Recensione a cura di Adriano Ercolani
Il remake americano di Quasi amici sulla carta poteva rappresentare un’operazione complessa da gestire, in pericolo di scivolare nella retorica del pietismo, come molto spesso accade a questo tipo di produzioni quando affrontano il tema della disabilità. E invece The Upside diretto da Nei Burger riesce ad evitare la trappola fin da subito si presenta come una commedia agrodolce sorprendentemente equilibrata nei toni.
La sceneggiatura, adattata da John Hartmere e un esperto del genere come Paul Feig, ambienta la storia in una New York dove le classi sociali sono ancora ben divise, lontane tra loro. Il ricco Philip, paralizzato dal collo in giù in seguito a un incidente, vive nella ricca Park Avenue, mentre l’ex galeotto Dell non ha neppure una casa, dal momento che sua moglie l’ha sbattuto fuori dai project in cui vive con loro figlio. Pochi chilometri di distanza, eppure mondi lontanissimi: questa ancora oggi è la Grande Mela. L’incontro-scontro tra queste due personalità e i propri dolori interni viene portato sul grande schermo in un film molto ben calibrato, che fa sorridere con situazioni e battute non scontate e smuove grazie a sentimenti che vengono appena accennati invece che esibiti. Il regista dirige Bryan Cranston e Kevin Hart lavorando in sottrazione, e se il primo dei due ha già ampiamente dimostrato di saper essere efficace anche con toni più sommessi, la vera sorpresa di The Upside è invece un Kevin Hart maturo, contenuto eppure sempre capace di essere spassoso al momento opportuno. A completare il trio di protagonisti la presenza elegante e come sempre efficace di Nicole Kidman.
Senza essere un lungometraggio che aggiunge qualcosa di veramente nuovo su temi ampiamente rappresentati come l’amicizia virile o l’accettazione dell’infermità, The Upside è comunque un prodotto di tutto rispetto per l’accuratezza e la sensibilità con cui è stato realizzato. Anche se il finale è forse troppo edificante rispetto all’asprezza con cui Philip e Dell imparano a conoscersi e rispettarsi malgrado le differenze sociali e culturali che li separano, per larghissima parte il film è uno spaccato davvero poco lusinghiero su come l’America, anche la più liberal ed “europea” New York, siano ancora attraversate da un razzismo che oggi più che mai è soprattutto economico. Tale discorso, sotterraneo rispetto alla trama principale ma comunque sempre presente e pressante, rende The Upside un film che esprime molto più di quanto non lasci intravedere la superficie di genere. Si ride, ci si commuove anche soprattutto grazie al solito, enorme Bryan Cranston, ma a fine proiezione si ha anche la sensazione di aver assistito a una riflessione amara su una società oggi più che mai divisa e iniqua.
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