a faccia), ma deve fare ancora molta strada per diventare il punitore che tutti noi amiamo.

Roberto Recchioni – Cerchio di Sangue

Per parlare correttamente dell’evoluzione della figura del Punitore e di come siamo arrivati al caro, vecchio, Frank Castle di Ennis (di cui abbiamo ampiamente parlato la scorsa volta) forse è il caso di contestualizzare nel panorama culturale americano l’arrivo del Punisher di Steven Grant e Mike Zeck per comprenderne a pieno il grandissimo successo. È il primo mandato del presidente Reagan che nel 1981 vince le presidenziali battendo Jimmy Carter, inizia ad affermarsi la politica del pugno di ferro, sia sullo scacchiere internazionale, in cui infuria la guerra fredda, che in patria (famoso, nel 1981 il licenziamento di più di diecimila scioperanti appartenenti al sindacato dei controllori di volo). Al cinema escono nell’ordine: 1981 I Falchi della Notte, 1982 Rambo e 1983 Scarface. La violenza come prova di forza e viatico per l’affermazione della superiorità dell’America sono all’ordine del giorno, è quindi quasi scontato che un personaggio come Il Punitore viva una delle sue stagioni più floride. In particolare, il consiglio di Roberto, ci riporta a uno durissimo ciclo di storie del 1984 in cui i disegni di Mike Zeck (che colora le proprie tavole caratterizzandole con contrasti violentissimi e quinte accese) e la narrazione di Grant, che si rifà all’hard boiled prima maniera e, soprattutto nell’incipit della storia, precorre i tempi del Die Hard di Bruce Willis.

Roberto Recchioni è uno degli sceneggiatori italiani più attivi degli ultimi anni, ha creato personaggi tra i quali John Doe e Battaglia, attualmente lavora come curatore per Dylan Dog per la Sergio Bonelli Editore per cui scrive anche Orfani, la serie ideata insieme a Emiliano Mammucari.

Giacomo Bevilacqua – La Loggia degli assassini

Pochi anni dopo, nel cuore del secondo mandato Regan, arriva il consiglio di Bevilacqua, una vera e propria Graphic Novel (con tanto di strillone in copertina MARVEL GRAPHIC NOVEL) dedicata al punitore, scritta da Mary Jo Duffy (proprio così, una donna alla guida del più macho degli eroi) e disegnata dall’eccezionale Jorge Zaffino. È il secondo speciale dedicato al Punitore e uno dei feticci più amati da tutti i disegnatori di fumetti che io conosca. Fondamentalmente per tre motivi: il primo è che il talento di Zaffino verrà prestato solo temporaneamente al fumetto (le sue opere più importanti sono forse Winterworld e Punisher Kingdom Gone, sempre in coppia con Chuck Dixon. Ma poi lascerà il fumetto per dedicarsi alla pittura) e che purtroppo morirà molto giovane all’età di 43 anni. Il secondo, naturalmente, è che il lavoro dell’autore argentino era caratterizzato da un’inchiostrazione potente, un incredibile utilizzo delle fonti di luci per creare atmosfera e un segno che, per quanto frutto di studio, risultava istintivo e violento. Il terzo è squisitamente citazionistico e ha a che fare con un gruppo di ladri che Castle uccide nelle prime tavole dell’albo. Una donna formosa, un giapponese con il kimono e la katana al fianco, un tipo con un completo scuro e il cappello calcato sul viso. Se vi sforzate un po’ sono certo che vi verrà in mente dove li avete già visti!

Giacomo Bevilacqua, autore completo, ideatore di A Panda Piace, creatore della miniserie Metamorphosis per l’Aurea, ha scritto anche due graphic novel, una per Bao, Il suono del Mondo a Memoria, e una per la Bonelli, Lavennder.

Werther Dell’Edera – Punisher War Journal

Esattamente nel 1988, mentre Duffy e Zaffino pubblicavano La Loggia degli Assassini, partiva la lunga Run scritta da Carl Potts e disegnata da un ventiquattrenne Jim Lee. Prima del suo strepitoso successo con gli X-Men, Lee disegnò un’intera serie del punitore (di cui colpevolmente si parla davvero poco) in cui il suo stile era già ben definito e che, personalmente, preferisco in quanto più sobrio della sua evoluzione tutta sacchette e pistoloni… ma poco più sobrio, che comunque si parla del Punitore mica di una graphic novel intimista. Ho sempre amato, inoltre, che le storie di Potts per War Journal, non si aprano con una classica storia delle origini. Infatti, invece di narrare da capo la morte della famiglia di Frank, i flashback vengono relegati in un’ultima vignetta su tutte le pagine della prima storia. Una lunga sequenza muta e colorata diversamente dal resto delle vignette, in cui viene introdotta la storia delle origini parallelamente alla missione a cui si dedica Castle. Una finezza grafica e di sceneggiatura per nulla scontata in un fumetto muscolare come era The Punisher. Le storie di Potts, per tutto l’arco narrativo continuano a mettere il Punitore nelle situazioni più complicate e imprevedibili, fino anche a farlo incontrare per la prima volta con Wolverine. È il Punisher più proiettato verso la pura avventura e l’azione, forse il più divertente da leggere in assoluto.

Disegnatore di origini Baresi, Werther Dell’Edera muove i suoi primi passi nel magico mondo del fumetto con i ragazzi del collettivo Innocent Victim (Road’s End). Entrato in Eura, dopo una tonnellata di pagine tra liberi, Detective Dante e John Doe, inizia a collaborare con la Vertigo su Loveless di Brian Azzarello, su House of Mystery, Greek Street e la graphic novel Hellblazer: Dark Entries con il pluripremiato scrittore scozzese Ian Rankin. Collabora con le maggiori case editrici americane Marvel, Image, IDW. Sue le matite della graphic novel Spiderman: Family Business dipinta dal bravissimo Gabriele Dell’Otto per la sceneggiatura di Waid e Robinson. Al momento è in forze alla Bonelli sulla serie Orfani di Recchioni e Mammucari.

Carmine Di Giandomenico – War Zone

È il 1991, la guerra fredda è finita, la prima parte del ciclo di Potts e Lee su War Journal è finita, lo stesso Potts è diventato l’editor del Punitore, Lee disegna il primo albo degli X-Men con Chris Claremont ai testi. Nel frattempo Romita Jr., che con il suo straordinario lavoro su DareDevil insieme ad Ann Nocenti, aveva ottenuto di inchiostrarsi da solo, viene affiancato, per lanciare la nuova serie del punitore, a Chuck Dixon (lo stesso che insieme a Zaffino aveva pubblicato Kingdom Gone, sotto la supervisione proprio di Potts come editor). Dixon e Romita regalano al pubblico americano il punitore più eccessivo, cattivo e grosso (proprio fisicamente, era una montagna!) che si sia mai visto sulle pagine Marvel. Le loro storie sono l’action più puro, le armi sempre più grandi i muscoli sempre più gonfi. È l’ipertrofismo degli anni novanta, le vendite toccano le stelle e poi precipitano ed è dopo il passaggio di Romita a Dixon che si rende necessario il grande cambiamento che porterà Ennis e la collana MAX, ma finché dura, il War Journal è una testata straordinariamente potente.

Carmine di Giandomenico è disegnatore e autore di un’importante storia dedicata a Daredevil, Battlin’ Jack Murdock, sempre per la Marvel ha lavorato sulla testata X-Factor. È ora passato in DC dove realizza la serie regolare di Flash. È anche noto per essere il disegnatore più veloce al mondo (un Guinness dei primati lo prova).

Sio – La storia in cui salva il Natale insieme a un branco di cani randagi

Ho contattato Simone, Sio, per sapere se per caso fosse un appassionato del Punisher e volesse dirmi quale era la sua storia preferita. Mi ha immediatamente detto che era “Quella in cui salva il Natale insieme a un branco di cani randagi”. Ho riso, poi sono andato a controllare e ho scoperto che effettivamente c’è una storia di natale con Frank Castle intitolata Silent Night. Gliel’ho detto, mandandogli la copertina. Lui però aveva le idee chiare…

Sio, Simone Albrigi è uno degli autori umoristici più famosi in Italia, è il creatore e autore della rivista Scottex Magazine edita da Shockdom, ha un seguitissimo canale Youtube e scrive per Disney su Topolino e Ridi Paperoga.

LEGGI ANCHE: The Punisher, smantellamento e rifondazione di un’icona: la recensione

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