Recensione a cura di Adriano Ercolani, che ha visto il film a New York.
Grazie ai due episodi di The Conjuring e al primo spin-off dedicato ad Annabelle, l’universo orrorifico ideato e sviluppato da James Wan si è ampiamente sedimentato nell’immaginario cinematografico contemporaneo. Il modo migliore per continuare dunque a proporre variazioni sul tema è probabilmente quello di lavorare su ambientazioni spaziali e temporali differenti, esattamente ciò che il prequel Annabelle 2: Creation propone con indubbia lucidità e un originale senso estetico.
Il set principale di questo inquietante period-movie viene sfruttato nel miglior modo possibile: le scenografie di Jennifer Spence, già collaboratrice del regista David F. Sandberg nel suo esordio Lights Out, rendono perfettamente il senso di decadenza e minaccia che la vecchia casa di campagna vuole incutere nel pubblico. Una volta settata l’ambientazione principale, la storia procede in modo senza dubbio classico ma non per questo scontato, tutt’altro. Annabelle 2: Creation è un lungometraggio che deve la sua efficacia principalmente alla messa in scena, orchestrata da Sandberg attraverso un senso dell’attesa modulato al meglio dal montaggio. L’effetto spaventoso in questo film viene infatti percepito poco prima o leggermente in ritardo rispetto alle solite coordinate del genere, e questo crea un leggero senso di sfasamento che regala al prodotto una sua originalità. In particolar modo il regista dimostra, soprattutto nella prima parte, di saper giocare con l’orrore non visto ma soltanto suggerito con più che discreta sapienza, come il genere sapeva fare nel suo periodo migliore.
Anche il cast è variegato ed efficace, in particolar modo grazie al burbero e insieme bonario Anthony LaPaglia e alla giovane Lulu Wilson, già protagonista lo scorso anno di un altro notevole horror come Oujia: L’origine del male.
Dopo il periodo in cui il genere aveva (pericolosamente) virato verso il torture-movie e l’effetto sensazionalistico, spesso non legati tra loro da storie solide, negli ultimi tempi si è tornati fortunatamente a una struttura più solida e un’idea di messa in scena concepita con maggiore lungimiranza: Annabelle 2: Creation si inserisce con sapienza in questo secondo filone di horror, dimostrando che si può fare ancora buon cinema di genere lavorando su stilemi ampiamente conosciuti dal pubblico e sfruttati da questo tipo di prodotti. Tutto sommato basta variare con un minimo di gusto e intelligenza, ed ecco che la formula continua a funzionare. Il film di Sandberg merita di essere gustato cogliendone le piccole raffinatezze nella messa in scena e divertendosi a trovare i rimandi espliciti alla storia del cinema dell’orrore.
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