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Dove Cadono le Ombre: Recensione del film di Valentina Pedicini in concorso a Venezia

Pubblicato il 06 settembre 2017 di Andrea Suatoni

Nel corso della sua carriera di documentarista Valentina Pedicini si è trovata di fronte ad una storia che voleva raccontare più coerentemente ed efficacemente che non tramite il meccanismo del documentario. Dal desiderio di trasmettere ad altri, narrativamente e psicologicamente, ciò che le sue indagini avevano portato alla luce nasce Dove cadono le ombre, debutto della regista in un’opera di finzione che rivela una realtà sconosciuta e sopita per quanto (incredibilmente) ancora recente, impossibile – una volta usciti dalla sala – da continuare ad ignorare. Una storia che è LA Storia (con la S maiuscola), e che paradossalmente trova il modo migliore di arrivare allo spettatore proprio grazie al racconto di ciò che sarebbe potuto essere anziché di quello che è stato, per quanto in realtà l’uno e l’altro possano totalmente fondersi.

Non vogliamo svelare in questa sede ciò che vuole raccontare il film: raccontare la storia, i fatti, i reali avvenimenti accaduti in Svizzera (la neutrale, pacifica, civile, quasi candida Svizzera) contro la popolazione dei nomadi Jenisch, che si snodano all’interno della chiave narrativa che la Pedicini ha intelligentemente architettato vorrebbe dire, riportandoci sul piano della mera spettacolarizzazione (da cui in definitiva non ci si discosta poi troppo) di una vicenda, a parlare di spoiler. Allo spettatore deve invece essere permesso di scoprire pian piano, con tutta la delicatezza, la durezza e la potenza che questo film riesce ad esprimere, ciò che si vuole trasmettere, che sarà chiaro in realtà solo in seguito alle didascalie nascoste in fondo all’epilogo del film. Queste andranno ad illuminare gli ultimi punti oscuri e a chiarire tutte quelle scene rimaste parzialmente in bilico sulla linea della sospensione dell’incredulità (tutta psicologica) dello spettatore.

ANNA, GERTRUD e HANS

I 3 protagonisti del film sono Anna, un’infermiera impiegata in una casa di riposo per anziani che in passato ha nascosto ben più di quello che potrebbe sembrare, Hans, il suo assistente affetto da un ritardo con radici profonde ed oscure e Gertrud, una vecchia signora dai modi garbati e gentili che arriva improvvisamente a spezzare la monotonia delle giornate dei due, fatte di assistenza amorevole ai degenti, poker di soppiatto e misteriosi buchi scavati in giardino.
Gertrud è tutt’altro che un’affabile ed amabile vecchietta: con lei tornano fra quelle stesse mura spettri di un passato mai dimenticato, che hanno formato e tutt’ora definiscono sia Anna che Hans, segnati entrambi dalle proprie identiche esperienze ma in modo totalmente differente l’uno dall’altra. Non hanno in realtà forse mai abbandonato quelle mura, non hanno mai conosciuto la parvenza di una vita reale, tantomeno hanno potuto sperimentare sentimenti simili a quelli di ogni altra persona: la colpa – lei direbbe il merito – è proprio di Gertrud, che fino a 14 anni prima era stata per loro qualcosa di più simile ad un carnefice o un aguzzino che una madre.

Ma anche una madre, in fondo, o almeno appunto ciò che più avrebbe potuto avvicinarsi ad una tale definizione: in Dove Cadono le Ombre niente è però totalmente definito. Chi era vittima può diventare carnefice, l’amore può diventare odio, il bene ed il male arrivano agli estremi e poi collidono perdendo l’essenza del loro stesso significato. Tutto si fonde: la luce ed il buio di una fotografia che usa nient’altro che la luce reale, la verità e la bugia, l’infanzia e la vecchiaia, persino la morte e la vita assumono pian piano dei contorni sempre più sfumati, senza possibilità di distinguere gli uni dagli altri. E pian piano, lasciando scoprire l’orrore di quanto è successo ma maliziosamente senza mai mostrarlo fino in fondo, a poco a poco anche il passato ed il presente si amalgamano (anche sullo schermo, in un bellissimo gioco di regia che fa a tratti dimenticare di trovarsi di fronte ad un’opera prima) senza soluzione di continuità, per arrivare semplicemente a raccontare le complesse psicologie di Anna, Gertrud ed Hans, legati a doppio filo gli uni agli altri in un rapporto che trascende l’amore o l’odio (e che, di nuovo, fonde i due sentimenti assieme).

Le interpreti delle due protagoniste, Federica Rosellini e la veterana Elena Cotta (Coppa Volpi nel 2013 alla Mostra di Venezia) arrivano dal teatro (e si vede), e seppure con poche esperienze televisivo/cinematografiche alle spalle si muovono perfettamente a loro agio dietro la macchina da presa, donando al film una ulteriore gravosità (tutta teatrale) che ben si adatta alle atmosfere ed ai temi descritti dalla regista. Completa il quadro Josafat Vagni, chiamato ad interpretare il difficile (ma non per lui) ruolo di Hans.

OLTRE IL FILM

L’esperienza per lo spettatore di Dove Cadono le Ombre è completa, totalizzante: non termina, non può terminare dopo i titoli di coda del film. Si ha come l’impressione di aver ricevuto un pugno in faccia, di dover portare con sé il dolore di quanto si è appena visto: perché si tratta di un’opera di finzione, ma basata sulla storia di forse 2000 persone. Sarà difficile una volta usciti dal cinema non cliccare su google i temi portanti del film, alla ricerca di una verità che Valentina Pedicini ha sapientemente e coscienziosamente voluto denunciare e che la scrittrice Mariella Mehr, protagonista delle vicende denunciate nel film, documenta nei suoi romanzi; e ancora, non vogliamo rivelare nulla, perché le contrastanti emozioni che la pellicola suscita valgono la pena di essere vissute appieno (ed in questo, il trailer è perfetto nel suo non rivelare niente di più di ciò che lo spettatore dovrebbe conoscere prima della visione).

Ci troviamo sicuramente di fronte ad un prodotto lontanissimo dagli standard commerciali ed in quanto tale (sic!) di alto livello, quasi autoriale grazie alle particolari caratteristiche documentaristiche che la sua regista nasconde (come abbiamo affermato fin dall’inizio, neanche troppo velatamente) all’interno di esso, per forza di cose impossibile da far arrivare a tutti in modo adeguato. Dove Cadono le Ombre è al tempo stesso lento ma assolutamente magnetico, a volte ingenuo ma anche straziante, e potrebbe essere facile per alcuni soffermarsi sui (pochi) difetti – per la maggior parte figli dell’inesperienza – anziché sui suoi macroscopici ma forse più insidiosi pregi.

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