The Defenders: una serie di supertizi che ha il ritmo di una brutta puntata di Un Medico in Famiglia

The Defenders: una serie di supertizi che ha il ritmo di una brutta puntata di Un Medico in Famiglia

Di Michele Monteleone

Le stroncature sono sempre più divertenti da scrivere e da leggere, ma io non voglio indulgere in questo peccato, sarò molto serio, compassato e professionale.

True story…

Pubblicato da Michele Monteleone su Venerdì 18 agosto 2017

No, non ci riesco, per lavarmi di dosso il desiderio di sfottere la nuova serie Netflix/Marvel, vi propongo un sunto di quello che vedrete negli episodi di The Defenders (assolutamente professionali anche questi) e poi spendiamo due parole sulla stagione nel suo complesso (NO SPOILER, a meno che non consideriate l’autopsia di un orso uno spoiler).

Defenders ep.01

Gente che chiacchiera. Noia. Gente che chiacchiera. Noia. Gente che chiacchiera. Noia. Trema la terra

03

Defenders ep.02

Danny Rand (aka Pugno di Stagno) viene pestato da Luke Cage. La gente fa l’ahola sul divano e si torna a casa cantando l’inno italiano (parlo di Seven Nation Army cantata sostituendo alle parole “PO-PO-PO-PO-POOO-PO”, naturalmente).

04

Defenders ep.03

Sigourney Weaver mangia il cous cous. Sigourney Weaver fa kung fu, ma molto lentamente. Elektra mangia gli avanzi del cous cous. Botte in corridoio. VENDICATORI UNITI!

05

Defenders ep.04

Vendicatori Difensori al cinese! Autopsia di un orso… no, davvero. Non scherzo.

06

Defenders ep.05

Botte. Parte della trama legata ad Iron Fist e che quindi non ho capito visto che continuavo ad addormentarmi provando a seguire la serie. Uno strambo tizio in costume fa la sua comparsa. I turbamenti della giovane Elektra.

07

Defenders ep.06

Tutti menano Randy-Pugno-de-Carta-Stagnola. Il resto della puntata ero a fare caroselli in strada, quindi per me è ufficialmente la più bella serie Marvel di sempre.

08

Scopro che mentre festeggiavo per le pizze che si era preso Pugno de Carta Stagnola, si consumava il più stupido colpo di scena della storia dei colpi di scena. La Weaver c’aveva il mutuo da pagare.

Defenders ep.07

Dieci ore (di tempo percepito) di gente che ci spiega quello che è successo nelle precedenti puntate, poi una vecchia che mena (che ammetto che risolleva il tono della storia) si finisce in bellezza con gente che parla.

09

Defenders ep.08

NO, seguito dalla NOIA, seguito da NON PROVATECI NEANCHE A OMAGGIARE BORN AGAIN.

10

Come avrete intuito (sono stato molto discreto nel mio giudizio quindi posso capire se siete confusi) non mi è particolarmente piaciuto The Defenders.
Ha tutte le problematiche delle precedenti serie Marvel prodotte da Netflix e se ne riesce a inventare anche di nuove.
A ben pensare, fatta eccezione per la prima stagione di Daredevil e la prima parte della seconda, ancora non mi è piaciuta nessuna delle produzioni supereroistiche per la Tv. Penso che il problema principale sia nella scala: la Tv non ha abbastanza soldi per rendere credibili i supereroi. Eppure… eppure, come dicevamo, la prima stagione dedicata al diavolo custode, funzionava. Riusciva nella messa in scena perché prendeva una scorciatoia intelligente. Davanti al problema di non avere abbastanza soldi per portare sul piccolo schermo gli eroi Marvel, Netflix si sceglie un roster di eroi urbani, i Defenders appunto, e li declina in salsa noir. Funzionava tutto, o almeno funzionava fino alla comparsa del primo costume, a quel punto la sottile linea del ridicolo veniva passata e Murdock con il testone di plastica e la tuta rossa da motociclista, provocava la giusta ilarità. Fossi stato in loro avrei proseguito con il costume nero, ma capisco che bisogna accontentare i fan e comunque il costume non è il problema principale (anche se vederlo insieme agli altri eroi vestiti in felpa è davvero penoso). Sono decisamente più problematiche le storie e il tipo di serializzazione.
Dove il primo Daredevil spingeva a tavoletta su una trama da noir metropolitano, costruendo la propria impalcatura narrativa sulle ampie e solide spalle di del Kingpin di Vincent D’Onofrio, questo The Defenders ci riprova con Sigourney Weaver, ma poi decide di auto-sabotarsi. Non mi spingerò fino alla pericolosa aria dello spoiler, ma vi basti sapere che il personaggio della Weaver viene presentato come un’immortale appartenente alla mano, una sorta di capo clan, viene fatta recitare sopra le righe alternando il registro da stronza gelida a quello della madre ferita e poi… poi nulla, si rivela inutile ai i fini narrativi e la sua visione e il suo piano assolutamente ridicoli. Viene infine sostituita da un secondo nemico che non può minimamente eguagliarne il calibro e le capacità recitative. Insomma un bell’autogol.
Ma si parlava di tipo di serializzazione…
Netflix è una piattaforma realizzata per il binge watching, le puntate escono tutte lo stesso giorno e ci permettono di restarcene in mutande sul divano la sera e sorbirci un episodio dopo l’altro fino a quando non arriva la mattina. Ecco, visto che è chiaro che la maggior parte degli utenti Netflix seguirà questa linea guida suggerita appunto dalla scelta di pubblicare nello stesso giorno tutti gli episodi, allora sarebbe il caso di adattare la propria narrativa a questa esigenza. Ad esempio, sarebbe utile evitare di continuare a ripetere ossessivamente le stesse informazioni. La quantità di spiegoni che vengono vomitati sullo spettatore è inquietante. I personaggi non fanno altro che raccontare agli altri quello che hanno fatto dieci minuti prima e poi ancora e ancora e ancora. Non solo, visto che The Defenders segno l’incontro di quattro diversi personaggi con la propria serie, la prima e buona parte della seconda puntata, non sono altro che un lunghissimo PREVIEWSLY ON DAREDEVIL, JESSICA JONES, LUKE CAGE AND IRON FIST.

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Un altro grosso problema che ho riscontrato nella scrittura degli episodi di The Defenders è la mancanza di ironia. Non è che l’ironia sia un fattore necessario. In Breaking Bad non ridevi neanche se guardavi le puntate con accanto Louis C.K., ma in una serie di supereroi in cui il tuo budget non ti permette di creare l’atmosfera necessaria alla serietà, sarebbe una ventata d’aria fresca. Nell’episodio 4, per un momento ho pensato che stessero per fare la cosa giusta: i nostri finalmente riuniti si ritrovano a fuggire dalla Mano e a nascondersi in un ristorante cinese, in cui Danny Rand è costretto dal proprietario a ordinare quattro portate di tutto quello che sta sul menù per far tenere chiuso il locale al proprietario. È un setting perfetto, Whedon si fregherebbe le mani fino a spellarsele all’idea di poter scrivere una scena simile, in Buffy, dopo tutto, ce ne saranno un milione. La forzata convivenza di eroi che si sono appena incontrati e sono costretti a rimanere insieme, è il momento perfetto per farli conoscere, per farli parlare e (in questo momento andrebbe bene) per passare allo spettatore tutte le informazioni che precedentemente avrebbero appesantito il ritmo della narrazione. Mi viene in mente la splendida scena (in un film non proprio riuscitissimo) di Age of Ultron, in cui gli Avengers si nascondono a Casa Occhio di Falco. Un momento di pausa per dare spazio ai personaggi, ma in The Defenders, purtroppo, non è così e uno dei motivi per cui non lo è proprio la mancanza di ironia. I nostri dovrebbero sfottersi e pungolarsi a ruota libera, invece anche in un ristorante cinese, con il tavolo imbandito, I Dinfensori riescono ad alimentare i loro piccoli drammi.

Marvel's The Defenders
Marvel’s The Defenders

Finisco con un’ultimissima nota sull’azione. I corridoi. Ci sono, ma non così tanti quanti in Luke Cage e comunque abbiamo tutti rotto le scatole con ‘sta storia. Non sono i corridoi il problema, il problema è che l’azione, in The Defenders, è una pausa nella narrazione. E se, come me, amate gente come Shane Black o Tarantino o Elmore Leonard, sapete perfettamente che invece l’azione dovrebbe veicolare informazioni quanto una chiacchierata a tavola. Le azioni dei personaggi dovrebbero descriverceli e raccontarceli tanto quanto una litigata. Tra le regole auree scritte da Shane Black sulla gestione dell’azione nei suoi film c’è “Far parlare i propri personaggi mentre si sparano” e non solo per scambiarsi verità assolute sulla vita e la morte, ma anche per buttare lì una battuta e quando dico buttare lì, intendo proprio lasciarla andare, farle seguire il ritmo dei cazzotti o delle pallottole sparate. In The Defenders questo non succede mai e quando viene tentato provoca solamente un forte imbarazzo empatico. L’azione sembra inserita a forza nella scarna trama, un’esigenza più che un naturale proseguimento della storia… ma forse esagero, forse sto solo chiedendo troppo a una serie di supertizi che ha il ritmo di una brutta puntata di Un Medico in Famiglia.

LEGGI ANCHE: The Defenders – Mike Colter ci parla della nuova serie Netflix e del suo Luke Cage

The Defenders è il cross-over tra Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist e vede i quattro supereroi uniti per combattere nemici comuni che minacciano New York.

I protagonisti di The Defenders sono Matt Murdock/Daredevil (Charlie Cox), Jessica Jones (Krysten Ritter), Luke Cage (Mike Colter) e Danny Rand/Pugno d’Acciaio (Finn Jones). Sigourney Weaver interpreterà l’antagonista, Alexandra. Compariranno anche Misty Knight (Simone Missick), Karen Page (Deborah Ann Woll), Malcolm Ducasse (Eka Darville), Foggy Nelson (Elden Henson), Jeryn Hogarth (Carrie-Anne Moss), Claire Temple (Rosario Dawson), Stick (Scott Glenn), Trish Walker (Rachael Taylor), Colleen Wing (Jessica Henwick) ed Elektra (Elodie Yung).

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