Palazzo del Cinema, uno spazio aperto

Palazzo del Cinema, uno spazio aperto

Di Lorenzo Pedrazzi

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C’è stato un tempo in cui l’intersezione tra passioni e commercio era data per scontata: le videoteche, i negozi di dischi, i negozi di videogiochi e quelli di modellismo (giusto per citare i casi più emblematici) non erano soltanto spazi commerciali, ma luoghi di ritrovo per appassionati, spazi di condivisione dove il fervore e la cultura dei clienti incontravano le conoscenze del gestore, acquisendo un vero e proprio ruolo sociale nel tessuto urbano. La progressiva sparizione di questi “rifugi” non è stata compensata dall’apertura di altri luoghi fisici, poiché la condivisione si è spostata on-line, con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso. Anche per questa ragione, il Palazzo del Cinema dell’Anteo procede in controtendenza: inaugurato a Milano lo scorso 8 settembre, il Palazzo “espande” lo storico multisala Anteo in uno spazio polifunzionale che include 9 sale cinematografiche (comprese le 4 già esistenti), un cinema ristorante, una sala multimediale dedicata all’on-demand, una libreria del cinema con annesso caffè letterario, una nursery, sale lettura, la Biblioteca dello Spettacolo, l’ormai storica Osteria del Cinema, un giardino con 70 posti a sedere e una birreria nella taverna sottostante. Insomma, un nuovo sancta sanctorum per la cinefilia milanese, utile per curare la ferita della recente chiusura dell’Apollo, alla cui guarigione contribuirà anche il prossimo multisala di CityLife (atteso per il 2018).

Ogni appassionato di cinema cresciuto a Milano riconosce nell’Anteo un’istituzione inamovibile, e c’è qualcosa di straniante nell’osservarne l’evoluzione in una realtà più vasta e ambiziosa. Lo si nota già dal rinnovamento dell’ingresso originale, in via Milazzo 9, dove la vecchia biglietteria è stata sostituita da una vetrata, e sulla tettoia campeggia una nuova versione dello storico logo:

anteo-ingresso

Proseguendo in avanti verso piazza XXV aprile, ci si imbatte nell’ingresso del caffè letterario gestito da Eataly:

palazzo-del-cinema-caffe-letterario

E infine, sull’angolo con la piazza, ecco l’ingresso principale del Palazzo, da cui si accede al foyer con le biglietterie:

palazzo-del-cinema-ingresso-principale

Ci sono quindi tre accessi distinti (quello storico, il caffè letterario e quello principale), per un progetto architettonico che mira all’apertura totale: non a caso, per entrare nel Palazzo del Cinema non è necessario alcun biglietto, l’ingresso è completamente libero; il biglietto serve soltanto per entrare nelle singole sale, com’è ovvio che sia. Inoltre, lo spazio è aperto ogni giorno dalle 10 del mattino all’una di notte, garantendo un’ampia disponibilità lungo tutto l’arco della giornata e della serata.

Ebbene, ho vistato il Palazzo nei primi due giorni di apertura, insieme ad altri curiosi che, guidati dall’istinto più che dalle indicazioni, si aggiravano di piano in piano alla scoperta delle sale. Il primo impatto, per quanto mi riguarda, è stato con il caffè letterario: ricavato dalla precedente libreria del cinema, lo spazio dedicato ai libri è stato purtroppo ridimensionato per accorparlo al nuovo bar, e non si può negare che l’effetto sia un po’ desolante rispetto alla ricchezza del vecchio negozio (c’è anche un’altra stanza, a sua volta ridotta nell’offerta di volumi). È chiaro l’intento di rivolgersi a un pubblico più generalista, ma suona un po’ come un tradimento della missione originale dell’Anteo, anche perché i libri non avrebbero certo minacciato l’attrattiva del bar: basti pensare alle numerose librerie-caffetterie che esistono a Milano, ben più accattivanti di questa.

EDIT: ho scoperto che la libreria del caffè letterario, per come l’ho vista, non è ancora definitiva; prossimamente verrà risistemata con la sua offerta originaria, quindi non tenete conto delle considerazioni di poco sopra.

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Restando in tema mangereccio, al piano terra si trova anche l’Osteria del Cinema, nei vecchi spazi dell’Anteo, dove la sala 400 è diventata Excelsior: tutte le sale, infatti, hanno preso il nome di vecchi cinema milanesi, tra cui President, Astra e Astoria.

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A suscitare maggior curiosità, però, era la ristrutturazione dell’ex Casa del Fascio, costruita nel 1938 su progetto di Renzo Gerla: l’edificio ad angolo, che ora ospita il Palazzo del Cinema, in passato fu adibito alle attività culturali della compagnia teatrale “Eleonora Duse”, a sede delle riunioni del PCI di Togliatti e infine a scuola media, funzione che ha svolto fino al 2013. L’intelligente risistemazione degli interni, opera dell’architetto Riccardo Rocco, ha permesso di allestire uno spazio ridotto e “intimo”, che si sviluppa su quattro piani in un dedalo escheriano di scale: nonostante le apparenze, è impossibile perdersi, e ci si ritrova sempre in un luogo conosciuto. L’estetica, con la predilezione per il metallo e per il cemento a vista, ha un fascino curiosamente post-industriale che, a tratti, rievoca l’architettura brutalista.

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Al secondo piano si trovano due novità importanti, già sbandierate da Lionello Cerri (amministratore delegato di Anteo S.p.A.) come fiori all’occhiello del progetto: la sala multimediale Ciak e la sala-ristorante Nobel. La prima è pensata per l’on-demand e, non avendola provata, mi limito a riportare le informazioni del comunicato stampa: “Un vero e proprio ‘salotto di casa’ al cinema, attrezzato con proiettore 2K, schermo e divani, dove chi è interessato potrà organizzare una serata scegliendo il contenuto che intende vedere insieme agli amici”. Intrigante, giusto? In pratica è una saletta da affittare privatamente, per ritrovi o feste a tema cinematografico, ma anche per fini più professionali.

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La sala Nobel, gestita da Eataly, permette invece di fare un aperitivo o cenare davanti a un film: si tratta infatti di una saletta le cui poltrone sono fornite di vassoio e luci personali, che si accendono sfiorandone la “testa”. Se non fosse per i vassoi, insomma, sarebbe indistinguibile da una sala normale: ammetto che mi aspettavo qualcosa di più accogliente, ma senza dubbio sarà funzionale allo scopo.

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Al terzo piano m’imbatto nelle altre due novità: la nursery Nuovo Arti (dove gli adulti potranno lasciare la pargolanza per godersi un film a cuor leggero) e la Biblioteca dello Spettacolo, forse la più grande delusione di questa apertura. Delusione provocata da un errore “tattico”: propagandata come “biblioteca” fin dal suo nome ufficiale, si tratta in realtà di una piccola sala lettura con due scaffali di libri di cinema messi a disposizione per il pubblico. Insomma, non si può certo parlare di “biblioteca”, anche se l’archivio dovrebbe arricchirsi di pari passo con le donazioni dei visitatori.

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In compenso, dalla finestra si può vedere il suggestivo chiostro di Santa Maria dell’Incoronata, dove l’Anteo organizza una delle sue arene estive:

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Per il resto, gli spazi interni del Palazzo del Cinema esercitano un magnetismo labirintico che spinge a esplorare ogni angolo, anche perché ovunque può nascondersi un corridoio nascosto (delizioso quello che permette di “circumnavigare” il bar dopo il foyer, affacciato su via Milazzo) o un’area di sosta con le poltrone. Al netto di un paio di delusioni, comunque aggiustabili nel corso del tempo, l’impressione è che l’offerta culturale di questo nuovo spazio sia molto ricca: oltre alle 11 sale effettive (contando anche la Ciak e la Nobel), il Palazzo del Cinema comprende una stanza dedicata ai corsi, e inoltre offrirà sempre una programmazione in lingua originale e una dedicata ai bambini. In una metropoli che ha ormai decentralizzato le sue sale cinematografiche, l’Anteo propone uno spazio aperto e (si spera) vitale, dove le opportunità d’incontro e condivisione sono destinate a moltiplicarsi. Passioni e finalità commerciali possono finalmente ritrovare un accordo.

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