Game of Thrones: Recensione dell’episodio 7×06, “Beyond the Wall”

Game of Thrones: Recensione dell’episodio 7×06, “Beyond the Wall”

Di Andrea Suatoni

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Manca solamente un episodio ormai alla fine della settima stagione: l’epicità di Game of Thrones sta raggiungendo vette altissime, mentre i fan non possono che lamentare una narrazione sempre meno curata ed una illogicità temporale quasi impossibile da sostenere.

BEYOND THE WALL

La Suicide Squad di Benios & Weiss ha superato Eastwatch per portare a termine la folle missione di riportare un morto vivente a sud, alla corte di Cersei, per cercare un armistizio con i Lannister, e forse un’alleanza. Jon Snow, Gendry Waters, Jorah Mormont, Tormund Giantsbane, Beric Dondarrion, Sandor Clegane e Thoros di Myr: l’eterogenea compagnia ci regala alcuni dialoghi piacevoli (per quanto sostanzialmente inutili) mentre i suoi membri durante il viaggio approfondiscono i loro legami e appianano parte delle loro divergenze.
L’attacco ad un piccolo drappello di non-morti, capeggiati da un Estraneo che Jon Snow uccide con estrema (fin troppa) facilità, sembra aver chiuso le danze in tempi brevi, ma la enorme orda del Re della Notte non tarda ad arrivare: i nostri vengono circondati dai non morti e solamente un piccolo specchio d’acqua li separa dai nemici. L’unica speranza potrebbe essere Daenerys, che Gendry è corso a chiamare con un corvo da Eastwatch.

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A Grande Inverno Sansa e Arya sono vittima delle macchinazioni di Ditocorto: la lettera trovata da Arya mette le due una contro l’altra, addirittura fino al punto in cui la ragazza arriva a minacciare la sorella. Il provvidenziale (quasi sospetto: che ci sia lo zampino di Ditocorto anche qui?) invio di Brienne al sud a fare le veci di Sansa, in seguito ad una richiesta di incontro da parte di Cersei, ci fa credere il peggio: la Lady di Grande Inverno è forse di nuovo in pericolo.

Daenerys insieme a Tyrion discute invece della folle missione di Jon Snow, prima di litigare (di nuovo…) con lui quando il Folletto accenna alle dinamiche di una sua futura successione. La rottura della fiducia fra Tyrion e Daenerys sembra ormai avvenuta e crescere di episodio in episodio: possibile che gli showrunner stiano mettendo in moto una riunione stabile fra i Lannister?

Il corvo da Eastwatch che descrive la pericolosa situazione di Jon e degli altri arriva a Daenerys (a tempo record): ormai la Regina dei Draghi è sempre più interessata al destino del Re del Nord, e senza pensarci una seconda volta parte con i suoi 3 “figli” al salvataggio. La scena che si rivela ai suoi occhi è terribile: migliaia di non-morti circondano la compagnia, che ha già perso Thoros e sta lottando disperatamente. I draghi falciano centinaia di nemici con il loro soffio infuocato, finché il Re della Notte riesce ad abbattere Viserion: Daenerys è costretta a fuggire per non perdere anche Drogon, lasciando a malincuore indietro Jon, rimasto (inspiegabilmente) al centro della battaglia.
Il Re del Nord viene provvidenzialmente salvato da Benjen Stark, eroicamente lanciatosi nella mischia: lasciato il suo cavallo al nipote, anche lui viene ucciso dall’orda.

Nell’epilogo, vediamo Daenerys in cima alle mura di Eastwatch, aspettando un miracolo che incredibilmente arriva: Jon Snow è sano e salvo. Mentre il ragazzo viene curato a bordo di una nave Targaryen, vediamo il rapporto fra i due farsi sempre più stretto: Daenerys, sconvolta dagli ultimi avvenimenti, decide di aiutare Jon nella lotta contro il Re della Notte, mentre Jon si inchina (metaforicamente) finalmente alla sua regina. Una storia romantica fra i due si profila sempre più all’orizzonte.
Oltre la barriera intanto, il cadavere di Viserion riapre gli occhi, ormai diventati blu.

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UNO SGUARDO SUL FUTURO

L’epica lotta fra i non-morti e (Cersei permettendo) le forze unite di Westeros (e non solo), con i draghi a solcare i cieli e bruciare i nemici mentre a terra la fanteria cerca di destreggiarsi fra i cadaveri in movimento, ci ha dato un assaggio di quello che auspicabilmente vedremo nel corso della ottava stagione, fra scenari spettacolari, regia avvincente e fotografia degna di un Emmy.
Il Re della Notte possiede ora un drago (la domanda del giorno è: soffio infuocato o soffio gelido? Nel primo caso il fuoco di Viserion potrebbe forse avere la forza di sciogliere la Barriera…), quindi parte della futura guerra si svolgerà anche nei cieli, magari con l’aiuto dello Scorpione di Qyburn nel caso Cersei entrasse nell’alleanza: come Beric Dondarrion ha affermato, “Il nemico è la morte”, ed anche Dany ha scelto di fare un passo indietro rispetto ai propri scopi e lottare per “L’unica guerra davvero importante” (come afferma Jon nel trailer del prossimo episodio). Ma lo sappiamo, Cersei riesce ad essere sempre imprevedibile…

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LONTANISSIMI DA GEORGE R. R. MARTIN

Se però le battaglie future saranno simili a quella vista in Beyond the Wall, va lamentato che gli showrunner tradiscono sempre di più il terrore di uccidere i personaggi principali, all’opposto di come Martin ci ha insegnato: una delle dinamiche basilari dello show è venuta totalmente a mancare in un episodio che come siamo stati abituati in passato con il penultimo della stagione si sarebbe potuto e dovuto spingere molto più in là. E’ del tutto finita l’era delle morti improvvise che hanno fatto la fortuna della serie?
Come abbiamo già detto però, l’epicità di Game of Thrones è cresciuta di pari passo con le dimensioni dei draghi, e la prospettiva di uno scontro fra di essi contribuisce ad alzare ai livelli massimi l’hype per l’attesa della prossima stagione.

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ARYA E SANSA

L’indisponenza (odio…?) che vediamo da parte di Arya verso Sansa potrebbe apparire ingiustificato a molti. Al netto di un “intrigo di corte” che fa quasi sorridere se ripensiamo ai macchiavellici sotterfugi mossi da Ditocorto quando ancora le sue azioni erano “veicolate” dalle trame dei libri di Martin, c’è da notare che Arya non ha avuto modo di conoscere il cambiamento di Sansa avvenuto attraverso le varie stagioni, di conoscere i suoi drammi, ed infine di scoprire la sua forza così come hanno fatto gli spettatori. Per Arya, Sansa è ancora la ragazzina antipatica che mentì di fronte a suo padre per Jeoffrey, le cui azioni portarono alla morte di Lady, alla separazione con Nymeria e soprattutto all’uccisione di Micah, il ragazzo con cui Arya si allenava da bambina.

Inoltre, rispondendo alle grida di illogicità da parte del fandom, va chiarito il fatto che Arya si è addestrata per diventare un’assassina, ma che i suoi “anni formativi” sono stati spesi in un’organizzazione altamente disfunzionale e fuori dalle regole del vivere comune: soltanto ora vediamo di nuovo la ragazza in un ambiente normale e rapportarsi a persone normali. Non ci troviamo di fronte ad una Arya “fuori personaggio”, bensì al risultato di un addestramento fisico che è risultato manchevole di controparte psicologica, forse anche volutamente. In pratica: Arya è diventata una assassina spietata, efficace, astuta e abilissima, ma a livello di formazione personale è rimasta una bambina, seppure discretamente intelligente, coerentemente con quello che è stato il suo intero percorso.

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