Duck Tales: recensione del grandioso reboot della serie cult

Duck Tales: recensione del grandioso reboot della serie cult

Di Filippo Magnifico

A cura di Andrea Suatoni

Era il 1947 quando il compianto Carl Barks, uno dei più grandi maestri della storia del fumetto americano, creava Zio Paperone (in originale Uncle Scrooge), basato sul famosissimo personaggio protagonista del Canto di Natale di Charles Dickens.

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Paperone sarebbe dovuto apparire solamente in una storia (Paperino e il Natale sul Monte Orso), ma il successo di questo nuovo arrivato fu incredibile: non solo divenne ben presto uno dei personaggi più importanti del mondo dei paperi, ma gli fu dedicata anche una testata personale; più avanti nel tempo e dopo svariati successi, arriviamo al primo DuckTales, serie cult a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 che riprende il filone più avventuroso delle storie dei paperi, taglia il personaggio di Paperino (proprio per far emergere Paperone come protagonista assoluto) e diventa una delle serie più longeve Disney, con i suoi 100 episodi (ed un lungometraggio).

In pieno periodo reboot, era quasi doveroso riportare in scena DuckTales, in forma profondamente moderna ma mantenendo tutti i punti saldi della vecchia serie: avventure a caccia di tesori protetti da trappole e misticismo, nemici di Paperone interessati al suo patrimonio, i tre nipotini (più Gaia), la Tata, Jet McQuack, insieme ad un inedito Paperino promosso da special guest star a regular fisso.

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IL NUOVO DUCK TALES

Nuovi disegni, un nuovo protagonista, un cast vocale d’eccezione, una misteriosa trama orizzontale ed avventure molto più moderne: la nuova stagione, che partirà ufficialmente il 23 Settembre su Disney XD (in Italia vedremo la serie in autunno, ma non conosciamo ancora una data certa), ci ha regalato una gustosa anteprima lo scorso 12 Agosto con uno speciale di 40 minuti, che ha gettato le basi di quello che vedremo a partire dal mese prossimo.

La storia parte in modo particolare: Paperino e Paperone non hanno più rapporti fra loro da anni; fra i due qualcosa si è rotto, ed il mistero che riguarda questa separazione sarà il leit motive che legherà assieme la trama a lunga gittata della stagione (il colpo di scena al termine dell’episodio speciale è perfetto, inaspettato ed in un certo senso anche commovente, e non vogliamo assolutamente spoilerarvelo). Qui, Quo e Qua, i tre pestiferi nipotini, hanno il carattere di tre giovani adolescenti, ognuno – e questa è una delle prime grandissime e gradite differenze rispetto al prodotto originale – con le sue personali caratteristiche personali: Qui è il più entusiasta e trasparente dei tre, Quo è il più coraggioso ed avventuroso, forse il più simile a Paperone, mentre Qua è definito il “gemello cattivo”, ed appare infatti come il più cinico ed il più incline all’inganno e ai sotterfugi. I ragazzi non hanno idea dellai parentela che li lega al papero più ricco del mondo, ed è proprio nel primo episodio che ne faranno la conoscenza.

Assieme a Paperone vivono Tata e sua nipote Gaia, dirompente ed esplosiva fan sfegatata della famiglia dei paperi, segregata in casa dalla iper-protettiva nonna che le ha fatto studiare ogni tipo di tecnica di difesa esistente. Chi era abituato alla noiosa e quasi inutile Gaia della serie originale, troverà ora una specie di ninja iperattiva e disadattata in corsa per diventare uno dei personaggi preferiti degli spettatori (grazie anche alla straordinaria bravura della doppiatrice originale Kate Micucci).

La famiglia si troverà ben presto incastrata in una avventura vecchio stampo, in cui antichi clichè verrano però ribaltati ed usati proprio per testimoniare il cambiamento dei toni della serie, che accanto alla continua e spasmodica ricerca di avventura (Paperone sembra quasi soffrire di una sorta di crisi d’astinenza nell’incipit) pone un complesso dramma familiare che mira alla riscoperta dei valori della famiglia, con il motivo del conflitto Paperino/Paperone ad aggiungere la giusta dose di mistero.

Moltissimi personaggi sono attesi negli episodi a venire: i Bassotti e Ma’ Bass, la strega napoletana Amelia, Gastone, Archimede, Pico de’ Paperis, la vecchia fiamma di Paperone Doretta Doremì (descritta come una sorta di catwoman) e molti altri.

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IL CAST

Non sono ancora noti i nomi dei doppiatori italiani della serie, ma dubitiamo che si tratti di nomi “grandi” come quelli oltreoceano: raccomandiamo pertanto la visione in lingua originale sottotitolata, poiché si tratta davvero di un doppiaggio d’eccezione.

Zio Paperone ha la voce di David Tennant, pluripremiato attore scozzese che il grande pubblico ha conosciuto nelle vesti di Killgrave in Jessica Jones e del decimo Dottore in Doctor Who; come già accennato invece Gaia è doppiata da Kate Micucci, attrice comica che abbiamo apprezzato in Scrubs, Raising Hope e The Big Bang Theory.

Completano il cast Danny Pudi, Ben Schwartz e Bobby Moynihan, attori comici poco conosciuti in Italia che prestano la voce a Qui, Quo e Qua, e lo storico Tony Anselmo, voce ufficiale di Paperino fin dal 1985. Anche la caratterista Margo Martindale è inclusa nel cast: sarà la voce di Ma’ Bass.

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ANIMAZIONE MODERNA

Il character design inizialmente ci aveva lasciati dubbiosi: il trailer e le immagini promozionali mostravano uno stile troppo particolare e stilizzato per convincere appieno.

Un dubbio che già a pochissimi minuti dalla prima visione si è completamente dissipato: l’animazione scorre in modo estremamente piacevole, espressiva e perfettamente contestualizzata nell’andamento della trama.

A 30 anni esatti dall’esordio della serie originale, DuckTales appare non solo rinnovato, ma anche adeguato in modo perfetto all’attuale panorama seriale (e non parliamo solamente di quello relativo all’animazione). Da un umorismo spesso cinico, dirompente, adulto e sottile, fino all’abbandono di filoni buonisti (che hanno finito per stravolgere – migliorandoli macroscopicamente – personaggi come Tata, Qua e Gaia), le linee guida di ciò che ci si potrebbe aspettare da una serie Disney vengono più spesso di quanto si creda scardinate e sembrerebbe anche, incredibilmente, messe alla berlina.

DuckTales prende in giro sé stesso ed i suoi personaggi, strizzando l’occhio alla serie passata, riducendo a sciocchezze da tenere in garage i tesori assimilabili a quelli agognati nella serie dell’87, riscoprendo caratteristiche personali più realistiche volte a cancellare quella patina da macchiette comiche che anche in altri media i personaggi Disney classici hanno sempre mantenuto.

E sta forse qui il merito più grande del nuovo DuckTales: il classicismo viene stravolto, rielaborato e coraggiosamente ricreato alle basi, per donare alle nuove generazioni caratterizzazioni di un Paperone, un Paperino e di Qui, Quo e Qua che saranno con tutta probabilità quella che i posteri ricorderanno, con un doveroso (ma ossequiosamente nostalgico) colpo di spugna sul passato.

A riprova del fatto, tiriamo di nuovo in ballo il colpo di scena al termine dello speciale: uno dei misteri più grandi della storia dei paperi sta per essere risolto, tramite una di quelle storie che mai nessun autore in 80 anni ha mai avuto il coraggio (o la licenza) di parlare.

Letteralmente, We’ll solve a mistery, and rewrite history.

LEGGI ANCHE: Cinque motivi per rivedere DuckTales in attesa della nuova serie
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