Barry Seal – Una Storia Americana racconta le avventure di Barry Seal, pilota protagonista di vicende (storiche!) al limite dell’assurdo. Da trafficante di droga ad agente della CIA, la vita di Seal è stata costellata da un susseguirsi di avvenimenti quasi impossibili da credere: un biopic serioso sul personaggio sarebbe stato difficile da vendere al pubblico, quindi il regista Doug Liman (The Bourne Identity, The Edge of Tomorrow) ha optato, per raccontarne la storia, per i caratteri di una gustosa action-comedy. I frenetici plot twist della vita di Seal vengono riportati nella pellicola con toni goliardici e grotteschi, con al centro della scena un Tom Cruise fin troppo perfetto nel suo ruolo (mostrandoci chiaramente un personaggio adattato al carisma ed alla presenza scenica dell’attore).
UNA STORIA AMERICANA
Difficile credere che l’intento primario di Liman fosse quello “documentaristico”: il puro intrattenimento risulta in ogni momento del film l’unico scopo dello stesso. Poco importa che quelle di Barry Seal siano vicende reali: quel che si vuole estrapolare dalle stesse è quell’efficace mix di azione e divertimento che definisce i binari del film. Ed in effetti, i molti spettatori che una volta a casa googleranno la storia su internet, incuriositi dal circo di eventi messi in moto dal film, rimarranno forse delusi da una non proprio fedele trasposizione degli eventi.
Ma si tratta di un difetto solamente a metà. Il sottotitolo del film (Una Storia Americana, che in effetti richiama l’originale American Made) esplicita più a fondo gli intenti della pellicola: il lato critico è tenuto sapientemente sullo sfondo, ma si fa presente agli occhi dello spettatore più attento praticamente per tutta la durata del film. I temi riguardanti i loschi affari della CIA o i lati oscuri della presidenza Reagan vengono affrontati con leggerezza, visti dall’occhio di un Seal molto più semplice ed ingenuo di quel che ci si aspetterebbe, ma risultano sempre una presenza pesante con cui fare i conti.
Persino il tipico sogno americano, di cui Barry si sente di essere senza dubbio protagonista, è visto come un qualcosa di negativo in fase di scrittura, in un contrappasso che ci accompagna dall’incipit al drammatico epilogo: la critica finale di Liman ci racconta che se quella di Barry è la tipica storia figlia dell’American Dream, in quanto tale è carica di droga, meschinità, politica corrotta, criminalità e così via.
BARRY CRUISE
Fin da subito appare lampante quanto il personaggio di Barry Seal sia perfetto per la recitazione di Tom Cruise. Ma più si va avanti nella visione e più ci si rende conto di quanta malizia ci sia dietro la costruzione di esso: il personaggio è stato adattato all’attore, non il contrario. Barry risulta in definitiva la “summa” di tutti i migliori personaggi di Cruise, e su Tom Cruise è completamente tarato e pensato: per quanto possa sembrare assurdo se si pensa che si sta parlando di un biopic (con le dovute, enormi, licenze poetiche), il film in questione è costruito esclusivamente attorno al suo attore principale.
Di nuovo, non un difetto. Come abbiamo già detto, l’intento finale del film è quello di intrattenere. Dietro la necessità di far conoscere al pubblico la vera storia di un criminale che è riuscito a “sfangarla” per anni prima di finire malamente a causa delle sue malefatte c’è uno scopo ludico che viene pienamente raggiunto: in sala si ride, ci si diverte, spesso si rimane magneticamente incollati allo schermo in attesa della risoluzione della scena in corso per poi rimanere catturati da quella successiva (il montaggio del film in questo riesce a dare il massimo, aiutato da una regia che fa della sperimentazione il suo must).
TOM, TOM, TOM
Se il film si rifà completamente al suo protagonista, cosa rimane se togliamo Tom Cruise dal palcoscenico? Il protagonista ruba la scena a tutti i personaggi secondari, che rimangono a fare da sfondo esaltando ancor più la centralità di Cruise: a partire dalla moglie di Seal, Lucy (la Sara Wright vista in Un amore di testimone o Un compleanno da leoni), che in varie fasi della vicenda rappresenta un perfetto contraltare al protagonista, o l’agente della CIA Schafer (Domhnall Gleeson, il Bill Wesleay della saga di Harry Potter), fino agli ormai famosi (grazie a Netflix ed al suo Narcos, in cui compare lo stesso Barry Seal) criminali del cartello di Medellìn.
Tutto si sviluppa di nuovo quindi attorno all’unico Tom Cruise: la storia, il personaggio, i toni si modificano e costruiscono sull’attore protagonista, che con le sue uniche spalle si trova a reggere completamente l’intera pellicola. In uno sforzo che pur riuscendosi a percepire a più livelli, coglie pienamente nel segno.
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