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Abbiamo incontrato ieri a Roma Brian Fee, il regista del film Cars 3, terzo capitolo delle avventure di Saetta McQueen e dei suoi amici (e rivali) in arrivo il prossimo 14 Settembre, che assieme al cast italiano (la cui intervista potete trovare cliccando al link qui sopra) e al produttore Kevin Reher ha presentato il film rispondendo alle domande della stampa.
Cars 3 si concentra su una nuova fase della vita di Saetta McQueen, non più al passo con le giovani promesse del mondo delle corse: riuscirà a tornare agli antichi fasti grazie all’aiuto della tutor Cruz Ramirez, nuova tosta co-protagonista della saga?
Come mai la scelta di virare in rosa un cartone che per sua stessa natura parla ad un pubblico maschile?
Il personaggio di Cruz all’inizio era in realtà maschile, ma nel corso della lavorazione del film, cercando di rendere il progetto sempre più profondo e di trovare nuove fonti di ispirazione nonché di aprirci ad opportunità diverse, in un processo quasi naturale è diventato femminile.
Forse anche il rapporto con le mie figlie mi ha spinto a pensare ad un personaggio femminile capace di dominare la scena, e così facendo in effetti il prodotto diventa fruibile da un tipo di pubblico molto più eterogeneo, Cars 3 diventa davvero un “film per tutti”. Ho pensato alle mie bambine creando un personaggio in cui avrebbero potuto riconoscersi ma soprattutto al quale ispirarsi.
Nel mondo automobilistico inoltre iniziano ad affacciarsi anche delle donne. Volevamo inserire un personaggio femminile capace di “prendere a calci nel sedere” tutti gli altri.
La storia di Cars 3 ricorda un po’ Toy Story: i giocattoli vecchi devono lasciare il passo ai nuovi e ritirarsi. Rispetto al discorso tutto americano della competizione ad ogni costo, cosa è cambiato?
All’inizio l’idea per questo film era cercare di capire in che posizione si trovava McQueen a 10 anni dall’inizio della sua carriera; da un punto di vista emotivo in realtà il film ha quasi più a che vedere con una idea di genitorialità. Da genitore, la mia vita è incredibilmente cambiata rispetto al passato, e vedere le mie figlie riuscire grazie ai miei insegnamenti, anche se al momento sembravano magari neanche starmi a sentire, è una delle cose migliori a cui io riesca a pensare. Credo sia anche quello che vive Saetta in questo terzo capitolo: una radicale trasformazione, dei nuovi sentimenti, che intervengono a causa ed in conseguenza della crescita. Così come era stato per Doc Hudson prima di lui, il centro del discorso è il cambiamento derivato dalla crescita.
Cosa potete dirci delle registrazioni della voce di Paul Newman, che sono state usate postume per riportare il personaggio di Doc Hudson nella saga?
Abbiamo cercato di riportare il personaggio di nuovo nel film fin dall’inizio. E’ il mentore di Saetta McQueen, che ha vissuto la sua stessa storia. Avevamo molte ore di registrazione rimaste inutilizzate dal primo film: John Lasseter lasciava spesso il microfono aperto quando Paul Newman parlava, magari commentando il suo lavoro o il procedere del progetto.
Inizialmente pensavamo a dei flashback, scrivere delle nuove scene usando doppiatori la cui voce si avvicinasse a quella di Paul; ma l’anima di Doc Hudson ne risultava incompleta. Siamo stati fortunatissimi con le registrazioni, abbiamo trovato intere battute utilizzabili e le abbiamo usate come base per costruire il ricordo del personaggio, piegando leggermente alcuni snodi di trama in funzione di ciò che Paul Newman aveva lasciato su nastro.
Cars è una saga che incarna il cuore di John Lasseter: come vi siete sentiti a lavorare su una saga a cui il “boss” Pixar tiene così tanto?
John Lasseter E’ Saetta McQueen. Sono stato chiamato nell’ufficio di John, e mi ha chiesto (anzi, quasi ordinato) di dirigere il film. Era la mia prima esperienza da regista, e su una saga così importante come quella di Cars: la pressione era moltissima, ma la fiducia accordatami da John mi ha spinto a dare il meglio. Quando sono entrato nel progetto, questo era già arrivato ad un buon punto, ed inoltre lui stesso è stato spesso coinvolto nel prosieguo della lavorazione; ha dato un buonissimo contributo, anche se non ha preso il controllo di tutto, lasciandoci molto spazio di manovra.
In questo capitolo è stato molto evidenziato il fotorealismo: come avete lavorato in questa direzione?
Abbiamo sempre cercato di rendere l’aspetto visivo di Cars il più realistico possibile; non parliamo davvero di fotorealismo, ma di realisticità vera e propria: abbiamo una serie di strumenti tecnologici a nostra disposizione assolutamente all’avanguardia, che ci hanno permesso virtuosismi forse impensabili fino a pochi anni fa. Il processo è stato più semplice e più veloce: dagli ambienti, agli sfondi, ai personaggi, il nostro lavoro si è esteso a tutti gli aspetti della pellicola, per offrire la migliore esperienza visiva possibile.
Si pensa già ad un Cars 4? Ci sono progetti a lungo termine per la saga?
Assolutamente no. Non ci sono piani come non ce ne erano in origine prima del progetto Cars 3; un sequel è sempre possibile per ogni film, quello che serve è una buona, buonissima, storia da raccontare, che sopra ogni cosa però rispetti i personaggi che intende riportare in gioco.c
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