Mancano soltanto due episodi al finale della terza stagione di Fargo, che andrà in onda mercoledì 21 giugno su FX, e Noah Hawley rivela che potrebbe essere addirittura il finale della serie.
Il brillante sceneggiatore, creatore sia di Fargo sia di Legion, ne ha recentemente parlato con Entertainment Weekly:
C’è solo un numero limitato di storie che puoi raccontare in quella vena. E io adoro raccontare storie in questa vena, ma per il momento non ne ho un’altra. Quindi guardate la decima ora [della stagione 3] perché potrebbe essere l’ultima.
Il medesimo concetto era stato già espresso il mese scorso da John Landgraf, amministratore delegato di FX Networks, durante un’intervista con The Hollywood Reporter:
Potrebbe non esserci un altro Fargo… a meno che Noah [Hawley] non abbia un’idea che creda di poter sviluppare allo stesso livello qualitativo delle altre tre.
Insomma, non c’è ancora nulla di certo: tutto dipende dalla creatività e dalla volontà di Noah Hawley. Di sicuro, sarebbe meglio chiudere la serie in grande piuttosto che forzarne il rinnovo senza avere idee adeguate, e inoltre bisogna considerare che Hawley ha molti altri progetti fra le mani, tra cui la seconda stagione di Legion e l’adattamento televisivo di Ghiaccio Nove. Vi terremo aggiornati.
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Nella terza stagione, Ewan McGregor interpreta i fratelli Emmit e Ray Stussy, di cui vi proponiamo la descrizione ufficiale:
Emmit Stussy è il Re dei Parcheggi del Minnesota. Affascinante padre di famiglia e magnate delle proprietà immobiliari, Emmit si è fatto da solo, e vede se stesso come la tipica storia americana di successo. Suo fratello minore, Ray Stussy, somiglia invece a una parabola ammonitrice. Stempiato, panciuto, Ray è il tipo di persona che ha raggiunto il suo apice durante il liceo. Ora fa l’agente di custodia, e nutre un certo rancore verso le sfortune che gli sono capitate, delle quali incolpa suo fratello.
Ciò significa che Ewan McGregor presta il volto a due personaggi: da un lato Emmit, bello e di successo, dall’altro Ray, imbruttito dagli anni e incattivito dalla sorte. Sarà interessante vedere il lavoro di make-up su quest’ultimo, dato che fisicamente McGregor è molto più vicino a Emmit.
Carrie Coon sarà invece la protagonista femminile, e interpreta Gloria Burgle, “una donna pragmatica che afferra l’estintore quando il bacon prende fuoco e tutti vanno nel panico” (insomma, è una donna pronta all’azione). Gloria è il capo della polizia di Eden Valley: appena divorziata, fatica a capire questo nuovo mondo dove le persone si relazionano in modo più intimo con i propri cellulari che con la gente che sta loro di fronte. Il suo vice è Donny Mashman (Jim Gaffigan).
Mary Elizabeth Winstead presta il volto a Nikki Swango, una ragazza furba e seducente che è appena stata rilasciata su cauzione, appassionata di bridge competitivo; è una donna con un piano sempre pronto, e s’impegna a essere almeno un passo avanti rispetto ai suoi avversari. Scoot McNairy è invece Maurice LeFay, un ex detenuto e tossicodipendente, mentre Hamish Linklater interpreta Larue Dollars, un agente dell’Internal Revenue Service (agenzia governativa che si occupa di riscuotere le tasse) che non tollera minimamente i truffatori: sprovvisto di una bilancia morale, crede che anche il più piccolo truffatore non sia diverso dal peggiore dei criminali. David Thewlis (Harry Potter, War Horse, Wonder Woman) è V.M. Vargas, tipo solitario e vero capitalista che comunicherà a Emmit una cattiva notizia: i datori di lavoro di Vargas – i cui interessi sconfinano nell’illegalità – sono appena diventati suoi partner.
Nel cast anche Michael Stuhlbarg (Sy Feltz, il braccio destro di Emmit), Shea Whigham (il Capo della polizia Moe Dammick), Karan Soni (il Dr. Homer Gilruth), Fred Melamed (il carismatico Howard Zimmerman, che ama raccontare storie e incassare profitti) e Thomas Mann (lo scrittore di fantascienza Thaddeus Mobley).
La terza stagione di Fargo è ambientata nel 2010, quattro anni dopo gli eventi della prima. Noah Hawley ha parlato di alcuni temi al centro della trama:
La nostra prima stagione era ambientata nel 2006, ma non ci siamo occupati di come sia realmente la vita in quella regione in un mondo più contemporaneo. Mi piace l’idea che stiamo vivendo in una cultura orientata dai selfie – la gente fotografa ciò che sta mangiando per farlo vedere agli altri [su internet] – e questa dinamica sociale sembra molto antitetica rispetto al pragmatismo luterano di quei luoghi. Molti aspetti delle nostre storie criminose ruotano attorno alla difficoltà delle persone nell’esprimere loro stesse e nel comunicare.
Fonte: TV Line
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