Recensione a cura di Adriano Ercolani, New York.
Dopo. Split, Get Out e un altro piccolo grande film indipendente come The Transfiguration – purtroppo inedito in Italia – ecco arrivare anche It Comes at Night a confermare che il 2017 è senza mezzi termini l’anno dell’horror-drama. Il genere sta finalmente ritrovando la sua capacità sotterranea e viscerale di raccontare le inquietudini del nostro presente, liberandosi spesso degli effetti e momenti più semplicistici che attraggono il grande pubblico per proporgli invece riflessioni molto più profonde. Il film di Trey Edward Schults continua su questo percorso con un’idea addirittura radicale: quasi ogni momento di suspence viene diluito per lasciare spazio a una progressione narrativa potente, precisa, in grado di immergere gli spettatori nel progressivo senso di paranoia che attanaglia i personaggi in scena.
Se l’idea di base dell’epidemia che devasta la popolazione e costringe i sopravvissuti a lottare per la sopravvivenza è ampiamente sfruttata, il modo in cui It Comes at Night la sfrutta è emblematico. Qualsiasi spettacolarità non necessaria viene sacrificata alla costruzione di un microcosmo dove angoscia e paura di una minaccia invisibile sono tangibili, reali. In un mondo come quello odierno in cui purtroppo il pericolo arriva dalle direzioni più inaspettate e il senso di sicurezza vacilla di fronte allo sconosciuto, all”altro”, questo lungometraggio raccoglie tale inquietudine e la trasforma in una storia capace di esporre la metafora senza diventarne prigioniera. I sottotesti presenti in It Comes at Night sono molti, tangibili, contemporanei. Dietro la confezione del survival horror è corposo il discorso sul nostro presente, l’utopia negativa stavolta non si rivolge contro una società in disfacimento ma, con ancora maggiore disperazione, contro il singolo individuo che giorno dopo giorno cede alla paranoia e all’odio, che siano emozioni giustificate o meno.
In un cast praticamente perfetto merita come al solito segnalazione un Joel Edgerton sempre più carismatico e capace di lavorare in sottrazione, attore la cui presenza scenica inusitata permette performance raffinate anche dentro il cinema di genere. Ottime a supporto di Edgerton anche Carmen Ejogo e la giovane Riley Keough, sempre più ammirevole nello scegliere parti di supporto in film di alto valore artistico.
Non aspettatevi scene inutilmente sanguinolente o i classici colpi di musica capaci di far saltare sulla poltrona del cinema. It Comes at Night punta a colpire il pubblico molto più nel profondo, vuole arrivare alle sue paure più recondite, quelle che si confrontano con il nostro turbolento reale. Sotto questo punto di vista oseremmo dire che l’horror di Shults sarebbe quasi necessario da vedere. E forse, in maniera sperabilmente catartica, da “vivere”. Solo sul grande schermo, ovviamente.
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