Gerard Butler a Roma per presentare il suo nuovo film, Geostorm!

Gerard Butler a Roma per presentare il suo nuovo film, Geostorm!

Di Andrea Suatoni

Arriverà in tutti i cinema italiani il 1° Novembre Geostorm, opera prima del regista Dean Devlin (sceneggiatore di film come Stargate, Independence Day, Godzilla) che immagina un macchinario in orbita (il Dutch Boy) capace di gestire il clima a livello mondiale. Ma che può essere usato anche come arma…
Il protagonista del film, è Gerard Butler, che lontano dalle atmosfere “spartane” che lo hanno reso famoso a livello internazionale (grazie al film 300) interpreta un diverso tipo di eroe: uno scienziato con un carattere particolare con alle spalle una pessima storia familiare, destinato a salvare il mondo. Abbiamo incontrato Butler, a Roma per la promozione del film nonostante un brutto incidente in moto accaduto poche settimane fa: ecco quali sono state le sue risposte alle domande della stampa!

Cosa ti ha affascinato di più, leggendo la sceneggiatura?

Prima di tutto la portata del film, che affronta su larga scala le epiche conseguenze degli effetti atmosferici, ma che allo stesso tempo si occupa anche del dramma familiare del mio personaggio, un uomo che in un certo senso si ritrova a dover arginare i suoi modi di fare riottosi, e a dover imparare ad essere un buon padre per sua figlia, imparare a collaborare ed apprezzare di più suo fratello. L’ho visto come qualcosa di davvero emozionante e toccante. Oltre a questo c’è anche tutto il resto, c’è il disaster movie, l’action movie, nel mezzo c’è anche il complotto politico ed il thriller, e come se non bastasse introduce una morale molto attuale. Film che riescono ad integrare tutti questi aspetti non si vedono spesso, per me Geostorm ha rappresentato l’opportunità di vivere un’avventura e trascinare con me gli spettatori.

Cosa fai di solito per prepararti ad una scena?

Dipende dal tipo scena. A volte non faccio niente di particolare, a volte si tratta semplicemente di studiare la sceneggiatura e parlarne con gli altri attori e con il regista. Per esempio, ho appena finito di girare un film, Keepers, un thriller psicologico che racconta di tre guardiani di un faro che si imbattono in circostanze spiacevoli e che vede il mio personaggio precipitare lentamente in uno stato di follia, ho avuto quindi a che fare con scene piuttosto intense ed assurde, in questi casi devo sempre trovare il giusto stato d’animo e fare degli esercizi tecnici specifici, mentre altre volte mi basta solo calarmi nella fisicità che il momento richiede. Oppure nel caso di sequenze d’azione, a volte ti ritrovi in un momento della scena che si svolge subito dopo un’incidente o una sparatoria in cui vieni colpito, una colluttazione in cui vieni accoltellato, sei stremato e devi di nuovo combattere, e quando giri dalle 120 alle 200 riprese al giorno per una singola scena, per ognuna di queste devi sempre ritornare a quello stato mentale, a quel livello di sfinimento e sofferenza. Richiede una preparazione fisica, devi agitarti, saltare, correre, fare piegamenti, prendere a pugni un muro, dare spintoni al tuo stuntman, tutto questo solo per raggiungere quello stato d’animo che serve per una sola ripresa, che devi ripetere 200 volte al giorno. …Ed è per questo che questo tipo di film mi fa invecchiare più velocemente!!

C’è qualcosa che fai nella vita di tutti i giorni per salvare il mondo?

Cerco di essere consapevole del mio impatto, una consapevolezza che prende forma attraverso il riciclo o stando attento a quanta energia consumo o cercando di limitare l’uso dell’acqua al minimo indispensabile. E, sopratutto dopo quanto successo nei Caraibi e a Houston, cerco di influire positivamente cercando di spingere le persone a donare, donazioni che faccio anch’io in prima persona.

Il tuo personaggio mi ricorda molto Bruce Willis in Armageddon. Ti sei ispirato a qualcuno in particolare per questo ruolo?

Quello per Armageddon è stato uno dei miei primi provini in assoluto – per un ruolo secondario –  in cui mi è stato chiesto di fare un accento texano, ed ero così concentrato su quello che non penso di aver azzeccato né l’accento né l’interpretazione. Quella è stata la mia prima volta a Hollywood, in assoluto, mi ero appena trasferito, il mio obiettivo era tutt’altro e sono finito a fare un provino per Armageddon. Tornando alla domanda, abbiamo girato alla NASA, quindi ho avuto a che fare con un paio di astronauti e scienziati del dipartimento di New Orleans dove avviene l’assemblaggio di quel tipo di tecnologia, è lì che costruiscono gli shuttle, i serbatoi, ed è lì che sviluppano nuove idee. Ero circondato da scienziati e ho potuto vedere in prima persona non solo quello che ti raccontano, che è sempre affascinante, ma anche il loro modo di essere, il modo in cui si esprimono, e quello è stato un aspetto interessante, ma non direi di essermi ispirato ad un personaggio in particolare. Molte volte il bello è cercare di capire dove potersi spingere, come poter aggiungere qualcosa di nuovo piuttosto che rielaborare l’interpretazione di qualcun altro. Perché mi sarei ritrovato ad essere una brutta copia di Bruce Willis in Armageddon.

Nel film l’uomo costruisce il Dutch Boy per controllare gli agenti atmosferici: credi che l’umanità sia pronta per gestire un simile potere?

In un certo senso è un tipo di controllo che esiste già, in Russia stanno sviluppando un meccanismo chiamato Cloudbursting, (letteralmente “rottura delle nuvole”) e dei satelliti che a loro modo riescono ad influenzare i cambiamenti atmosferici. Nel nostro caso abbiamo preso lo spunto per chiederci se sia possibile influenzare gli agenti atmosferici, possiamo già farlo in piccolo nella vita vera ma nel film abbiamo optato per un intero sistema che si estende per tutto il pianeta. Penso sia un’idea folle, e probabilmente non arriveremo mai a quel punto, ma il messaggio è, se c’è il rischio che si possa arrivare a quel punto, perché non facciamo niente per evitarlo? Non dovremmo arrivare ad una situazione così estrema, ma se ci ritroveremo costretti e se avremo modo di optare per quel tipo di soluzione, allora dovremo assolutamente adottare un sistema simile. La situazione non sta migliorando, e non stiamo facendo abbastanza per aiutare. Ma quello che è mi è piaciuto è anche l’idea che, una volta sviluppata una nuova tecnologia – come la nanotecnologia, la biologia sintetica e molecolare, l’intelligenza artificiale – ti esponi sempre ad un potenziale rischio nel futuro. Puoi sviluppare un drone adesso e tra dieci anni ti ritrovi a pagarne le conseguenze, siamo così vulnerabili. È questa l’idea di base del film, l’evoluzione, nel suo abuso, comporta vulnerabilità.

Hai alle spalle molti film d’azione, cosa ne pensi di quelli che hanno al centro dei personaggi femminili? Ti vedremo mai in una situazione in cui sarai tu a dover essere salvato da una donna?

Uno dei miei film preferiti quest’anno è stato Wonder Woman, mi sono divertito così tanto, conosco Gal ed è una donna fantastica, ha sbaragliato tutti, è stata eccezionale. Sì, se è il film giusto non avrei assolutamente nessun problema ad invertire i ruoli, ad essere salvato da una bellissima donna che mi guarda negli occhi e mi chiede di imbarcarmi in un’avventura insieme a lei. Decisamente, sono disposto a tutto a patto che sia interessante e divertente, o qualcosa di diverso.

In questo film interpreti un eroe action che può fare quello che vuole. Chi sono gli eroi nella tua vita?

Non penso che il mio personaggio abbia il lusso di fare quello che vuole, non penso sia il classico eroe d’azione, non è eccessivamente fisicato, ha una grande mente ma il suo obiettivo non è essere un eroe, e non saprebbe nemmeno da dove cominciare per diventare un eroe. Se posso essere onesto, la mia fonte di ispirazione è mia madre. Ha cresciuto da sola tre figli senza un padre presente, ha lasciato il Canada ed è tornata in Scozia con 14 dollari in tasca e tre bambini, io avevo due anni, ha dovuto implorare la compagnia aerea di farla salire a bordo, ed è tornata senza nessun tipo di titolo, costretta a frequentare la scuola serale. Ha cresciuto tre figli, io sono diventato un avvocato e poi un attore, e so che non avrei avuto nessuna di queste opportunità senza le rinunce che mia madre ha dovuto affrontare, e senza i suoi insegnamenti. Se mi chiedi chi considero il mio più grande eroe, è mia madre.

Questo film è anche la storia di due fratelli, come hai lavorato su quest’aspetto, ci sono delle esperienze di vita personali che hanno influenzato la tua interpretazione?

Sta tutto nella sceneggiatura, ho preso semplicemente quella come punto di partenza per lavorare insieme a Jim [Sturgess]. Ma c’è stata comunque una grande intesa tra noi due, ci siamo ritrovati spesso a parlare del passato dei nostri personaggi e su cosa sia successo con i loro genitori, per poter creare una situazione in cui in pratica viene ribaltato lo stereotipo sul rapporto tra fratello maggiore e minore, che di solito è la pecora nera della famiglia, così io divento il figlio minore che si sente tormentato dal fratello più piccolo, ed abbiamo giocato su questo aspetto. Tutto si riduce a lunghe discussioni, anche con il regista, e ad una buona sceneggiatura, ho pensato che l’elaborazione delle nostre scene, e della nostra storia, fosse molto divertente e piuttosto commovente. Puoi toccare con mano le frustrazioni, il senso di competizione ed il passato tormentato tra i due, ma puoi anche divertirti con quel tipo di frustrazioni tra fratelli, del tipo non comandarmi a bacchetta, non puoi dirmi cosa devo fare. Ho sempre avuto buoni rapporti con mio fratello, ma quando eravamo più giovani abbiamo sicuramente attraversato momenti del genere; l’ho sempre considerato un po’ come il ribelle, era lui l’adulto ma si cacciava sempre nei guai, frequentava delle gang, faceva quello che voleva, ci sono stati dei momenti in cui gli ho detto Brian, sei mio fratello maggiore, dove sei, devi prenderti cura di me. Quindi sì, questo è stato un aspetto che ho decisamente sentito durante le riprese, e che mi ha dato l’opportunità di usarlo a mio vantaggio.

Se potessi tornare indietro nel tempo e ritrovarti faccia a faccia con una versione più giovane di te stesso, per esempio quando hai cominciato la carriera di attore, quale consiglio gli daresti?

Potrei consigliarlo sulla sua carriera, sulle scelte da dover prendere, ma onestamente sono così malconcio dopo tutti i film che ho fatto che credo che gli consiglierei di prendersi più cura di se stesso, a livello fisico, perché c’è solo un numero limitato di volte in cui puoi mettere su 12 kg di muscoli e perderli a seconda del tipo di film che fai, devi pensare alla tua longevità. E gli ricorderei anche di avere una vita al di fuori della recitazione. Credo che al giorno d’oggi gli attori siano costretti a fare i salti mortali per presentarsi in modo diverso nei film, e a volte questo ti scombussola. Ci sono film che ancora oggi hanno effetto su di me, considerando anche quello che ho fatto per calarmi nel ruolo, ma che hanno fallito miseramente al botteghino, e quando succede ti chiedi davvero? Ho fatto tutto questo per niente?. Quindi, per quanto tu voglia impegnarti e dare tutto te stesso in quello che fai, penso che sia necessario anche ricordarsi che una volta finite le riprese devi comunque tornare a casa e goderti la vita, salire su una bici, fare trekking, andare in campeggio.

Nel 2011 hai dichiarato che stavi per incidere un album. Stiamo ancora aspettando, dov’è?

Oh mio Dio, l’album! Ne parlo spesso ma non l’ho mai ancora fatto, anche se è un progetto ancora in cantiere. Sono un po’ fuori dal giro della musica, più di quanto avrei voluto. Sono così impegnato al momento, se includi il nuovo capitolo di Dragon Trainer ho sei film in uscita oltre a questo, e per quattro di questi sono anche produttore, la mia vita va da una riunione sul montaggio di Keepers ad una su Den of Thieves, passo da film a film, inclusi quelli che sto sviluppando, non ho tempo per una vita privata, figuriamoci una carriera musicale.

Visto che non hai tempo di dedicarti alla musica, hai mai pensato che una soluzione possa essere recitare in un musical?

Facevo parte di una band quando stavo studiando legge, mi piace essere in grado di cantare e di esibirmi, forse sarà qualcosa che mi appassionerà di nuovo con il tempo. Mi piacerebbe recitare in un musical, ci sono un paio di opzioni interessanti che potrebbero dare frutti in questo senso, ma non mi considererei mai un cantante, sono più un attore.

Potresti dirci qualcosa sui tuoi prossimi progetti, sia come attore che come produttore?

Non so come sia successo, ma ho un numero imbarazzante di progetti in uscita al momento. Questo perché abbiamo girato Geostorm un po’ di tempo fa ma è uscito solo adesso, lo stesso vale per Hunter Killer, un thriller davvero coinvolgente che si svolge per lo più su un sottomarino e che racconta di un’impasse tra Russia e Stati Uniti; poi c’è Keepers, un thriller dark e psicologico in cui recito a fianco di un fantastico attore scozzese, Peter Mullan, che parla della lenta discesa nella follia di questi tre guardiani del faro, ed è basato su una storia vera, il mistero attorno al faro delle Isole Flannan; ho anche interpretato un poliziotto sotto copertura in Den of Thieves, con O’Shea Jackson Jr., 50 Cent e Pablo Schreiber, un progetto che potrei descrivere come un mix tra una versione più cruda di Heat – La sfida e The Town, con colpi di scena che ricordano I soliti sospetti, un film per cui sono davvero entusiasta, abbiamo appena fatto le proiezioni di prova ed è stato un grande successo; ho anche interpretato uno spacciatore di droga russo in un cameo per All-Star Weekend, una commedia in uscita con Jamie Foxx, Robert Downey Jr. e Benicio del Toro; ho appena finito di registrare la mia prima parte per Dragon Trainer 3, quindi tornerò nei panni di Stoick, e sono in fase di preparazione per Angel Has Fallen, le cui riprese cominceranno presto. Quest’ultimo non tratterà più della caduta di una città ma è più una reinvenzione del personaggio principale del franchise, quasi come quello che Logan è stato per Wolverine. È un Banning che sente la sofferenza inflitta dalla sua carriera, che ammette che Olympus e London hanno avuto pesanti effetti su di lui, che sta pagando il prezzo per non aver mai mollato, e non è più il supereoe che abbiamo visto in passato. La storia lo vede vittima di un complotto ed ingiustamente accusato di aver tentato di uccidere il presidente, quindi si ritrova in fuga sia dai cattivi che dai buoni nel tentativo di capire cosa stia succedendo. Abbiamo dalla nostra un regista fenomenale, Ric Roman Waugh – se  non lo avete ancora visto vi consiglio Shot Caller (La fratellanza), con Jon Bernthal e Nikolaj Coster-Waldau, un film fantastico con un grande cuore ambientato in una prigione; sarà lui a dirigere il film, ingaggiarlo è stata una mossa brillante. E probabilmente mi sono dimenticato di elencare altri due progetti, non lo so.

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