Wonder Woman – il primo cinecomic che dice alle bambine: “Si può essere guerriera e principessa”

Wonder Woman – il primo cinecomic che dice alle bambine: “Si può essere guerriera e principessa”

Di Filippo Magnifico

A cura di Maria Laura Ramello
Il film di Wonder Woman è appena arrivato in sala e già se ne sono dette tante. E in effetti un film del genere, che è anche un film DI genere, presta il fianco a parecchie riflessioni.
wonder-woman-poster-copertina
Tra i detrattori c’è chi ha urlato al sacrilegio per la CGI scadente, chi ha trovato la sceneggiatura piena zeppa di buchi (nemmeno fosse un formaggio) e chi ha accusato il gentil sesso – che sembra, a spanne, star apprezzando di più il film rispetto ai colleghi maschi – di “accontentarsi”. Solo a partire da quest’ultima accusa sarebbe da aprire un’ampia parentesi sul mansplaining, cioè sugli uomini che ne sanno sempre di più delle donne, anche sul cosa significhi essere donna. Ma più che far polemica e cercare di spiegare ai machi-femministi perché Wonder Woman è un film rivoluzionario, è importante partire da un fatto: questo è il primo film stand alone (cioè che si concentra su un solo personaggio) tutto dedicato a una super-eroina e diretto da una donna. Un film che prima di nascere è già entrato nella storia. Ma ancora più importante è che questo è un film pensato per parlare ai bambini. Soprattutto alle bambine.
Wonder Woman Gal Gadot foto dal film 6
Negli ultimi anni i cinecomic sono sempre più prodotti d’intrattenimento ragazzi, il target si sta abbassando a vista d’occhio, e – con qualche ritardo rispetto alla concorrente Marvel/Disney – della tendenza sembra essersi accorta anche la Warner Bros / D.C che infatti dopo l’uscita di Batman v Superman aveva annunciato che i suoi prossimi film sarebbero stati meno dark e meno filosofici. Wonder Woman è stato pensato per le bambine di oggi, le donne di domani che sempre di più richiedono a gran voce modelli femminili forti, al pari dei colleghi maschi.
In un’intervista rilasciata sul set londinese del film l’attrice protagonista Gal Gadot ha riportato un dolcissimo dialogo avuto con la figlia Alma, 5 anni: “Le stavo leggendo La Sirenetta e ci siamo messe a parlare del principe, di quanto sia forte. Le ho chiesto allora cosa pensava delle principesse e mi ha risposto che sono deboli. Ma poi ha aggiunto, ‘io vorrei fossero forti’.”

Wonder Woman si inserisce così con pieno diritto in quel filone di eroine indipendenti ed emancipate, negli ultimi anni sempre più protagoniste delle nostre serate al cinema. Prima di lei abbiamo già visto Katniss Everdeen, la ragazza di fuoco di Hunger Games, giovane simbolo della ribellione dei distretti dal controllo totalitario di Capital City. Merida, ribelle anche lei già dal titolo del film Pixar in sala qualche anno fa. La rossa tutta ricci arrivava a competere per chiedere la sua stessa mano, decisa a non sposare nessuno degli uomini che la famiglia avrebbe voluto imporle. Oppure Vaiana, la protagonista del Classico Disney dello scorso anno, giovanissima che parte da sola per salvare il suo popolo. Prima ancora c’era già stata Lara Croft che dal mondo dei videogiochi era stata prestata a quello del cinema, dove la vedremo presto di nuovo, interpretata dalla giovane Alicia Vikander.
Modelli positivi, eppure con qualcosa in meno rispetto alla Wonder Woman da oggi in sala. Mai prima d’ora un’eroina per ragazze era stata super, mai era stata protagonista di un cinecomic, mai una guerriera aveva potuto esprimere tutta la sua femminilità. A differenza delle altre, dalla Katniss di Hunger Games, alla Lara Croft di Tomb Rider, fino ad approdare in casa Pixar con la Merida di Ribelle, Diana non deve fingersi quello che non è, non deve comportarsi da uomo, non deve raccoglie i capelli in una treccia, ma anzi prima di partire alla battaglia li scioglie, e indossa il suo diadema. Negli ultimi tempi al cinema, ma soprattutto in TV, si è tornati a parlare di femminismo, e sempre di più – a partire da Wonder Woman e aspettando Captain Marvel – le donne non sono costrette a indossare i pantaloni per mostrare il proprio valore, ma possono combattere in pratici gonnellini. Proprio per questo la regista Patty Jenkins ha studiato a lungo il modo di rendere lo stile di combattimento di Diana unico e diverso rispetto quello degli uomini. Siamo di fronte al primo cinecomic che racconta la storia di una Principessa, che è anche la guerriera più forte di tutti, che ha lavorato sodo per raggiungere i suoi obiettivi e che non ha bisogno di nulla e nessuno. Una principessa che sì scopre l’amore, ma che al bello di turno dice: “Tu non mi dici quello che devo fare“.
Da Wonder Woman in poi alle donne non è più chiesto di scegliere se essere principesse o guerriere, possono finalmente essere entrambe.
Wonder Woman Gal Gadot foto dal film 2
Crescere con un’eroina di questo tipo, che indossa la corona, non disdegna gli abiti sexy ma ha una spada nascosta sotto la gonna, è importante. È importante che la bambola di Wonder Woman possa giocare a fianco a quella di Batman, o di Superman, ma anche di Iron Man o di Spider-Man, in qualche fantasioso crossover che solo i bambini sanno creare.
E allora ben venga un film di questo tipo, anche se la Temiscira dei primi minuti sembra disegnata con i pennarelli, perché Wonder Woman sarà per le bambine di oggi molto più di quello che Pocahontas è stato per le bambine di ieri. E ve lo dice una che da Pocahontas ci si è vestita per due Carnevale di fila, a 8 e 9 anni.
Insomma, il film è adatto a bambini in età scolare, dai sei anni in su; è lineare, quasi didascalico, senza sangue, senza parolacce, senza sesso. Sulla base dei contenuti e della messa in scena si potrebbe arrivare a consigliarne la visione anche ai bambini un po’ più piccoli (con qualche riserva sul combattimento finale) ma la durata impegnativa – due ore e venti – potrebbe metterne a dura prova la resistenza. Wonder Woman è un film per tutta la famiglia, e se i piccoli di casa potranno riconoscersi in questo personaggio dagli atteggiamenti orgogliosamente naive, una donna-bambina che impara a stare al mondo (quello degli uomini), i grandi potranno sorridere a qualche battuta a doppio senso e trascorrere un paio d’ore in silenzio, al buio, tra l’odore dei pop corn.

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