Recensione a cura di Adriano Ercolani, che ha visto il film a New York.
Bastano pochi minuti per capire che questo nuovo, visionario lungometraggio ha rappresentato per Luc Besson il coronamento di un’avventura cinematografica e probabilmente personale a lungo cercata. Non ha voluto porsi alcun limite il regista francese realizzando Valerian e la Città dei Mille Pianeti: a livello visivo e narrativo, infatti, non ci sono idee o fascinazioni estetiche che non siano state sviluppate con pienezza e senso del gioco. Perché guai a prendersi troppo sul serio, sembra dichiarare il film, come del resto molti dei suoi capolavori precedenti. Ed ecco allora che il modo migliore per gustarsi questo calderone fantascientifico è quello di lasciarsi trasportare ovunque esso voglia condurre lo spettatore.
Dane DeHaan e Cara Delevingne, con la loro aura sbarazzina e disincantata, sono due protagonisti perfetti per risultare leggeri ma non inconsistenti. Con i loro costumi improbabili, i due formano una coppia frizzante, soavemente stonata, irresistibile quando scivola dentro situazioni che in altre produzioni sarebbero risultate seriose e drammatiche. In Valerian invece tutto (o quasi) è allegro, scanzonato, forse anche ingenuo nel senso migliore del termine: Besson sembra voler rifiutare categoricamente di imporsi di seguire le regole del cinema mainstream, in particolar modo nella gestione dei tempi del racconto. Sotto questo punto di vista l’operazione ricorda, anche se in contesti estetici ovviamente moto differenti, un altro grande film “senza limiti” come il King Kong diretto da Peter Jackson nel 2005: in entrambi i casi, infatti, l’opera rispecchia l’amore sconfinato del cineasta, poco importa se imperfetta o strabordante.
Nel fiume in piena che è la sceneggiatura di Valerian e la Città dei Mille Pianeti troviamo inoltre alcuni personaggi di contorno da incorniciare, come ad esempio quello breve ma ipnotico interpretato da una splendida Rihanna. Non scriveremo oltre riguardo questa figura per evitare spoiler dannosi, ma possiamo garantirvi che sarà una delle cose di Valerian che ricorderete più a lungo. Pur nella sua forma esplicitamente giocosa, il progetto contiene però anche dei discorsi sotterranei rilevanti, soprattutto quello che riguarda l’uguaglianza e la disponibilità alla convivenza rappresentate dal set principale del film.
Valerian e la Città dei Mille Pianeti è un popcorn movie vitale e scoppiettante che merita di essere avvicinato e poi gustato con lo stesso spirito con cui Luc Besson ha voluto realizzarlo: con gioia, fantasia, libertà creativa. Nelle sue imperfezioni, l’opera testimonia comunque, anzi forse proprio attraverso esse, lo spirito ammirevole con cui il cineasta continua a fare cinema ad alto budget fregandosene delle regole preconfezionate del mercato mainstream. Le quali poi molto spesso, quando applicate in maniera stereotipata, dimostrano di non funzionare. Ben venga quindi il cinema arioso e iconoclasta di Besson!
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