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La scelta di Downsizing come film d’apertura della 74ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia conferma l’attenzione della Biennale per il cinema hollywoodiano d’autore, di cui Alexander Payne è certamente uno degli alfieri. Cambia il genere (una satira fantascientifica), aumentano le dimensioni produttive, ma il regista di Omaha conferma la sua predilezione per i toni agrodolci e per la focalizzazione emotiva sui personaggi, anche se stavolta la fantascienza gli permette di allargare lo sguardo su una realtà socio-politica più ampia, resa ancor più paradossale dall’espediente narrativo: in un futuro prossimo, la miniaturizzazione dei tessuti organici permette a chiunque di vivere una vita più agiata e meno dannosa per l’ecosistema, ma il processo è irreversibile, e la scelta è quindi molto difficile. I coniugi Paul Safranek (Matt Damon) e Audrey Safranek (Kristen Wiig) accettano questa prospettiva per sfuggire ai debiti, solo che non tutto va come dovrebbe…
Alexander Payne, il co-sceneggiatore Jim Taylor e gli attori Matt Damon, Kristen Wiig e Hong Chau hanno presentato il film dopo la proiezione per la stampa, e il regista ha immediatamente sottolineato che Downsizing non è così diverso dai suoi film del passato (come Sideways, Paradiso amaro e Nebraska): nonostante si tratti di fantascienza, “la storia è molto in linea con le nostre collaborazioni precedenti” ha detto Payne in riferimento al suo sodalizio con Jim Taylor. “L’umorismo è lo stesso”. Naturalmente è stato chiesto a Matt Damon com’è stato lavorare con questo apprezzato cineasta: “Ogni attore vorrebbe lavorare con Alexander Payne, sarei pronto a recitare anche l’elenco telefonico per lui”. L’attore ha aggiunto inoltre che “la storia è bellissima, unica, originale”, e che “film come questo sono uno strumento di empatia potentissimo. Ci hanno detto che è il suo film più ottimista, e credo dica molto di lui.”. Anche Kristen Wiig ha dichiarato il suo amore per il cineasta: “Lo adoro da tutta la mia vita. Il suo film fa dichiarazioni sull’ambiente che sono reali sulla base della storia”.
Non tutti però sono d’accordo nel considerare Downsizing un film ottimista. Una giornalista, in particolare, lo ha trovato non solo pessimista, ma anche un po’ troppo vago. Ecco la risposta di Payne: “Secondo lei il film è vago, indeterminato? Spero di no. È ottimista per alcune cose, pessimista per altre”. Al regista è stato anche chiesto cosa penserebbero gli elettori di Trump del suo film, ma lui non si è sbilanciato: “Difficile prevederlo… questa è una risposta ben vaga, vero? Chissà”. A proposito di elettorato americano, nel corso del film si ha spesso l’impressione che Paul – statunitense – venga continuamente “istruito” da personaggi stranieri, che lo criticano, lo spronano e lo guidano. Jim Taylor ha ammesso che, effettivamente, “volevamo fare un film internazionale fin dall’inizio, scrivendo personaggi provenienti da molti paesi del mondo”. Lo sceneggiatore ha ricordato che i film di Payne sono spesso identificati con l’America profonda e i suoi valori, ma in questo caso gli orizzonti sono più ampi. Circa la reazione degli elettori di Trump, Taylor ha ricordato che nei loro film precedenti hanno affrontato molte tematiche scottanti, e che “non stiamo cercando di evitare le questioni politiche, ma siamo più interessati all’umanesimo che alla politica, la politica deve restare una cosa personale”.
Argomenti seri, insomma, ma anche molto divertimento. Così è stato per Hong Chau, attrice vista in Treme, Vizio di forma e Big Little Lies:
Tutti hanno citato le tematiche serie del film, ma quello che mi piace è quanto sia divertente, lo humour permane per tutta la durata. Gli argomenti seri ci sono, ma mi ha attirato il fatto che [il mio] sia un personaggio che di solito resta sullo sfondo, non ha mai un ruolo principale, quindi è stato fantastico essere chiamata come attrice a dipingere un personaggio del genere.
Anche lei, come i suoi colleghi, ha elogiato Alexander Payne:
Tutti i suoi film sono un insieme di dramma e umorismo, quindi è un privilegio trovare una sceneggiatura, una storia e un personaggio che alimentino questo amalgama. Non è unidimensionale. Lui vuole l’autenticità, ma io non volevo che questo fosse uno studio documentaristico su un essere umano: volevo che l’accento fosse autentico, ma non volevo perdere il ritmo e lo humour della sceneggiatura, tenendo in mente la grande portata della storia. È una storia umana di come tratti il tuo vicino di casa.
Per interpretare il suo personaggio (che ha una gamba amputata dal ginocchio in giù), Chau ha lavorato con un consulente che aiuta chi ha avuto un arto amputato, e che l’ha portata nel centro di riabilitazione dove la consulente stessa – menomata da cinque anni – aveva fatto la riabilitazione; inoltre, l’attrice ha lavorato con un fisioterapista e ha indossato un tutore per comprendere e memorizzare i movimenti.
Una giornalista ha trovato delle assonanze tra Downsizing e alcuni scrittori della letteratura russa, in particolare Anton Čechov, Nikolaj Gogol’ e Fëdor Dostoevskij; Payne, pur lusingato dal paragone, ha voluto ridimensionare il confronto:
Sono un fan di Čechov, non confronterei mai il nostro lavoro con un maestro così grande. Comunque, lui ha cominciato scrivendo sketch satirici e non ha mai perso l’umorismo, e da lui abbiamo imparato che, se si vuole ottenere un effetto emotivo, dobbiamo metterlo a confronto con un contesto freddo.
Il cineasta ha elogiato la scenografa Stefania Cella, già collaboratrice di Paolo Sorrentino: “Una piccola donna con tantissimi capelli e tantissime idee. Mi ha dato una tela amplissima su cui lavorare, da lei ho imparato tantissimo”. Payne aveva un’unica richiesta specifica: “La camera di rimpicciolimento doveva somigliare a un grande microonde”. Sul piano scientifico, per stessa ammissione del regista, non c’è alcun tipo di accuratezza: pur avendo consultato degli esperti, Payne ha preferito non occuparsi della coerenza scientifica (soprattutto per quanto riguarda le conseguenze fisiche della miniaturizzazione: i movimenti e la postura dovrebbero cambiare) per concentrarsi sulla storia.
Infine, è stato chiesto ai presenti se si sottoporrebbero alla procedura mostrata nel film, ma entrambe le attrici vorrebbero ottenere invece l’effetto opposto: “Vorrei ingrandirmi, più che rimpicciolirmi” ha detto Kristen Wiig. Le ha fatto eco Hong Chau: “Mi sento già rimpicciolita… vorrei qualche cm in più!”.
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