Recensione a cura di Adriano Ercolani
Se si esclude il passo falso della produzione “mainstream” Black Mass con Johnny Depp, il cinema più indipendente di Scott Cooper ha confermato fino a oggi che il cineasta non concede sconti al suo pubblico. Sia Crazy Heart che Out of the Furnace, anche se attraverso strade tematiche differenti, erano due film molto duri sulla condizione umana e i suoi lati oscuri. Adesso un western pessimista e plumbeo come Hostiles arriva a confermare tale visione.
Secondo uno schema quasi classico applicato al genere la storia vede il capitano dell’esercito Joe Blocker e la sua squadra dover scortare un capo indiano alla sua terra natia, per rivederla un’ultima volta prima di morire. L’odio e la violenza che ancora regnano tra coloni e Nativi Americani renderà tale viaggio un vero e proprio incubo, soprattutto per lo stesso Joe Blocker che deve ora difendere proprio colui che ha sterminato così tanti dei suoi amici.
Fin dalla primissima scena Cooper sceglie di rappresentare l’orrore di quel mondo in tutta la sua crudezza. Non c’è redenzione per chi ha scelto di vivere in terra di frontiera, c’è soltanto la legge del sangue. Pur nella sua indubbia eleganza formale Hostiles non è un film che cerca la stilizzazione visiva, quanto piuttosto vuole mettere in contrapposizione la bellezza dei paesaggi naturali, quelli classici del western appunto, con la barbarie di cui quelle stesse terre sono state testimoni. Il risultato è uno stridore potentissimo che genera grande cinema, in grado di sorvolare anche alcune schematicità narrative nel voler a tutti i costi dimostrare che l’animo umano può essere corrotto a prescindere dal colore della pelle.
Christian Bale è il protagonista assoluto di Hostiles, e come aveva già fatto con Out of the Furnace regala a Cooper una prova d’attore superba. Il suo sguardo rabbioso costretto nel silenzio contenuto di un uomo mosso dal senso del dovere è la cosa più bella del film. Accanto a lui, come splendido contrappunto, Rosamunde Pike è invece febbrile e bellissima, eroina tragica che si perde nella follia di ciò che le accade intorno. Insieme a loro un cast di supporto di primissimo ordine in cui spiccano la bravura di Bill Camp, Wes Studi, Ben Foster, Stephen Lang, tutti capaci di lasciare il segno con seppur a disposizione pochissime scene.
Non è un film perfetto Hostiles, tutt’altro, ma nel suo squilibrio si rivela comunque talmente potente da rimanere impresso in profondità nel cuore dello spettatore. Probabilmente non avrà un successo enorme al botteghino, poiché troppo disperato e nichilista per incontrare il favore del grande pubblico. Poco importa: di opere come questa, non conciliate e pulsanti in tutto il loro dolore, ci sarà sempre bisogno. Un enorme bisogno.
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