Recensione a cura di Adriano Ercolani
Il prossimo 7 ottobre alle 8pm la HBO trasmetterà uno dei documentari sul cinema più esaustivi e meglio sviluppati degli ultimi anni, quello dedicato al Re Mida di Hollywood Steven Spielberg. Prodotto e diretto da Susan Lacy, che ha realizzato più di trenta ore di interviste con il “papà” di E.T. e Indiana Jones, il documentario preferisce seguire delle aree tematiche molto specifiche nella filmografia di Spielberg, e attraverso esse delineare una carriera che si è sviluppata in maniera cosÌ straordinaria.
Fin dalle primissime dichiarazioni lo spettatore può percepire la volontà del cineasta ad aprirsi e raccontare la sua vita attraverso i suoi film. La grande conferma che le immagini e le testimonianze dirette ci regalano è che molti dei film diretti da Spielberg sono opere più personali e sentite di quanto l’intrattenimento della confezione facesse pensare, soprattutto per quanto riguarda i primi capolavori. Lo Spielberg “eterno bambino” della filmografia precedente Schindler’s List ad esempio era un autore tutt’altro che dedito esclusivamente allo spettacolo: la vicenda personale della sua famiglia, divisa dal divorzio improvviso e doloroso dei genitori, viene filtrata attraverso le stesse istituzioni familiari “aperte” di Incontri ravvicinati del terzo tipo, E.T. o L’impero del sole, tanto per citare gli esempi maggiormente espliciti.
Anche il ragazzo solitario, chiuso in sé stesso, spesso vittima di atti di bullismo, può essere scorto in filigrana in molti in molti dei bambini che il cineasta ha messo in scena. I piccoli protagonisti del cinema di Steven Spielberg rappresentano la fantasia e la volontà di sognare, ciò rimane indubbio, ma al tempo stesso la sua visione di quell’età è sempre in qualche modo macchiata dalla qualche mancanza: che sia l’armonia del nucleo o la mancanza di un elemento portante, la famiglia non è un’istituzione sempre in grado di proteggere e dare sicurezza ai più giovani. In questo c’è molto della storia personale di Steven Spielberg, molto più di quanto la confezione fantasmagorica dei suoi film non lasci credere.
La produzione HBO Documentaries racconta ovviamente anche la lavorazione dei più grandi capolavori di Spielberg: dalle enormi vicissitudini produttive de Lo Squalo alla collaborazione con George Lucas per la saga di Indiana Jones; dalla rivoluzione drammatica di Schindlers’s List a quella estetica di Jurassic Park, opera rivoluzionaria e spartiacque nell’uso degli effetti digitali. Il momento forse più importante del documentario nel racconto della forza propositiva del cinema di Spielberg è la parte dedicata alla prima, indimenticabile sequenza di guerra di Salvate il soldato Ryan, a nostro avviso un vero momento di cesura nella storia del cinema contemporaneo.
Insomma, sia i cinefili più accaniti che gli spettatori interessati a conoscere lo Spielberg più intimo troveranno grandi soddisfazioni nel vedere questo documentario. Quasi due ore e mezzo di narrazione accompagnata dalle testimonianze di praticamente tutti i più grandi artisti che hanno collaborato o semplicemente condiviso con Steven Spielberg il suo viaggio straordinario negli ultimi cinquant’anni di cinema americano. Assolutamente da non perdere.
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