Cinema Attualità

È più difficile essere genitori o figli?

Pubblicato il 17 novembre 2017 di Filippo Magnifico

Essere genitori non è semplice ma anche essere figli all’interno di una società in continuo mutamento comporta una certa dose di difficoltà. Si tratta di un passaggio di testimone costante: i figli crescono – non compresi dai genitori – e a loro volta diventano genitori che il più delle volte non comprendono i loro figli, pur facendo il possibile per abbattere quel muro che, dall’origine dei tempi, separa ogni generazione.

È proprio di questo che parla Gli Sdraiati, il nuovo film di Francesca Archibugi, ed è sempre di questo che parla l’omonimo romanzo a cui quest’opera si ispira, scritto da Michele Serra, giornalista, scrittore di successo e autore di numerose trasmissioni televisive, tra cui Che Tempo che Fa. Un tema che più volte è intervenuto nel mondo della settima arte e che continuerà a farlo perché, come abbiamo già detto, fa parte della nostra esistenza.

Come ci ricorda la stessa regista, “le famiglie sono disfunzionali in molti modi“. Molte pellicole ci hanno mostrato il conflitto generazionale visto attraverso l’ottica dei figli, creature in evoluzione alla ricerca di un’identità e proprio per questo incomprese. Un periodo della vita rappresentato alla perfezione in classici come Il Tempo delle Mele, dove si vivono i primi amori, le prime gelosie, dove in poche parole si comincia ad assaporare la libertà e si pongono le basi della nostra personalità futura.

Gli Sdraiati, come anche il romanzo di Michele Serra, cerca invece di ribaltare il punto di vista. Come sottolinea Francesca Archibugi:

Quello che ci ha colpito del romanzo di Michele Serra è stata una specie di disfunzionalità paradossale perché invertita, la solitudine di un padre che si sente chiuso fuori dalla vita del figlio. Lui incompreso, e forse non amato.

Non esistono fazioni distinte quando si parla di conflitti familiari. I figli – gli “sdraiati” del titolo – non sono sempre dalla parte del torto e allo stesso modo i genitori non hanno sempre ragione. Ce lo ha insegnato – a suo modo – anche Wes Anderson, che in più di un’occasione ha portato sul grande schermo famiglie disfunzionali raggiungendo forse l’apice con Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore. All’interno dell’universo descritto da Wes Anderson, infatti, adulti e bambini hanno ruoli invertiti. Immaturi i primi e decisamente più assennati i secondi. Perché, in fondo, bambini lo siamo un po’ tutti e proprio per questo è sbagliato odiare la giovinezza.

Gli Sdraiati riflette proprio su questo tema, su una distanza che a fasi alterne si accorcia e si allunga. In alcuni casi sembra insuperabile in altri potrebbe essere colmata con un passo.
Al centro della storia Giorgio, un padre separato interpretato da Claudio Bisio, che si occupa per metà tempo del figlio Tito, di diciassette anni. Un rapporto conflittuale, che si concretizza in una serie di dubbi esistenziali:

Perché un uomo realizzato, rispettato, non riesce ad ottenere rispetto dal figlio, accettazione di regole minime, di comprensione dei propri punti di vista? E soprattutto, perché se ne dà la colpa? Perché reagisce in modo scomposto, inseguendolo, sbottando, perdonando, non sapendo sostanzialmente che fare? Perché subisce troppo, subisce sempre?

Domande che, forse, non troveranno mai una risposta o, ipotesi più probabile, sono destinate a trovarla nel momento in cui il passaggio di testimone diventa concreto. Quando, cioè, un figlio è pronto per diventare genitore ed è pronto a guardare il mondo attraverso gli occhi di un padre.

Gli Sdraiati farà il suo ingresso nelle sale italiane il 23 novembre 2017, distribuito da Lucky Red.

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